Critica Sociale - Anno XVI - n. 2 - 16 gennaio 1906

28 0.RrTICA SOCTALF. (]nesto modo si viene a rinunciare ad ogni funzione d'assistenza nrso i gruppi meno organizzati) assi– stemm cho si avrebbe sottraendo i Javoratori clisoc• cupati di quei gruppi dallo sfruttamento degli inter– mcdiarì privati. 1l'utto sta a vedere se, profondendo la maggior quantifa possihile di fondi in un Ufficio cli classe, potn't aumentare il numcH·o dei colloca– menti effettiYi. Ma è corto che non hasta Avere fondi od adoperarJi per aprire sportelli di eoilocamcnto i per quanti sportelli si aprano, non è detto che gli industriali vi accorreranno tutte le mite che le con– dizioni stesse dell'organizzazione operaia 11011 ,·e li costringimo. Se l'Ufficio <li collocamento della Ca– mo1·a del hworo di )Ulano potesse la\·or11re con dieci impieg11ti invece che con tre, non potrcbhc probn· hilrncnte che di pocltissimo aumenta.re il collocn– monto nthrn!c, specie pel' quei mestieri in cui non sussiste org,1nizzazionc o in cui riscontriamo unn organizzazione incompleta, per cui i principali pos– sono infischiarsi dell'Ufficio di classe operaia. Per Milano riesce facile determinare, almeno approssi– math,amente, quali sono questi mestieri in cui un Ufficio di classe avrebbe poca efficncia, perchè pos– sediamo i dati della disoccupazione per i gruppi or– ganizzati e i dati che rappresentano il numero dei richiedenti il collocamento all'l:fficio della Camera del Iarnro. Jn genere si può dire che, allorquando il numero totale dei richiedenti il collocamento è pressochè eguale al numero dei disoccupati organiz– zati, siamo in presenza ad una classe organizzata di lavoratori in cui è possibile anche una politica di collocamento rli classe. Nell'Ufficio di Milano tale è il caso dei litografi e dei compositori. Quando invece il numero dei disoccupati organizzati 1 richie• denti il collocamento) è inferiore alla metà del nu– mero totale dei richiedenti, o rappresenta una fra– zione piccolissima di questo numero, si deve con– cludere che la funzione di collocamento di classe è ivi impossibile; tale il caso, in 1Iilano 1 del personale da caffè, ristoranti, ecc., dei parrucchieri, dei fale– gnami e così via. Non che l'lìffìcio sia boicottato dai lavoratori, anzi questi vi possono accorrere tutti, quando disoccupati, come conconono a qualunque sportello che lasci intrav\"edere una. speranza di col– locamento; ma il boicottaggio viene effettuato dai padrnni. E 1 per collocare un disoccupato, non basta il desiderio del lavoratore) ma occorre la \'Olontà anche dell 1 inclustriale. Si potrebbe a questo punto obbiettare che l'Ufficio di classe, attirando pur sempre anche i lavoratori disorganizzati, serve a scopo cli propaganda, come mezzo d'attrazione per la classe lavoratrice che vive al di fuori della Camera di lavoro. ~fa ~i hadi che questo mezzo cPa,ttraiione è tanto pili forte ed erti cace in quanto raggiunga effetti utili, in proporzione cioè ciel suo collocamento reale. Se un Ufficio di collocamento non riesce a collocare, perde ben presto ogni virtù d'attrazione; per cui è indispensabile cer– care i mezzi più opportuni per aumentare il collo– camento. 2a ipotesi. La classe lavoratrice propugna. la tesi estremista opposta, di un urfìcio di collocamento che abbia solo la f'un,-ione intermediaria, che abbia soltanto un Ufficio di assistenza. Jn questo modo, specie nei centri in cui Porganizzazionc è poco svi– luppata, si riesce a strappare il numern maggiore di disoccupati <laUa speculazione degli intermediar'ì privati. ~fa questo tipo cli collocamento, procedendo indifferentemente fra organizzati e non organizzati, può riuscirn fatale per quelle organizzazioni che sono in quella fase di lotta in cui il collocamento diventa arme di gm1rra. Infatti l'Ufficio' di assistenza può anche diventare mezzo per .procurare krumiri alla parte padronale, quando l'organizzazione operaia è riuscita a rarefare la mano d'opera su un cletcrmi- nato mercato. D'altra parte, la classe hwora ti·irr non può rinunciare, in modo definitivo, n , 0 alersi del– l'armo del collocamento nelle sue rivendicazioni di classe. :r -ipoie.<.:i. La classe lavoratrice dà vita contempo– raneame11tc ai due tipi cli Uflìci esaminati, ad C'ffici cli classe e ad Uffici cli assistenza. Nei mestieri in cui Forganizza7,ione pennette cli lottare anche sul campo del collocamento 1 si avranno Uffici di classe; in tutti gli nitri mestieri si avranno Uffici di assi– stenza. Remhra. essere questa soluiione In soluiione piì.1razionale. ~ 8. Oli Uffiri di colloramento misti. Quando la classe 1avol'atl'icc vuole garantire l 'e– sistcnza di un Ufficio di assistenza, è ncccssnrio che essa interessi al suo funzionamento la classe indu– striale, senza la quale il collocamento non si po– trebbe ottenere. La forma, che garantisce alle due classi Ja partecipazione rispetti va al collocamento, senza che questo trasmodi in funzione di classe, ci è data dagli Uffici 11dsli. So1o per questi Uffici misti -- come si è accennato al § 5, f - è ammissibile l'intervento dei Municipt nella funzione del collo– camento. Un Ufficio misto di collocamento è quello in cui l'amministrazione e la destinazione dei fondi al fun– zionamento viene fatta da una Oommissioue, la quale in parti eguali è composta dai rappresentanti della classe padronale e della classe lavoratrice ed è pre– sieduta da persoua estranea alle due classi, scelta di comune accordo dagli amministratori. Questa Commissione non solo ha scopo e responsabilità am– ministrativi, ma è investita 1 io modo assolutamente autonomo della delicata funzione di compilare i re– golamenti secondo i quali gli impiegati d.ell'Ufficio do\"ranno esercitare il colloca.mento. Le norme di collocamento possono essere generali se riguardano tutta la domanda od offerta di lavoro au uu determinato mercato, o possono essere speciali, riguardanti cioè determinati mestieri. Gli Uffici misti di Germania hanno già dato luogo ad una serie di p1·incipi di collocamento che riguardano il funzio– namento degli Uffici e c]J(!riguardano i rapporti tra lavoratori organizzati e disorganizzati per la prece– den'l.a dell'impiego, la condotta dell)Ufficio in caso di sciopero, la politica dell'Ufficio in rapporto alle immigrazioni interne. Si possono ritroYare, come in un Codice) queste consuetudini e norme di colloca– mento nel libro del Varlez sugli Uf!ìci di colloca– mento in Germania (1). l[a, se in Germania queste no1·me si generalizzarono, date le condizioni di svi– luppo industriale molto uguali per le diverse regioni, data la quantità e potenzialità degli Uffici di colloca– mento esistenti - non si potrebbe pretendere che in Italia, al sorgere di Uffici nuovi, si doYessero adot– tare pel' tutti le stesse norme e modalità di funzio– namento. Per cui - data la specialità del nostro mercato di lavoro - acquista sempre maggior importanza, trn le funzioni delicate delle Commissioni d'amministra– zione di questi Uffici misti, quella del determinare, per ogni mestiere, le norme di collocamento. Anzi, la prima gran questione che si presenterà sarà quella di vedere, .mestiere per mestiere, se l'Ufficio misto debba aprire gli sportelli per il collocamento in quel determinato mestiere. Ammesso che l'Ufficio misto non debba avere altm funzione che quella di assi– stenza, non potrà aprirsi indifferentemente per tutti i mestieri che sono sul mercato, per quelli in ispecie in cui le competizioni di classe si fa.ano proprio nel campo e per mezzo del collocamento. Uffici (1) YArt1,Ez, R(lppo1·t SII/" /es bw·ea11x de p/oceme11t en Allemog11e. Gantl 1001.

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