Critica Sociale - Anno XVI - n. 12 - 16 giugno 1906

190 CRITICASOCIALE tradisce, insomma 1 non pure una famigliarità ap• pena m~diocre con i canoni grammaticali e retorici e col diziollario anche più usuale e men signorile della nostra lingua, ma insieme, e più 1 una stesura volutamente sciatta., una consapevole e ostinata. intolleranza della lima; talchè è lecito indurre che sia pensiero del l?ogazzaro essere la spontaneità. e la virtualità. dello stile una cosa sola con la ca– scaggine dinoccolata. e incurante e <lovere lo scrit-– tore, che ha, come lui, la mira a un fine, quale esso si sia, morale e civile, discacciare da sè, come profane e ingombranti, quelle sottili e assidue cure impropriamente detto formali, che badano a dare alla parola forbitezza, venusta, nobiltà.. Errore il più pericoloso e imperdonabile, in che possa in– correre chi fa JJrOf'essione di lettere! Poichè la letteratura, cioè Parte, e perciò anche il romanzo - come le accademie - o si fa o non si fa. E se ci si mette per questa via, bisogna mettercisi con il proposito di camminarci bene, con tutta l'accor– tezza, la prudenza, la. circospezione del bravo via– tore. Padronissimo il Fogazzaro di ritenere l'ideale sociale e religioso da lui perseguito di gran lunga superiore a queHe quisC)uilie, che preoccupano e rattengono, uella loro fatica ardua e delicata, i coscienziosi e incontentabili artisti della parola e già furono il tormento di nno scrittore, sulle cni orme egli ha pure il vanto, sebbene ille.!;ittimo, di procedere - il Manzoni -, e padronissimo di con– siderare sciupata in una mondana e futile super– fluità. la diligenza rivolta a polire e forbire lo stile. Ma. non doveva, allora, scegliere il romanzo, cioè un genere e uua forma fra le più caratteri– sticamente e necessariamente artistiche, qual mezzo per la esplicazione e la propagazione del suo ideale. Oltredichè non poteva e non può uno scrittore d 1 esperienza e di dottrina, qual è, pur con tutti i suoi difetti e le sue lacune, il Fogazzaro 1 dimen– ticare che Parte - non l'artificio - della parola è, in fondo, tutt'uno con l'arte del pensiero e che, quanto più quella è eletta, propria, cristallina, tanto più questo è netto e integro e tanto mag– giore e miglior virtù possiede e<l esercita di sug– gestione e di cliffusione; e non poteva poi dimen– ticare che lo zelo dell'apostolato, appunto per lo scopo pratico e fattivo a cui tende, deve disposarsi non al disprezzo e alla negligenza, ma, anzi, al– l'uso destro, sagace, sottilmente e scrupolosamente accurato degli spedieuti estetici all'uopo più ac– conci: spedienti - come ognuno sa - allora più ardui e complessi, quando alla finalità. artistica un'altra se ne aggiunge e sovrappone. Certo che in arte anche le diligenze più Squisite e i travagli più ostinati a nulla appro,lauo, se manchi l'ala, la scintilla creativa. Ma non è questo il caso del Fogazzaro. Chè, se pur la sua fortuna letteraria è stata ed è superiore al suo merito, egli ha dimostrato innegabilmente ne' suoi volumi precedenti, specie nei più vecchi - frammezzo ai difetti che appariscono poi tutti insieme e, per così <lire, elevati alla più alta potenza nel Santo, e malgrado quel certo suo ambiguo e morboso idealismo più pericoloso del realismo anche più crudo e quel suo foggiare e additare come am– mirabili ed imitabili dei protagonisti pieni di ubbie, privi del seDso rresco ed equilibrato della. vita e oscillanti neghittosamente fra inutili e sterili de– dizioni e olocausti e malcontenut.i umani desideri - ha dimostrato, dicevo, delle consiòerevoli qualità artistiche: uu delicato e personale sentimento della natura, una sottile e poetica penetrazione nel sor– prendere e nell'esprimere la simpatia fra Panima delle cose e la nostra, mH\. capacità descrittiva e uua evidenza pae~istica nou comuni, una osserva• zione psicologica fine e acuta, un certo umorismo, infine, arguto e garbato. E però anche più spiace la sua crescente sciattezzn (1). (') Percl1è non 1cmllrlno arbitrarle le osservazioni che hO ratto circo. lo 111Le o 1111te1ura del $(nato e, In genere, Il modo di scrivere del .-.:1gazzaro, rl11orto qui alcuni " fiori ~• che m'è av,·enut.o di se– gnare nel leggero I tre ultimi roman7.I rogaz:rnrlanl. Dal " Piccolo mondo antico~: h10,.,-idlU comint11U - di 11011 ftrh·si mlii. . .. lltl suo IIObllt e p1·tdUtltO d - con q,umta dolctz::u vira 11et cuore di SOIWl'd' h1coulndl - q1u1rdar COI! "" il'onico BtOdl/1;:olamulto - lo red11to dtl lc,qo i11p1·ofo11ao - cosa "' part che tutte le 11os1,·e pr11dtnzt 11011 strvkw1110 a 11ltnte?- co11 la faccia spa11to Ilei ga/011• 11101110 - ne plqUc1110 U ti. - schiavo, a11diamo atoa11ti - le spare11lalt dlftse di do,a 0111,cppe - l'lmbect:cmcto 1t prottste - e p,·ostuui a u,·arle ,mp,·ope1·1, a ciascuno dei quali H signor Giacomo faceva 1m SOIIIIIIMBO {ICCOIIIPIIQIICllllelllOcli oralllmUue - t111ll0 1,mgl1ero - lo su– Qhe/'O - F1·m1co si llbtrò da 111, (un gelso) medla,1/e puu11ia. Dal ' Piccolo mondo moderno ,,: nova11tasette vlsUe a fare - civwno così reoo10,·111ei1te (Hlllllltloltto e COII tale idtmUco SUSSlt(JO 11de11do altrul p(ll·/a,· cti f{ICCtllde p11bb/lche ..• - l<t marchesa, usa rimpastar - vi ,·tp11q111wu (per "o.rer r11i11gn11.11za ,,) - semprt o cavallo su Irvma e la montu·ch/a Ubt1·a1e {P) - mia pa,slone che 11011 d'8sl111111a 111m11I pLi', - /,ti pe111a bau,zze cti me - .... e non sono mondano come 1111c11tro11omo 11011 è celeste (?) - l)t88alle atoe"a la fcmtasla paem1 del mo,iasttro tad/10·110, della sollhtdi11e o"e posa(?) - No, 110, sia /11/to pu o tkl 111110 co11tro! - schia<:eia/i. ammassi Ili tctU - U J)(ll/011edt/1(1 $11(1 ,·ello,·lco at·tva 1/(,Vjqc,to lt ,111bl - strlnQtlldOIO fol'ft, prem~o t scottudo la fro11/t comt pt,. rompt,·gu H pelto ed t11t,·to-vi tutta! - tielle (lue sale magqlo,·I 011dt H Ti.tpolo Ila dipinto lt due pa– rtii lllllQQIOrl - allora UIW dtlle d11t, JW~·tre ruchit ,nam,ne f11orl d'1110, prtst con sà da qut/la briasa qlorcntlÌ e sfodtrale come ct11e 1fracd Ili pa88apo,·ti - m1slt1·0 a sè circo i dtsidtri det corf)(I - inml8utto alla f,·agHllli 11ma11a - al ,uo suso ero pif4. sevtt·a - uprt,. mt,·e q11tll'lnttrablle ll1ttt·110 - mlc,·obo giallognolo e h1quleto che sl pigllaro to11 btClla t·a11(1glo,·i-a n 11omt di logo - 1ra1111e io - ltirl>a– mt11to p1·tmo111to,·10 - au ctl 111011tog11e - t1011 pensò più cl1e a lti- e u pro,slmo lnco11fro - U 1110st11ctlo,pC1rlm1do col gc11ero, era sempre stato dl ouwa,·10, t:011 1411 ,·osto 1,mtld110 i11 1110110, 11elle v'8ctt·e di Za11t10, i11dlccmdoqU una ptr ,ma lt fl,u:z::t, le sq1dsittz::t di pe11slt1·0 e (1'111/tnzkmt cui la (Jtnlt 11011 pottva totdt1·e i,a cel'ti atti., i11 cerlt PCll'Ole di Lui, Clii VI St:0/°{JtV(I /ti e <he '" fatto trlmO molta ,1p,aso h1f111Je at rt/1·0 Ilei/a I01rlt1·,ia - QII e,·a ,1ata ca11S(Id~ SCr"IVtl't a/– L'avvocc,to. DAI• San lo ~: 7't'(l8COIOt'/IVflll0 la toillt/1(1 - bt11chè q1ieslo 8111) 111101/0 omOl't di KtmJHII pare mUt profM1azio11e pensm1do che Cl'ede 11,mte ... llt cndu·e elle l11tl<1 rn genie t'ado,·a - do1i Paolo si lremette dentro: " Q11tstr1 è 1111'1t1ft1•111 e,·1t1 ~ - amlò <1n";couuere i'odolcmo - ricadete 11e110 ,slllpUo a1co11m·e Il ,·umore del (lume - p,·omettl tu essere 1m11p,·e obbediwtel' ... - subito Vtl'QOQIIÙ del 8110slm11/a,·e - dalla bibUoleco t:he cara/ca /fl stn,dlt:duolo - il sole a,·cteva su/ICI petraia fumante umidi octo,·t di trbe - m-rtdl veccH011l - t,·aboccò (Jeanne) a te,-,.a - t'(Jt'Clprtte ,, tro come lmpa;:zito - do11 Cltmt11/e preferì cli. po,·. ta,·U tQli - a/101·11 /(I COl/tt"/1(1 ,·1g,1rgtla gente 811110 chhia - 11cllbll– mt11/t, - d si 11cco1·dù81/bUo I.li cllltdtl"/t 1411 CO/lO([UW - ,ottostq,·t– larlttli - f11 eo81t-ttto ... di (i{ftrra,·81. - Jt(Jtltle che era .tlCtla adaolato BIil le/lo St1tza 1poglùirla - (!c,·o al l}Oltnti; mi/e OQU ,unili. Ilo citato ano. r111ru,a come, " mano a mano che proce<levo ntllR Jettur11, 1011Tenuto nolando, o senza altra. glossa che quella di qualche punto Interrogativo; e non sono poi Rndato a cercare Il pelo nell'uovo, chè, alll•rA, avrei dovuto d11ungarml molw di più. Ma anche Il pochissimo C'IIOho riportato bo.sta al mio assunto: a rar 1edere cioè (pianto scarsa Italianità cl sia nena prosa, pur tanto ammirata. e decanto.la, dCI l'ogazzaro. Il quale - come Il lettore o.ncho più profRnO e meno pedante avrà rnev11to - si lascia sfuggire da11a penna non 1010 tra!I\UI e rlrerlmcntl Impossibili, metarore e slmllltudlnl atrnv11gantl, e111resslon1 oscure e stiracch111to, parole, frasi e costrutti dialettali, ma altreaì lnesahczze e Improprietà, J>e• rlodl eon1ort1 o Incomprensibili, pronomi, 11rcposl7,lonl e modi e reg– gimenti verbali di (lubbla correttez;,;a, formo transitive per lo rlfles, slve e vlcovcrim; Incorre, Insomma. In tali mende di 111111ua e di stile d1111011 perdonarsi ne11pure ad uno scrittore novellino. So bene olle lnhmo trovò da lodare ()ueata negllgonz!l. delle normo ane11e 111ù dlserote del bene scrivere come egregio e tmlt!lblle csom11lo dl scm– l)IIOCO8ChlOttil ijl\Ouhrnoltll. j lll!l non 80110IOd! acecttabll!. Che nlta naturnlezzn cd nlL'erncacln dello sU!e conferiscono, sì, tnl\'Olta - e ora fl.88RImeno CIIOl)reuo gli 1111t1cl1l scrittori - gli sc6rcl, gli anR• colutl, gli nrd/.l't, corno Il dh:o Il Do Amicis nell'Idioma oentlle, ma non gli errori <Il llni;un o di grnmmntlCR, non la elntass! bolsa o claudicante, 11011 - sopraHutto - l'uso malcerto e ambiguo di ()UCl,'i! elomentl Jenleall - J)artleelle, giunture, rleml)ltivl - ~hc sembran secondari o In l'eco - come certi aromi nelle v11·a11de- contnn mol· tlsslmo nell'lmpaato comploHlvo del dlaeorao.

RkJQdWJsaXNoZXIy