Critica Sociale - Anno XV - n. 21 - 1 novembre 1905

330 CRITICA SOCIALE scuola beu definita, sono zavorra e palla di piombo al piede dell'insegnante e dei condiscepoli; e poi 1 cambiare al piì1 presto non ò cosa tanto facile. Le attitudini, a quell'età, non si possono rivelare in un anno solo (se dovessero abbandonare il ginnasio tutti quelli che il primo anno non si innamorano del latino, addio scuola classica!); e quando si mauifestano, dopo due o tre o più anni 1 ò troppo tardi. L'esperienza dimostra che citi ila consumato qualche anno, piuttosto che cambiar strada, e dichiarare completamente nullo il tempo tra– scorso, resta attaccato alla via iniziata come ostrica allo scoglio 1 inciampo agli altri, rovina a sè stesso. }.la dunque, si domanda l'Ussani, questa scuola unica sarà un pentolone in cui si mettano a bollire i più op– posti ingredienti, perchè più tardi ognuno scelga quello che si confà meglio coi suoi gusti. sarà. " un immeneo u campo sperimentale, dove si insegneranno, cozzando " con le più gravi difficoltà per dare al corpo loro ete– " rogoneo un indirizzo formativo, le pih disparate disci• "pline, a suscitare e quasi irritare, percbo nn.scano e sì " rivelino, le qualità e le inclinazioni puerili? 11 Questo non credo che mai fautore di scuola unica abbia sostenuto. L'esclusione del latino anzi è rivolta appunto a togliere una di quelle disparate discipline, che debbono riservarsi soltanto a dopo la rivelazione delle tendenze individuali. Il tipo neutro della scuola unica in ciò coni:!Ìste, che le materie, che vi r.i debbono insegnare, devono esser 11;1 pili adatte a favorire in quel– Petà lo sviluppo mentale, per effetto del quale lo atti– tudini e inclinazioni particolari si possano manifestare spontaneamente e genuinamente, senz 1 essere nè create 1 nè compresse) nè de\'iate artificiosamente. Insegnamento formativo, dunque) ma non di questa o di quella spe– ciale tendenza, bensì della capacità generale a manife– stare le proprie tendenze naturali. Se anche insegna– menti informativi si potranno aggiungere, la loro scelta dovrà. es:sere l1etenninata da fini di utilità pratica e da ragioni didattiche, che non possano contrastare al flne formativo principale. :Non entro in particolari sulla designazione di queste materie, perchè nelle determinazioni specifiche pili fa– cilmente può sorgere il disseni;o fra gli stessi fautori della scuola unica di primo grado, che pure concordan tutti nel criterio generale, che la scelta degli insegna– menti e dei programmi de v'esser determinata sopra tutto dal flue formativo di questa scuola. . • * in cauda i·ene,mm; resta la questione finanziaria. L'Us– sani ha paura che l'allettamento della economia tragga il )linistero a istituire e favorire la scuola unica, io guisa. da togliere la sincerit.à all'esperimento. ]Ja come e dove questa economia? So attualmente ei sono x alunni per ogni classe del ginnasio e y per ogni classe delln. scuola tecnica 1 ce ne saran domani x + y per ogni classe della scuola unica, che dovrà quindi scindersi in due sezioni, almeno, per ragioni didattici.le e di spazio. Che se in qualche cittadina <li provincia esistessero ora un ginnasio e una scuola tecnica in tali condizioni di anemia, che i loro alunni messi insieme non arrivassero a 20 per ogni classe, io non saprei dolermi dell'economia che farebbe lo Stato, o che noi potremmo richiedere fosse ugualmente im1>iegata in favor della scuola. Nè del resto da queste cittadine secondarie deve cominciare l'es1Je– rimento. M'a, si tranquillizzi l'amico Ussanii economia non ci sarà, se le nostre idee verranno accolte. l~gli stesso cita, dall'ordine del giorno di Milano, In richiesta di riduzione del numero massimo degli alunni per ciascuna classe; e su tale richiesta sa che noi insisteremo con tutto Io nostre energie. In classi di 50-60 alunni, come attual– mente si trovano in tante scuole tecniche, l'imegna– mento è (unzione vana e irrisoria; il professore di ogni singola materia non può far lezione perchè deve inter– rogare per dare i voti 1 o non può dare i voti, perchè, interrogando, non gli resta il tempo di far lezione. Per la scuola unica, che noi vogliamo a miglioramento degli studi, a. conseguimento di maggiore efficacia ed utilità, questo sconcio deve cessare. E allora. Peconomia si con– verte in aumento di spesa, e i conservatori, che l'amico u~suni temeva di veder fautori della scuola tLOica, sa.M ranno, non ne dubiti, i più fervidi sostenitori dello statu quo, tanto per smentire ancora una volta l'opinione sa– crilega che nelle questioni scolastiche possa entrare la politica. Fer1·al'l1, otlob,·e 1905. CON'l'ENU'l'O D LUII'l'I di una legge sul Riposo Settimanale (Postilla 1llla monografia: Per w1 gionio di riposo)(') I. fl perf"I,~ della po.,ti//rt, Or sono quasi cinque anni che, in Milano, un picM colo gruppo ùi giovani e recchi organizzatori della classe degli impiega.ti privati - fra questi ricordo il Brugora e fra quelli il Pavesi - raccogliendo il lungo lamento, se non i1 grido di dolore, che da tempo anda\'a sprigionandosi da ogni assemblea, da ogni festa, da ogni celebrazione di scrivauelli e di garzoni di negozio, ebbe a concepire il disegno di strappare di manv ai cattolici la bandiera oramai logora del 1·iposo festivo, di cui fino allora essi soli erano stati gli alfieri, e di agitare al vento un nuovo vcs:sillo che rappresentasse lo stesso simbolo 1 ma che portasse dirnrsi e più vivaci colori. Invero, fino al 1900, la questione del riposo perio– dico, se csisteYa in Jtalia, lo era peL' morìtO esclusivo dei cattolici, i quali, naturalmente, avc,•ano dato ad ossa un contenuto cssenr.ialmente religioso, che valso a renderla, a priori, invisa a tutte le altre parti poJitiche. Ji'u merito del piccolo sinedrio degli agita– tori milanesi, agitatori nel vero ed onesto senso della parola (tanto è vero che oggi passano, di fronte ai novissimi apostoli, se non per dei traditori, certo por dei retrivi), fu merito loro di portare l'antico ma non ancora spento problema nella sua, vera e moderna piattaforma avente carattere essenzialmente economico-sociale, o, rinunciando ad ogni priorità vauitosa, come a qualsia.si esclusivismo settario, tro· varne la giustificazione nel campo strettamente scienM tifico o quindi apolitico 1 intesa questa parola nel senso volgare prfwalcntc ai nostri dì, che pure non è il giusto senso. Ne venne la umile clottrinfl divenbita ora.mai as– sioma.: I. Aver bisogno l'uomo che lavora a11e altrui dipendenze, e quindi ininterrottamente, di una pausa ristoratrice, allo scopo cli conservare le energie fi. siche produttrici della ricchezza na1,ionale e di edu– care le facoltà spirituali, ausiliarie potenti del lavoro manuale. E, di fronte alla impossibilità universal– mente constatata di conseguire l'intento rnercè con- (1) /'e,· 1mqlon,o di ,·l1Jo.M; editore nemo Sundrùn, Mllt1110-Po.1ermo, 1002, cent. r,o.

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