Critica Sociale - Anno XVI - n. 12 - 16 giugno 1906

CRITICA SOCIALE 191 . . . li Santo - com'è noto ~ non è un romanzo a sè 1 ma si collega al Piccolo mondo antico e al Piccolo mondo moderno, con i q nal i forma una trilogia: trilogia ponderosa e prolissa, ancorchè non priva di una certa ampiezza di contorni, e ' tenuta irn:1ieme da un vincolo più spesso superfi– ciale cho intrinseco. ì\fauca iufatti ai tre romanzi - che souo insieme romanzi rappresentativi della vita italiana del Risorgimento e del nostro tempo 1 psicologici e a tesi politico-religiosa quell'or– ganica unità, quella razionale e necessaria connes– sione di ca.use e,l effetti, quella logica successione e determinazione di avvenimenti e circostaoze, che si richiede precipuamente in queste serie cicliche narrative; manca quella vivacità e quel contrasto di colori, quell'esteriore e intima deliueazione e n1.illg-urazione cl'uomini e di cose, quel senso de– ciso o plastico delle Jissomig\ianze e delle antitesi fra generazione e generazion e 1 sen za di che non può aversi una dipintura vero.ce e schietta di successivi e diversi momen ti dell a vita e della storia di un popolo, massime quando t-.a.lvita e tale istoria sien cosi ricche di fatti e di mutamenti come quelle, cui il ] 1 ogazzaro abbraccia ne' suoi tre volumi; manca, soprattutto, quella spregiudif'ata e secura intuizione ed espressione dei caratteri e degli spiriti essenziali e informativi delle etc.~vo– lute effigiare, a cui uno scrittore non arriva se non in seguito a mi1esplorazioue vasta, imparziale, da storico e da filosofo prima che da romanziere, dell'anima, degli aspetti e degli atteggiamenti pe– culiari delle età stesse, anche se poi la rappre– sentazione romamesca debba contenersi entro li– miti circoscritti e, a così dire, unilaterali. E non che difettino del tutto - specie nel Piccolo nwndo anliCIJ, de' tre tomi della 'l'rilogia di gran lunga il migliore - delle franche e belle pennellate e delle suggesti\·e e penetrant.i rievocazioni; ma troppo spesso si avverte la maniera, e quasi mai si ri"esce a sorprendere, attraverso al u piccolo mondo " fog-azzariano, la fisionomia vera e carat– teristica della vita e della società italiana di cin– quant'anni fa e d'ora, o, piuttosto, se ne sorpren– dono solo alcuni tratti, de' quali i più in vista sono quelli grotteschi o volgari. E così accade che, per ciò che riguarda lo sfondo del triplice quadro suc– cessivamente istoriato dal Fogazzaro. differenze più ch e cronologiche e superficiali non si riscon– tra.no, e che il distacco e il peculiar colorito dei tempi pur tanto mutati invano si cercano. Yaria 1 da un romanzo all'altro, con varietà bella e destra di tinte e di rilievi, il paesaggio, e \'raria il calei– doscopio, affollato di figuro scialbe o caricate o inutili 1 de' personaggi; ma l'anima che fluisce per i tre volumi, l'atmosfera 1norale, per così dire, entro cui si prepara e si sviluppa Fazione, è sempre a un dipresso la medesima. Più felicemente e veridicamente descritta è la filiazione psicologica, dai protagonisti ciel Piccolo 1nondo antico - Franco Maironi, un mistico e un ideologo che finisce con essere nella vita pratica un inetto e un egoista, e Luisa, forte cuore e Ju. cirlo intelletto <li donna dal mitschio stampo spi– riti1ale, ancorchè veuustissima e gentilissima - del protagonista degli altri due romanzi. Se non che neppure essa esigeva e giustifica tanta mole e lung aggine c liracconto. Meglio avrebbe provveduto i I l! ,ogazza.ro all'eoonom ia, 0011 meno che all'effi• caci a e alla concinnità dell'opera complessiva, se avesse ridotto a più rliscrete proporzioni il Piccolo 1nonllo Cfft(ico, e del Piccolo moneto m,oae1·no e del Santo, che han comuni i personaggi principali e comune e continua la trama, avesse fatto un solo volume. Non avrebbe 1 con ciò, evitato i difetti in– sanabili e costitutivi della sua concezione; ma li avrolibe, dal lato delFarte, attenuati, e maggiore e miglior risalto avrebbe conferito alle parti buone de' clue primi romanzi; i quali, pur essendo assai al disotto delle lodi iperboliche che ne furon fatte, han copia di pagine non mediocri e di tratti e sceno mosso e suggestive . .Ricordo, del Piccolo m.ouclOantico, la scena penosissima e bellissima della morte della hambina, che rimane anuegata nel lago, e, dal Piccolo nionclo 11wlle1'1iO, le pagine ineffabilmente 1lolorose, in che è descritta la morte di Elisa l\laironi; e 1 dell'uno e riell'altro romanzo, le figure vibranti e umauissime <li Luisa e cli Jeanne: figure, che per la loro sana e1lequilibrata umanità e per l'abito razionale e spregiudicato del loro intelletto rappresentano il tipo ideale antago– nistico a quello vagheggiato dal .E 1 ogazzaro e pure (caso singolare, ma uon nuovo) sono le più belle e amabili della trilogia e fra le migliori di tutti i romanzi fogazzariani ! Segno forse che la tenta– zione raxionalistica e positiva si appl'eseutò alcuna volta alla mente <lello scrittore vicentino con forme e fascini non obliati, se pur non vittoriosi, e ar– ridenti alla sua fantasia di artista più propizi degli ideali mistici e cattolici. Qui, altresì, potrebbe ri– sieder la ragione dell'aYere il ]fogazzaro messo due donne a rappresentare 1 di contro al misticismo fer– voroso di Franco e a quello prima dubitoso, poi morbosamente deciso di Piero, L'irreligiosità e il razionalismo. Jeanne riapparisce poi, men bella, ma accesa sempre da una febbre di passione, che le conserva integra e seducente la femminilità, nel Santo, ed è ivi, de 1 personaggi principali almeno, l'unico che abbia palpiti e atti non d 1 asceta o di squilibrato. Essa sola - pur cedendo alfine alla suggestione mistica, che percorre tutto il volume - non ha smarrito le ragioni e il senso della vita. Intorno a lei non vi ha che uggia e gelo. . • * Pochi libri) infatti, mi è accaduto di !egg-ere (anche a prescindere dai difetti stilistici) così fri– gidi e penosi come questo Santo, che pur vorreb• b'essere un mosso e infiammato libro di battaglia. Pochi libri mi han dato un cosi 1-1carsodiletto e una cosi greve malinconia: una malinconia poi non pensosa e feconda, ma desolatamente sterile . Benedetto - il Piero Maironi del Piccolo m.on {lO nwdenio, il " Santo ,., 1 in cui il Fogazzaro effig ia il tipo ideale del nuovo redentore della Chiesa e intorno a cui intesse la trama prolissa del suo volume - è uuo squilibrato e un allucinato, che, nouchè avere braccia e cervello sufficienti per iscuotere e rinnovare Faunoso edificio del Cattoli– cesimo, neppure sa condurre sè stesso. Di pari passo coll'indebolimento delle sue forze fisiche, rlovuto all'anormale e pazzesco sistema di vita ch'egli ha eletto dopo di avere rinunciato alle ricchezze e alla vita mondana, è avvenuto in lui non nn raffinamento e un perfezionamento, ma. uno sfasciamento delle sue facolt..\ intellettuali e morali; delle quali, quelle che giit apparivan mor– bose nel protagonista del Piccolo mOfUlo m.oderno - e cioè le tendenze mistiche e ascetiche, l'im– pulsiva eccitabilità, la poca saldezza ,lel raziocinio, la mancanza cli misura, soprattutto, e di senso pratico nelle aspirazioni, nelle determinazivui o negli atti - si mostrano patologicameute svilup– pate e ingrandite; quelle invece che avevano al– cuuchè di sano e geniale. sono veuute meno af– fatto. Gli mnnca 1 in particolar modo, il senso del \'O• lere, com'a. dire la precipua dote dell'apostolo e

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