Critica Sociale - Anno XV - n. 24 - 16 dic 1905

878 CRITICA SOÙ!ALE mnli, ma~azzini e fienili, ma non ha un buco qual– siasi per il ricetto degli uomini. Questo disprezzo nlln vita umona non na~rc <lai solo crndele eg-oismo del latifondista, ma primi~ di tutto dalla mru1canza di rispetto di sò stessi nei contudini. Costoro, cu– ranti piuttosto della vita ciel mulo che della proi,ria, non reclamano gli alloggi decenti ed igienici, come 11011 chiedono '" costruzione delle vie e la J)l'eserva– zione dalla mnlnria con la sistenrnzione dei corsi d'acqua. Lil malaria si subisce musulmanam cnte , perchè il clima benigno permette di scendere n.cl un piì1 basso minimo neces~al'io alla vita e di salire al più alto grado della conco1·renza trn i lavoratori, con cui i hLtifondlsti si esimono dal provvodcrn all'abita– bilità delle campagne. Da ciò J)Uossi tirare sicura.mente la ilh1zionc che il moto redentore della triste piaga siciliana non può venire dall'alto ma dal 1Jasso 1 con un più sviluppato sentimento della. vita nei lavoratori o con la loro organizzazione cli classe. Non è l'assenteismo padro– uale1 ma quello dei contadini dalla direzione pro• dutth•a, che mantiene la harlJarie latifondist!L in Sicilin. Il mulo. - Como il camello ò lit nave del de· serto, cosl il mulo dal piede sicuro o dal passo uguale è la na,•e dei latifondi siciliani impervi o solo ac– ces8ibili per mezzo di sentieri ditucili o pericolosi. Oli antichi signori potevano viaggiare comodamente nelle lettighe, montate cinscuna su due muli, uno avanti e l'altro dietro; l'agfato borghese cavalca una forte mula ricca.mente bardata; e il contadino nulla– tenente ha nel mulo il maggiore strumento di h~voro col quale possa nrare la. terra e trebbiare il grano. li contadino sentesi uelh, estrema miseria quando trovasi a. piedi, cioè senza animale eia lavoro e eia soma 1 ed ama il mulo e il somarello piì1 della moglie, piì1 di sè stesso. Nelle sciare pietrose, dove non è possibile cacciare che l'aratro chiodo 1 l'immutato aratro cli Trittolemo, l'aratura vien pili convenientemente fatta con i muli. La trebbia.tura si fa rRpida con i piedi dei muli cac• cìati con grida e a frustate in giro sull'aia . .Ma si adopera il mulo nell'aratura e nella trebbiatura, prin– cipalmente perchò c 1 è e ci deve essere come veicolo di trai:iporto e hi~ogna del tutto utilizzarlo. tionza il mulo il latifondo siciliano e il sistema agricolo che ne consegue avrebbero un forte fattore di meno. Messidoro. - :Nel tempo delhl raccolta del grano i contadini siciliani v: si dànno con la stessa laboriosità h:itiutiva di un formicaio. Anzi, tra gli uomini e le formiche s 1impcg11a un'accanita lotta per contrastarsi il g-rano. Ogni giorno di ritardo nella mietitura è una decimazione del prodotto da parte delle formiche. 1,•apena che esseri umani sieno complettlmente assorbiti a raccogliere faticosa.mente il prodotto della terra, relitti pecora quw natm·a prona. atque ,•entri obeclie11tia,finxil. Gli uomini, preoccupati esclusiva• mente del rnccolto, in cui sta riposto tutto il pro– blema clell'esistenza 1 perdono ogni altro senso della vita. Per un lhlio di mesi i contadini, con le loro donne e i figli e le cavalcature 1 vivono giorno e notte all'aperto nei campi, appena riparandosi nei brevi riposi sotto provvisori pagliai. I villaggi e le borgate in quel tompo ciel tutto si spopolano. fl bisogno è tanto urgente che, durante la mieti• turn. stessa, il grano pressochè immaturo si pesta in casa e si panifica. L'uso del grano cotto, detto curria - perchè resta a grani o cocci - ricorda il tempo in cui, dopo non breve pei-iodo di fame, si mangia.va il grano bollito appena lo si raccoglie\'a, n on aven– dosi allora la facilità odierna dei molini. Ad ogni anno la ma1U'ia. dell'anno precedente finisce per i pili molto prima che si possa raccog-liere la nuo,·a. Un popolo, che si nutro principalmente del mi– gliore dei cihi, il pano <li frumcnto 1 e soffre spesso la fame di cotesto cibo di cui non può fare a. meno, deve contrarre caratteri 1>articolari e formare una razzu tipica. Vh·acità dà l'alimentazione abituale di pane di grano 1 e costumi di violenza dà la fame di esso. $. ÙA~l.)IAREIU·SùUHTL FRA LIBRI E RIVISTE L'cvoluziouc delltt m<t.feria. Uno scrittore francese, Gustavo Le Bon (da non con– fondersi coll'omonimo scrittore di sociologia, il quale, fra l'altro, ha pubblicato un cattivo libro sulla Psicologìti del socialismo), si è fatto In questi ultimi anni banditore di una sua tooria sull1l costituzione della materia e sulle fasi che essa attraversa nel tempo, che ha una C0!7;picua importanza filosofica e che mette conto di render nota anche all'inruori del riqtretto campo degli studiosi di fisica e di scienze naturali ( 1 ). Vediamo anzitutto la via percorsa. dal dott. [Je Bon J)er giungere alle sue sCOJJerte. Facendo agire la luce su differenti corpi 1 egli ha po– tuto constatare che questi rendevano l'aria conduttrice di elettricità. Ora, siccome l'elettricità è di sua natura assai isolante, era. d'uopo che qualche cosa emanasse da questi col'pì. Senza tema di pregiudicare alcunchè, si può dare a questo qualche cosa il nome di radiazioni. Le radiazioni prodotte sotto l'azione della luce erano pure c11pacidi passare attraverso i corpi opachi. Esse furono analizzate dal dott. Le Bon, che le riconobbe complesse. Successivamente egli !ndicò la loro analogia coi raggi catodici e colle emissioni dell'Uranio, por dimo– strare che il fenomeno della loro produzione, o 1·adio– atti1Jitù, era generale. 1 lavori ulteriori, tanto suoi quanto di n.ltrì scienziati, compresa la scoperta del radium do– vuta ai coniugi Curie, avvalorarono ancora pii'.1uua tale dimostrazione. Ma In radioattività proponeva un 0!ligma, che le teorie tradizionali erano incapaci a risolvere. I corpi radio– ntti\'i sprigionano un'energia considerevole, sia spo11ta– nenmente, sia sotto l'azione di eceihzioni insignificanti in rnpporto all'effetto conseguito: ciò è assolutamente inesplicabile se si ammette, come si è fatto, si può dire, finora, la passività. dell'atomo. L'ener,iia è, in altre pa– role, l'attività(a volte manifestantesi direttamente, a \'Olte posta in riserva) che noi vediamo sparsa nel mondo fisico. Come accade adunque che degli oggetti inerti di\'engnoo attivi, senza che l'attività sia loro comunicata dall'esterno? Le Bou, pel primo, trO\'Ò la soluzione di questa diffl– coltò.1dicenclo che la materia si smaterializzcwa, che da ponderabile ossa diveniva imponderabile. L'atomo, reputato semplice, indistruttibile e sprovvisto di una interna attività, doveva essere considerato come un quià complesso, instabile sotto certo influenze, suscet– tibile di disgregarsi, di dìss0l\•ersi, per CO"Ì dire, nel– l'imponderabile; esso doveva considerarsi come un quid costituente un serbatoio enorme di energia. questa energia s'impiega a mantenere gli elementi dell'atomo in un equilibrio particolare, che corrisponde allo stato di materia ponderabile; ma tale energia si manifesta all'esterno appena questo equilibrio è rotto: il che porta a una smaterializznzione più o meno completa. T fenomeni della rarlioa.ttività. non sono i soll che tro• vino la loro soluzione con la teoria. teslè esposta. Le Bon mostrò che la smaterializzazione della materia chiariva molti altri ratti da tempo constatati, ma che non si era giunti a coordinare al sistema organico delle nostre cono– scenze. Egli arricchi ancora il dominio deUa sua teoria con nuove esperienze, la accostò a teorie più recenti su l'elettricità e la costituzione della materia, o cosl ru in grado di allargarla, a poco a poco, in una sintesi scieo– tiftca1 che ò la più vasta che si possa formulare, poichè essa è in definitiva la storia dell'universo. (11 I risultati do\ euol studi o dolio sue rleerol1e Il 1,eUon ha rooon– temonte coordinato o condensato In un'o1)era lntUolala L'fro/ufhm <le 1,, matlère. - l'nrls 1 Plammarlon, 190::,.

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