Critica Sociale - Anno XV - n. 17 - 1 settembre 1905

CRITICA SOCIALE 271 impiegati nell'industria prh·ata; lo neghi per quei lavoratori a cui lo Stato ha assicurato condizioni stabili cli htvoro. Ben inteso che qui si tratta di arhi· trato olJbliyaforio. La tesi ò veramente estremista, al punto che io, pur dichiarando in Consiglio che volavo opporre alla tua tosi un'ultra tesi estrnmista, non ho avuto il corng~io cli presentare la completa capove1·sione della tuu proposizione e dire p. es. che Parbitrato sia eia intl'oclu1·si solo per le industrio cli Stato e non per le industrie private. Io o Chiesa ci siamo accontentati di dichiarare che per i ferrovieri cre– devamo applicabile il principio clell 1 11rhitrato obbliga– torio. B questo perchè io credo che il criterio cli ac– cettahìlità ed applicabilità dell'istituto non possa rinvenirsi nella qualità dell'imprenditore, pubblico o privato - ma che debba invece ricercarsi in altri criteri economici 1 a cui ora voglio accennare. ]}istituto clell'arhitrato rappretienta un tentativo per risolvere un conflitto di lavoro, snnza che questo abbia a do~enerare in sospensione dell'esercizio di un'industria, sia per mezzo dello sciopero, sia per mezzo della serrata. Si crea un Collegio cli probiviri, esperti nelle condizioni dell'industria, informati delle condizioni del mercato di lavoro, i quali 1 dopo aver sentito lo parti, valutate le loro ragioni, ~tudiato l'ambiente, decidono inappellabilmente quali debbono essere, d'om innanzi 1 il prezzo della mano d'opera e le condizioni del contratto di \a,•oro. Alla libera competizione ciel mercato 1 si sostituisce il criterio di questo tecnico probivirato. Corto, una funziono tanto delicata, come è quella cli gridare i prezzi sul mercato, presupponendo che questi prezzi combacino con quelli cho altrimenti si avrebbero, por forza na– turale di cose, dopo avvenuto il conflitto, importa nel Collegio arbitrale una responsabilitit straordinaria. Converrà tener conto di tutte le ripercussioni che un nuovo 1>rezzo apporterà inevitabilmente in tutto il sistema economico. Se le condizioni del sistema non sono al giusto valutate, avremo una serie di squilibri o di danni, maggiori forse di quelli che si sarobhero ottenuti lasciando agire In sola libera con~ correnza. rn unt~ parola, perchè teor!camente Parbi~ trato possa riescire efficace per tutto il sistema 1 oc– correrebbe che il corpo arbitrale avesse l'onniscienza e la chiaroveggenza, sulle condizioni cli tutto il si– stema economico 1 che si vogliono attribuire al buon Dio. Se questo è il criterio direttivo teorico per appli– care l'istituto, certo che la distinzione cli industria in industria libera e di Stato viene ad essere tutt'af~ fatto secondaria. E un problema di limiti che ad ogni volta bisogna risolvere; In determinata industria, sia di Stato o privata, presenta condizioni tali che sia facile il rilO\'iHlc, per modo che il giudizio dei probiviri sia relativamente approssimato? l 1 id allora applichiamo l'arbitrato. Certo ohe, so si dovesse al– l'ingrosso rispondoro 1 se l'istituto sia più applicabile alle industrie private o a quelle cli Stato 1 dato che l'industria di Htato sia esercitata. con sufficiente au• tonomia - come sarebbero le im1>resc municipaliz– zate e come clo\'robbe essere l'industria ferroviaria - io propenderci ;i ritenere piÌI facile rilevare le condizioni economiche in cui si svolge un 1 industria cli Stato e quindi più facile applicare ad essa l'isti– tuto dell'arbitrato. Ma questa è questione troppo ge– nerale1 che non ci fa fare un :)asso innanzi nella nostra specifica controversia . .Meglio formarci sulla parte dolh.t tua tesi che ò sembrata radicalmente formidabile. Per i lavora– tori a cui sono assicurate condizioni stabili di lavoro non si devon o fare altro concessioni e nd essi si deve nega.re l'istituto delFarbitrato. L o tue an tipatie per i ruoli fissi, nelle aziende cli Stato, io lo trovo giustificatissime, spccialrnento per chi, mettendosi dal punto di vi1Jta di una futura nazionalizzazione delle industrie, 110n voglia scredi– tare o rendere affatto impossibile la tesi ciel collet• tivi!3mo - tuttavia non bisogna portare la tesi al– l'esagerazione. Lo Stato, tu dici, i'. catth•o produttore, ed una dello cause cli questa s11n inferiorità indu– strialo consiste per l'appunto n •Ila sicurezza che il lavomtoru cli Stato ha nella shlbiliti'L ciel suo im– piego. Qucst'ò vero, ma. non hisogna dimenticare che questi inconvenienti si riscontrano nelle industrie dinamiche, che abbisognano di capitani o di capita– listi arrischiati o di lavoratori che sinno spinti dal– l'incertezza della vita nell'estrinsecazione della loro opera. Per fortuna o sfortuna clte sia, non tutte le iudu• strio sono di1rnmiche; vi sono industrie che si sono già adattato alle condizioni dell 1 ambiento, cornlizioni che sono mutevoli n lunghi inten•a\li cli tempo. In queste industrie lo Stato è produttore pari alle irnprese pri– vato. 1~cl in queste industrie avverrà un curioso fe– nomeno economico: i di,•e1si detentori dei vari fat– tori produttivi coreano di assicurarsi, por lunghi pe– riocli1 dei reciditi fissi, inaltemhili 1 l'ispondonti del resto alle condizioni dell1inclustria. Ci si accontenta cli redditi inferiori, ma si desidem la fissità e la sicurezza. del reddito. C'osi i proprietari si assicu– rano rendite stabili mediante affitti a lunga sca– denza, i capitalisti pretrndono interessi invariabili por intero generazioni. I~ il hworo cerca fermare queate condizioni clisicurezza, di j)ace, cli tregufl. nella lotta economica fissando noi ruoli, neg-li organici un determinato tenore cli \'ita. illll. dovl'Omo con questo dichiarai-o tuie reddito immobile noi tempo 1 pel solo fatto che l'elemento drlla sicurezza è interYenuto a vantoggio dei la,•oratori? A. mc sembra che la sicu– rezza non escluda la legittimità di 1111'as1)irazionca tenori progredienti cli vita. E torniamo all'arbitrato. )li sembra che si ricaschi sempre nello stesso errore. Si ritiene l'istituto una concessione che si fa al lavoratore, e non si vuole aggiungere nuorn. concessione allo concessioni già accordate. Ma ò dav,ero una conccssione 1 un clono, un beneficio alla sola classe dei lavomtori questa istituzione che tenta di evitare conflitti dannosi!:ssimi? t su questo preciso punto che io chiamo la tua at• tenziono 1 caro )(uri11ldi, e vorrei che tu mi dimo– stras1:Si,con quell1acume e quell'originalità che metti in tutte le tue tesi, che l'istituzione dell'aL·bitrato è una concessione benigna alla classe dei laroratori in genere, ed ai frrrovieri nella fo.ttispecie. Fino a che non avrai fatla questa dimostrazione io sarò contrario alla tua tesi. M'nccorgo che rni sono lasciato trascinare un po' in lungo dall'amore della discussione, 1111\. ho le at– tenuanti: un discorso che mi era rimasto in pectore e mi fticeva. pese-, e l'importanza della questione. Abbimi tuo af1'cr,ionato runico 0-. .'ILOX'l'E:.IARTlNI. ATTILIO CABIATI e LUIGI EINAUDI L'ITALIA E I TRATTATI DICOMMERCIO Un elegante yolumctto di png. 100 Prezzo Lire UNA (Presso la. Critica Sociale). SOMMARIO. ll1t,·<>«11.:lo11e. - I. l,'IIRl1a li.no al trattati do! 1119~. Il. commorclo In generalo dlll 1892 a\ 1901. - lii. Il 81~tema dtJl(RIIUIC e le In– dustrio nurnufaltrlrl; 1° Industria del cotono; ! 0 dt;>lla lana; 5° d!'I fl'rro; -t 0 della 11.'la. - J\". Il ttl11ema dus-:nnnlf' f' 1·airrl• <'Ollura: 1° \'lno, agrumi, frutta; ~ 0 Il duzlu sul grano. Y. l"\lll• ~1u..1uul I,) 1Jro1~,.1e.

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