Critica Sociale - Anno XVI - n. 1 - 1 gennaio 1906

CRITICA SOCIALE repugnante, truccandosi a rivoluzionari, o cercando, fra i contrari, con assurdo conato, le medie propor– zionali. Al moltissimo lavoro locale - in più luoghi iniziato e condotto avanti con abnegazione vittoriosa - mancava tuttavia il coordinamento nazionale, che crea la forza politica; e rimase come frammentario. In generale, poi, si stimò più comodo e pii1 utile evitare il vincolo e l'impegno delle direttive precise ed esplicite, e noi fummo, è già qualche anno, ac– cusati di voler troppo teorizzare. Più d'uno di quei nostri critici sarà oggi fatto accorto dall'evento che non è mai troppo presto ad un partito per prescri– versi e determinarsi la via. . .. Non v'è dunque, ripetiamo, che da ricominciare: con ben a1tro bagaglio d'esperienza e su terreno già dissodato. Guardata nel suo complesso, per una distesa di anni, l'azione del socialismo italiano, come suscita• tore, educatore e disciplinatore di forze nuove so– ciali, fu altamente efficace e quale nessun altro par• tito - da che la patria fu unificata - saprebbe vantare al proprio attivo. Uno sviamento momen• taneo, un indugio, non erano nè prevedibili nè forse evitabili, come non si potrebbe con certezza nè antive– dere nè escludere, in un avvenire anche prossimo, un periodo di moto inopinatamente accelerato. Molti - e noi siamo del numero - stimano che a questo effetto possa e debba giovare - aiutata com'è oggi da tutti i venti della storia - una propaganda intensa per il suf– fragio universale, sopratutto in connessione col pro– blema meridionale, questo indice di un male che non può localizzarsi e che si ripercuote ogni giomo, come un'infezione, su tutta la politica italiana. Or di questa propaganda - lo avvertimmo sin dal primo giorno - uno solo è il pericolo: che la si consideri come fine a sè stessa, come un semplice mezzo di agitazione e di demolizione. Questo può est:iere il concetto dei vecchi dottrinari democratici o degli anarchici, non dei socialisti. Rerwn scripfor nota, un po' più 1unge, che per ora la proposta agi– tazione sembra aver raggiunto questo solo risultato: di far porre in un canto lo sforzo del partito, che era già ben avviato, per la riforma tributaria. Se questo veramente avvenisse, noi dovremmo ramma– ricarci di averla favorita. Il suffragio universale, per sè solo, non sarebbe che un fatuo miraggio, e la propaganda per raggiungerlo - non nutrita di scopi più concreti - diverrebbe uno stimolo all'inerzia e un 1 opera essenzialmente antieducativa. T socialisti intenderanno la cosa ben diversamente. Per essi la richiesta di un allargamento radicale del suffragio - e, dicendo" radicale "' intendiamo il suf. fragio esteso a tutti i maschi maggiorenni 1 poichè la clausola del saper leggere e scrivere basterebbe a render nulla la riforma, giusto in quel Mezzogiorno d'Italia per il quale è più necessaria - non può essere che uno strumento per avvalorare nella pub– blica coscienza il senso ed il bisogno delle riforme necessarie, il senso ed il bisogno di una più intensa partecipaz-ione alla vita pubblica anche da parte di quei ceti che già godono virtualmente del suffragio, ma non ne intendono la forza e non se ne sanno valere, Dalla riforma tributaria e finan– ziaria) all'estensione ardita della scuola, a.Ila. tutela complc~sa del lavoro, al guarentito controllo del personale dello Stato sulle pubbliche amministrazioni e sui pubblici servizi - al cui precipitare a rovina non è estranea la insufficienza di cotesto controllo - e, via via, a una politica estera nella quale il popolo abbia voce e che, allontanando i pericoli di guerra, consenta alle spese militari non irrisorie ri– duzioni; vi è nel programma minimo socialista - che dovrebbe e~serc in gran parto programma de- mocratico, e al quale, fra i presenti amoreggiamenti massonico-preteschi, celebrati dietro il paravento pseudo-radicale, un'azione dovrebbe aggiungersi di controllo e di difesa sapiente contro la alluvione clericale, che si va impossessando ogni dì più della ricchezza e della scuola, elci corpo e dell'anima d'I– talia - vi è, 4icevamo, in questo programma, la ri· sposta ai bisogni più urgenti del popolo italiano, la promessa di una civiltà più vera, in camhio di questa che è ancora, per il maggior numero, la " decorata barbarie " del Romagnosi. Ed è questo assieme di rivendicazioni e di pro– poste, che i socialisti han da gettare - crescendogli e traendone vigore - nel1'involucro, altrimenti ,,uoto, del loro suffragio universale. La cui conquista dovrà essere già la conquista potenziale di tutti questi beni, e di più altri che scaturiranno da essi - sep– pure pill d'uno non sarà stato conquistato già prima, col solo affacciarsi e perdurare d'un'agitazione che, mentre intende a render tutti cittadini di dritto, comincia, anche prima dei successo, a renderli tali nel fatto. E allora - in quell'ambiente mutato) per– corso da correnti di vita non prima sospettate - al– lora, amico Treves, avrà un senso ed avrà un'effi– cacia il nuovo appello alle urne. Allora - meno per l'aggiunta di un nuovo ed inesperto contingente di voti, ehe per virtù delle rinnovate e fortificate co– scienze - saranno davvero le elezioni il corona– mento di un passato e il preludio di un av,,enire. Ritornati arditamente a questo lavoro - ricreata con esso e intorno ad esso la unità delle forze pro• letarie, che invano si ricercherebbe nel compromesso con l'una o con l'altra demagogia - i socialisti ita– liani avranno reso per sempre impossibile questa sciatta pQ1itica di drogheria., che oggi trionfa in Italia - frutto di un disorientamento universale, del quale la loro inerzia è il coefficiente maggiore. La salute è in noi, e non quella soltanto d'un par– tito, ma quella del paese. Questa parola compendia i nostri auguri di capo d'anno ai compagni di fede, agli amici non de la ventura, e a quanti sono di queste pagine benevoli e cortesi lettori. (1° gtm,ai6 '906}. LA CRITICA SOCIALE. Governosuperamabile A proposito di quanto nel primo articolo scri– viamo sulla pa.ral isi del Governo e di tutta (Jovis ad exemplurn.) la. politica italiana, ecco quauto dicevamo alla Camera il 12 dicembre, concludendo la nostra replica sui fatti di Graumichele. Le stesse cose, a fortiori, dovrauno esser dette del nuovo Ministero 1 che è poi il vecchio peggiorato. Stral– ciamo dal resoconto stenografico: ....Quale Goveruo 1 dicevo, più amabile di voi? I vostri amici sono sparsi per tutti i settori della Camera; vanno dalron. Cornaggia, ossia dal Vaticano, fino a parto di questo settore. Se non avevate la sciagurata. fantasia di toccare la borsa dei vinicultori di Puglia, nuotereste nel lattemiele. Voi avete troppi amici, ecco la paralisi vostra. In un'epoca di necessarie rimutazioui sociali, bisogna avere dei nemici. Se non si hanno, conviene saper crearseli. Bisogna urtare, spostare degli interessi; allearsi agli uni contro gli altri. Ma ciò ripugna al vostro tempe– ramento politico. Voi vivrete forse, ma vivrete a patto di nulla fare, di nulla tentare, a patto di essere l'espressione del più perfetto Nirvana politico.

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