Critica Sociale - Anno XIV - n. 11 - 1 giugno 1904

168 CRlTICA SOCIALE cisare l'epoca della. gravidanza. A quest'ultima argomen– tazione J>restnva man forte il ministro Baccelli con queste parole: u Non si può stabilire un termine sicuro al parto; nessuno è capace di stabilirlo. Il termine del parto si può presumere solo approssimativamente. E alloni che cosa stabilite nella legge? .. r.,a questione di stabilire il giorno del parto è una questione difficilissima, tanto difficile che, a volte, anche ostetrici di grandissima fama hanno creduto di assistere una donna in parto, la quale non ora nemmeno incinta, 11 (') J deputati risero e non se ne fece nulla. lo sono un modestissimo medico, ma non bo nessuna difficoltà. ad affermare che il grande clinico ha giuocnto all'equivoco. Se è vero che è difficile prevedere, in modo assoluto, il giorno del 1>arto 1 se è vero che anche i più celebri ostetrici pigliano dei granch ì mastodontici, è anche vero che nell'enorme maggioranza dei casi la diagnosi esatta di gravidanza è tutt'altro ohe diflìcilo e che gli errori che si possono commettere non sono cosl gravi da. impedire }'adozione del riposo prima del parto. li già. citato dott. l<'auq,,et, prendenrlo in esame mille gravidanze nei loro rapporti coll'ultima mestruazìone, calcolò che, basandosi sovra il giorno dell'ultima me– struazione per stabilire l'epoca del parto, si commettono errori poco sensibili, tali da non ostacolare affatto """ qualsiasi misura protettiva. I dottori Platon e Sepet, terminando la loro lunga serie di consigli e di raccomandazioni fatti alle donne pel periodo d1 gravidanza, di parto e di puerperio - escla– mava: " Non è senza un sentimento di profonda tri– stezza che pensiamo a tutte quello madl'i sventurate, per le quali riesce impossibile prendere queste cure e queste precauzioni. L'igiene è un lusso, un lusso co– stoso, inaccessibile a molte povere donne, condannate senz 1 altro per la loro situazione sociale. " (2) Se a questa ingiustizia sociale non è possibile portare un pronto rimedio, faccia almeno il Parlamento che nella legislazione nostra si introduca il principio del riposo prima del parto, riposo invocato dal più elementare sentimento umano e dall'interesse ,!ella ::iocietà a non essere invasa da esseri deboli e ammalati. 111. Hiposo di gravidauza e di puerperio e licenziamento. - Una questione è già stata solle,•ata nell'applicazione del riposo di puerperio e certamente sarà ancora mag– giore quando ad esso si aggiungerà quello di gravidanza. Molli industriali non si oppongono al riJ>oso, nè all'as– sicurazione della maternità., ma non vogliono assumere l'impegno dì riammettere l'operaia al suo posto, dopo l'assenza per parto. F; questa una difficoltà contro cui converrà provvedere se si ,·uolc che non nasca o si accresca l'interesse, nelle donne che si vogliono protette, alla Yiolazione della legge. A. questo grave incon,·enienlo si potrebbe ovviare in· troducendo nella legge un articolo che garantisse In continuità del contratto di lavoro, nel caso di assenza per gravidanza La legislazione spagnuola (del 1900) e l'ungherese (del 1884) ci hanno preceduto. La prima as sicura le donne che si assentano dal lavoro dopo l'ottavo mese di gravidanza contro la perdita del posto; la seconda stabilisce che il riJ>oso di puerperio non infrange - di sua natura. - il contratto dì la,•oro. IV. lndennitlt cli riposo per (Jl'ltviclcmza e 1Jue1·perfo. - ltinnlmente, perchè la protezione legale della madre ( 1) ,ttH parlametafm·,, scllutn ciel 22 mf1rzo 1902, Jlag. ~66. f) l'l,ATON et S•:n;T, loco clt., J)llg. 201. operaia e dei bimbi lattanti possa compiersi efficace– mente e l'operaia non sia costretta. a. violare la. legge stessa che vuole fa,•orirla, è necessario che il comando della legge sia confortato da ua congruo sussidio. t.: inutile spendere parole 1>er dimostrare la giustizia e l'urgenza di questa invocazione. Più che sfondare porte aperte sarà bene ricercare in qual modo e con quali mezzi si possa. raggiungere questo complemento inevita– bile della nuova legge. Questo studio mi propongo di fare. GJUl,10 CASA.LINI. IL MOVIMENTO PERAIO l'relezione al Corso (U econom:ia vol-itica, nella Uui– vc,•sità tU Cn9lia,1•i, rr. Riuscirebbe ora interessantissimo esaminare le par·ticolal'i manifestazioni che si comprendono sotto le forme generali da noi considerate; studiare le questioni più urgenti che vi si riconnettono; stabi– lire i confini delle rispettive applicazioni. Accennerò per rapidissimi tratti. A fissare il significato dell'azione mutualista, ho ricordato più sopra che essa consta della previdenza e della cooperazione. La prima - che specialmente si esplica in rapporto alle malattie, agli infortuni del lavoro, alla ùisoccupazione ed alla vecchiaia - è troppo evidente ne' suoi mezzi e ne' suoi effetti, per esigere qui una speciale illustrazione. Le diffi– coltà tecniche che essa incontra. sono di dominio piuttosto dell'attuario che dell 1 economista. Pii'1 complessi si presentano i problemi della coo– perazione. Vi fu un periodo in cui la Cooperativa di produ– zione parve aprire all'intera classe lavoratrice la via maestra per una completa emancipazione. Ma. l'espe– rienza storica ha irrevocabilmente relegate queste speranze nel limbo delle utopie. La Cooperativa di produzione, richiedendo nella maggior parte dei casi l'anticipazione di ingente capitale e la costituzione di complessi e delicati rapporti fra i soci, incontra ostacoli troppo spesso insormontabili. Ad ogni modo - appunto perchò la sua attuazione diventa pili fa– cile dove si richiede un minor capitale ed una pitt semplice organizzazione - essa può riuscire meno avara di frutti piuttosto agli artigiani ed ai brac– cianti che non agli operai della grande industria. Ben diversa appare l'utilità delle Cooperative di consumo. La loro teoria, anzitutto, è assai pii'l facile. Po– tendo ricorrere, per intero, all'opera di estranei, esse non esigono dai propri soci speciali discipline; mentre, noi momento stesso in cui non hanno bisogno di un forte capitale iniziale, ne permettono 1 per la fre– quente circolazione che gli imprimono, un rapido aumento. D'altra. [>arte, il fine che si propongono 1 viene, per la sua medesima modestia, a trovarsi in· terameute sulla linea del minimo mezzo. Se la Coo– perativa .di produzione, restituendo agli operai gli strnment1 del lavoro, tenderebbe ad eliminare le condizioni stesse del salariato, la Qoop,~rativa cli consun,10 .si propone semplicemente cli elevare, in modo md1retto 1 il salario già esistente. Poichè il sa• lario consta tanto della somma in moneta che lo compone (salario mqnetario), quanto della massa di merci che con tale somma si possono acquistare (sa• lario reale), è importante così ele,•are quella somma come ingrandire - e tale è appunto lo scopo delle Cooperative di consumo - quella massa.

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