Critica Sociale - XV - n. 22-23 - 16 nov.-1 dic. 1905

338 CRITICA SOCIALE loro 1Jrogramma, i11iziare un·agitazione per la conquista delsuffragiouuive,·salepolitico e amministrativoe dellet ntpp1·esentanza, proporzionale j invitano la stampa mnica e le organizzazioni so– cialiste e proletarie et comliuvarli in questa iniziativa; e propongono cti deputati socialisti d·i fm·si centro JJrossimamente in Roma di nn convegno con elementi affini - e specialmente coi ra1JpresentanU le forze po– polad del Mezzogiorno - per concretareall'uopo una azione organica, e continuativa nel Parlamento e uel 11aese. Riproducendo l'ordine del giorno che i Grnppi so– cialisti milanesi adottarono, su nostra proposta, alla quasi unanimità, benchè non senza vivo contrasto di preventiva discussione, rispondiamo implicitamente a quei giornali avversari, che agli amici nostri del 1'empo e dell'Azione Socialista, propensi alla proposta :Modigliani di iniziare una agitazione pel suffragio universale, chiedevano, nel pietoso intento di porre in imbarazzo qualcuno di noi: "e che ne pensa mò Fon '!'urati? L~ Persec~rinzci clei 19 sottolinea va: " Xon è molto che il vostro amico <lei cuore scriveva nella Critica Sociale queste parole che, per chi sa leg– gere, sono abbastanza esplicite: " A non voler propu– " gnare per i paesi del i\lezzogiorno il suffragio univer– " sale esteso agli analfabeti, coi pericoli che tn ambienti " tanto ancora feudali trm-rebbe secoper lo stesso pro- 11 letariato (il corsivo è del giornale moderato), non ri– " mane che la scuola lo strumento per suscitare il cit- 11 tadino nello schiavo e nel ribelle. ,, Esattamente riprodotto; e, spulciando e rovistando bene, scovereste anche citazioni più significanti. Se– nonchè quelle parole, per chi sa leggere, ponevano per l'appunto questo dilemma: o uno sviluppo di scuole che equipari rapidamente il :Mezzogiorno, sotto l'aspetto elettorale, alle altre regioni d'ltalia; oppure, malgrado i suoi pericoli, il suffragio universale. Ci guarcntisce la Perseveranza, senza e prima del suffragio universale, il trionfo della scuola nel Mez– zodì? fl passato risponde pel presente: rispondono anche meglio i suoi a.miei della Sala Ragona. Ed è risposta clecisira. E con ciò sarebbe esaurito il fatto personale. Ag– giungiamo, ad esuberanza, che in quell'articolo ( 1 ) molte altre cose chiedevamo poi }.[ezzogiorn,o, e, quanto al modo di ottenerle, anche scrivevamo: " Ogni metodo, ogni atteggiamento di partito non " ha, valore che per un tempo. Superato il periodo, " vuol essere integrato, ossia rinnovato. È l'esigenza " delle cose. La rinnovazione, che ubbidisce alle cose, " ò continuazione, è evoluzione, è vita; la stasi, l'im- mobilità è reversione, è involuzione, è morte. ,, Così allora ponevamo il problema: del quale - a distanza di due mesi, che portarono consiglio e nuovo contributo di dati - la deliberazione dei Gruppi mi– lanesi pare a noi per l'appunto la soluzione, non di– ciamo la migliore o la meno peggio - ma la soluzione inevitabile. * .. Dunque il suffragio universale coi suoi pericoli. Quanto pesano e quali sono ? Rscludiamo 1 anzitutto, il " pericolo ,, - se v'ha cui sembl'i tale - di un troppo rapido trapasso dal vcc• chio al nuovo. rrovvederanno a graduarcelo anche ( 1) l,<1Str<1Ud: a pro11oslto del rato (li Slcll!n (Ci·Ulcd soctau, 1°set– temlH'eJ. troppo (il pericolo, se mai, ò dunque nel contrario!) le rnsistenze avversarie: i platonici amori giovanili, per esempio, dei sonniniitni pel suffragio universale, attendiamo di vederli al cimento della votazione. Forse il parallelogrammo delle forze ci darà la dia– g-onale di un allargamento del voto, nei limiti dell'al– fabetismo; ci darà il ricupero ciel milione di elettori per capacità, frodatici dal Crispi nel '95, e qualche altro milione di elettori cui le chiostre artificiali e le vessazioni della legge ostruiscono ancora la via delle urne. Sarà tanto, sempre, di guadagnato, pegno di conquiste maggiori: mentre la propaganda con– quistatrice diverrà un'incubatrice magnifica di un migliore ambiente civile e di coscienze politiche meglio predisposte. Anche non contiamo il " pericolo ,,, affacciato dai pili, di un qualche temporaneo vantaggio dei partiti clel'icale ed agrario, o di possibili traviamenti, nei primi esperimenti, delle masse meno preparate. Sono le tare inevitabili di ogni riforma progressiva, e es– senzialmente transitorie. Le forze, anche retrive, che pesano dall'ombra sulla vita Politica italiana, meglio è s'arrischino una volta alla luce del sole: sarà sti– molo di vigoria, di disciplina e di sincerità - di sincerità sopratutto - per gli altri partiti. Nè può esservi momento più propizio: mentre una reazione decisa non sembra ormai più temibile, e il proleta– riato non ha, o non ha più - come aveya dopo il '900 - una situazione particolarmente favorevole· da salvaguardare .. Bensl ha da crnare, in sò e at. torno a sò, nuove forze per ricostituirla e saperla poi mantenere. A questo serviranno, lor malgrado, anche i clericali. Salutem ex i11imicis ! Altri sono i pericoli o i danni che potremmo te– mere; non dalla universalizzazione, dunque, del suf– fragio (sulle illusioni eccessive che potesse suscitare, ci appropriamo tutti gli argomenti svolti un po' più !unge dal Bonomi); ma dall'ag·itazione per conse– guirlo. Non è questa un rinnegamento dei metodi che abbiamo predicato fino a ieri? Questo immenso sperpero di forze, diretto a un risultato di natura formale e quasi pi·egiudiziale, non ha in sè un che di metafisico? non sarà una parentesi vuota che aprirnmo propl'io nel bel mez.zo del nostro lavoro? Obiezioni formidabili.. . se non poggiassero sovra un anacronismo. Perocchè, come il 'l'reves ha ma– gistralmente dimostrato, nella situazione politica quale oggi è divenuta, quella parentesi non sapremmo come e di che meglio riempirla. Certo, se le cose andavano altrimenti; se le nostre previsioni legittime si avve- 1·avano; se il Governo democratico rimaneva demo– cratico, malgrado le nostre improntitudini; se i ra– dicali non si squagliavano sotto la gragnuola dello sciopero settembrino j se i repubblicani, in attesa della Repubblica una e indivisibile, facevano almeno i radicali; se gli ultimi Comizi elettorali non ci davano una Camera. anche peggiore dell'antica; se le Opposizioni costituzionali non brillassero sistema– ticamente per l'assenza nell'azione e per l'eloquenza del silenzio nella gara dei programmi; se ì rivolu– :donari non combatteasero i riformisti, aiutando il .Medio Evo; se i riformisti non si tmccasscro da blocchisti e da integralisti, ma restassero, e sarebbe d\wanzo, quello che sono; la situazione sarebbe tutta un'altra; nè noi sentiremmo necessità di foggiarci oggi nuove armi e di infilare vie traverse per toccaro una mèta. E il suffragio universale non sarebbe allora che un sogno inascoltato di ideologi pcrdi– giorni. Sgraziatamente la politica dei se somiglia troppo al duello del sw· Pcmera delle scene milanesi, cho si duole che l'avversario, agitandosi di continuo, non si lasci sbudellare comodamente. Quale " danno ,, e quale " pericolo ,, maggiore - per il nostro pnrtito e per l'azione proletaria - del pericolo e del danno

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