Critica Sociale - Anno XVI - n. 1 - 1 gennaio 1906

CRITICA SOCIALE Il Corriere della Sera, riproducendo un nostro schizzo della situa1.ione 1 ne ca,•a e ne pone in luce questa sola conclusione: che "la colpa è tutta di Giolitti ,,; qui11di è di noi, soggiunge, che l'abbiamo covato. Anche questa leggenda, tolta a prestito dagli Awng11(11·disti, comincia a sentir di stantìo. Potremmo invocare il confronto delle fedi di na!:!Cita: il Giolitti noi lo trovammo gii\ grandicello. .Ad ogni moclo 1 se mai facemmo la chioccia di qualcuno o cli qualche eosa, quel che covnmmo di Giolitti ru la difesa delle liberfa e delle organizza– z.iooi operaie e contadine - ostiche al Corriere o ai suoi amici - mentre fummo dei primissimi a denunziarne la politica a, zig-zag (c'è un opuscolo nostro sui muricciuoli) e a stimmatizzarne, negli ar– ticoli e nelle interpellanze, i bifidi opportunismi o le tenaci miopie, pronosticandone la bancarotta im– mancabile. Vicc,•ersa, fu proprio questa parte di lui) fu il motto " nè reazione, nè rivoluzione ,n fu la crociata bandita contro i socialisti collo elezioni po– litiche, quello che piacque agli amici ciel Corriere della Sera o ne fece, per un tempo, dei ralliés in– dulgenti e preziosi. Se l'uomo, come non è dubbio, ha più d'una faccia, non è certo a quella, che ora ammicca dietro le spalle di lfortis, che prodigammo sorrisi. A ciascuno il ~mo, e il Corriere può sempre ri– leggersi . Or come se n'escc? Non è col misurare la statura metrica, Un po' deficiente, cli qualche vice-minh;tro, o collo spulciare la grammatica, fosse pure claudi– cante, ciel nuovo titolare d'un portafogli) non è con queste frascherie che romperemo Pincanto. Lasciamo alle farmacie di vilh1ggio cotesti passatempi percligiorni da donnette della politica. Nè è tampoco cogli atteg– giamenti sdegnosi da superuomini) o disgustati da Geremia. redivivi. Una situazione non si muta e non si risol\'e, se 11011 mutano le condizioni che la crea– rono e la mantengono tale. Ogni risultante scaturisce - molto prosaicamente, ma altrettanto ineluttabil– mente -- eia un semplice incontro di forze applicate ad un punto, e sta in esatta funzione delle loro quan– tità rispettive e <legli angoli che fanno tra loro. Se la risultante ci è sfavorevole, bisogna o alterare il rapporto quantitativo delle forze, accrescendo le nostre e indebolendo le avversarie, o modificare gli an– goli, ossia ciò che ò convenuto di chiamare la tat– tica: i modi di applicazione. Una nuova convocazione di Comizì elettorali politici - che invocava giorni fa Claudio 'l'rcves nel Tempo - neppur essa clarehbe alcun risultato apprezzahile, finchè le forze dei par– titi e lo stato d'animo del paese sono a un dipresso quelli di ieri. Il mnrnsma e il misrh-masch politico, che lamen– tiamo, son nati - fu dimostrato cento volte ed è evi– dente per sè come la luce del sole - dall'incontro elci due opposti dcmagogismi. Quello dei pseuclo:,,o– cialii-•ti, che, per frenesia di clamore intorno alle loro persone, non intesero mn,i altro socialismo, da quello che si esprime col rompere i vetri (parlinmo al figu– rato, s'intende), col sollecitare i peggiori, e in fondo i più borghesi, o meglio piccolo-horgheRi, sentimenti dolio folle - l'odio irrazionale e impulsivo, la pre– sunzio□e grottesca e l'invidia anti intellettualista - col pasccr:;-;idi vuote parole e cli scandali inutili e collo spin~ere la lottri di classe alle sue formo più unilaterali ed assurde, come per esempio negli scio– peri, promossi e seconctati contro tutte le leggi del– l'Economia e del senso comune: di cotesta" tendenza,, - poiol~è le han fatto l'onore cli qualificiula così - il fotto più saliente e rnpprosentativo fu lo i.ciopero di settembre, e la espre~sione teorica si è logica– mente evoluta nel sindacalismo corporativista ed anarchico, che, rinnegando la steRsa rag-fon d'eHRere del partito socialista, ne propugna l'al)olizione ed elimina da sè - è questo il suo lato migliore - le mezze figure e le mezze coscienze dei hlocchisti e degli integralisti, ossia i piedi dii:;poKti a pilt d'una staffa. I•! il demagogismo opposto fu quello elci rea– zionari e dei bottegai, che, gli uni per calcolo nstutoi gli altri per semplice liquefazione Yil'lrerale, tolsero pretesto o ragione da coteste follie non abbastanza sconfessate dai socialisti sincrri per sommuovcre il vicinato contro il socialismo e contro l'organizza– zione proletaria. Se cotesti duo demagogismi poterono trionfare - l'uno nelle classi proletarie, l'altro nelle clasHi bor– ghesi e semi-borghesi - significa unieamente che le une e le altre erano o sono politicamente molto zotiche ancora e che bisogna rimettersi ad educarle; che biso– gna ripigliare una propaganda di ragione e di senno, che convincn le prime ed imponga il rispetto alle seconde e dia ad entraml)e una. più esatta visione degli intcresi,i e dello convenienze reciproche. rn questo necessario lavoro noi stimavamo d'esser già riesci ti a buon punto; fu questa, crediamo, la nostra sola illusione: l'ottimismo ben naturale in quanti, gittatit;i al fare, immaginano d'essere capiti e seguiti pil'1 che non lo siano in realtà. Eravamo invece al principio del cammino) e le condizioni del paese - economiche e morali - potevano farcene accorti. Non c'è dunque che una cosa da fare: ripigliare la trama interrotta. A quest'opera di educazione e preparazione neces– sari!~ sono appunto chiamati i socialisti i i quali eser– citano con essa - e soltanto con essa, e soltanto se la svolgano davvero - una funzione di reagenti sugli altri partiti tutti quanti e sulla politica gene• mie. Diciamo i socialisti, non i riformisti, perchè rifiutiamo più che mai il nomignolo prestatoci dagli avversari, e perchè la riforma non è espressione dì te11denza, ma è legge di ogni movimento sociale conscio o voluto; nè ammettiamo possa darsi un metodo per ottenere le riforme - un metodo rtdot. tabile eia qualsivoglia partito - che consista nel– l'ignorarle, o nello screditarle, o nel dispensarsi dal formularle e proseguirle in ogni modo, affidandole invece allo scaltro egoismo degli avversari o ai con– traccolpi ciechi del caso. J~ dei socialisti infatti, e di essi soltanto, da un lato, il còmpito - e nessuno l'ha mai adempiuto, o potrebbe adempierlo, prima o senza di loro - di reclutnre e solidarizzare gli elementi che portano nel grembo, per ragioni di immediato interesse, i germi di una civiltà diversa e migliore, e quello di imprimere in essi, daµprima coacervati meccanica– mente, la chiara coscienza dei fini e delle direttive. Dall'altro, è dei socialisti il concetto specifico onde queste direttive 1:1i traggono: concetto proletario di classe, e di evoluzione e di contrasto di classi, radi– calmente diverso da quello che <.mimò le rivoluzioni trionfate sin qui. Concetto cli classe, per altro) rho non escluclc, anzi esige, di valersi dell'opera di altre classi i e di suscital'la occorrendo, quando sieno inte– ressi convergenti; e pel quale sarebbe delitto ri– pudiare l'aiuto di altri partiti) quante volte possa giov.1rc, o ricusarsi a sostituirli, se manchino. Pe– roechè non può essere antagonismo, nè soluzione di continuo, fra gli scopi e i mezzi necessarì; e chi ha incarico cli infornare il pane deve pure - se la pasta non sia pronta - mettersi egli stesso acl in– triderla. Ma i socialisti italiani, quando le due demagogie si roYesciarono su essi, non ave\·ano fornita l'opera loro. Troppi fra essi, sconcertati dal duplice assalto 1 o si ritrassero sotto la tenda, o non tro,·arono di meglio, per timore cli perdere i contatti colle masst• meno educate) che di assoggettarsi a un mimetismo

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