Critica Sociale - Anno XIV - n. 3 - 1 febbraio 1904

CRITICA SOCIALE 43 - ripeto - è, e ha dimostrato la ima rigogliosa vi- I tnlità, rifiorendo sotto a gli athtcchi di ogni ge11crc, cht quelli degli economisti liberisti a quelli, talvolta dolorosamente cruenti, degli uomini di Stato. 'J.'anto vale quindi, invece cli combatterlo poi semplice mo– th10 che un secolo fa non esisteva, studiarlo nella suR. origine e nella sua formazione o vedere sr esso costituisce una de\'iazionc d:1certe norme oramai sta– bilite dalla scienza, oppure non piuttosto una nuova mt1nifestazione cli ess e. {n tutti i campi dell 'at.ti \·ità umiHIR è nn.turalP che il fatto preceda la te oria, appunto pcrchè que~ta. in tanto esiste, in quanto si fonda sulla osservazione dei fotti reali cd e:-ìi~tcnti. Così gli arditi ahiratori della Scandinavia sfìd:wano i mari i;:tlaciali e i Penici conoscevano certo regole delht. 1mvigaz.ione molti se coli prima che la meccanica studiasse la teoria dcl- 11equilibrio dei galleggianti, teoria - sia detto per incidenza - dovo t.uttora tre principi cliver::1idivi– dono il campo. Così pure caldaie, pentole e attrezzi cl1\ guerra c-clebrnvimo la gloria del fuoco, immc-n samente prima che il ~enio cli l•'ourier conce1>h1se <prnsi di getto la sUtl opera immortale sulla teoria del calore. Così infine la scienz11 economica sorse qunnclo i problemi del capitale- mohile imperante si facevano urgenti, ma prima che i lavoratori, non ancora usciti dalla sogg-ezione politica, pensassero o potessero pensare alht libertà. economil'tl per mezzo dc-111organizzazione. I~ perciò le JHime teoriche eco– nomiche furono tali, che solo al ltn•oro isolato del singolo operaio isi poneva mente per costruire la dottrina dei rapporti fra i possessori dei tre beni che servono alla produzione della ricchezza, terra, capitale e lavoro. I~siccome tutte quelle teoriche, per una rngione che vedremo u1ù1ltn1. ,•olta, basavano tutto il loro piano fHII concetto della libertà clelPi11• dustriH e del lavoro, eia cui deriva \ 1 altro concetto della coucorre11za 1 così nei tenm.th ·i filtti da gli operni di organizzan;i, per regola re quel lH libertà e quella concorrenza, videro senz'altro un ritorno alle restri· zioni mediocrnli e si llffrettnrono a condlllllrnrli in nome della scienza. R questa deduzione invece era J.d1\per sè stessn un errore scientifico, poichè, <1ua.11clo n i contempliamo per lunghi anni un fatto e rileviamo che esso 11011 appartiene alla etategoria dei fenomeni spuri e 1>1.1s– se~gieri, ma è un fenomeno che ornrni fa parte della ,·itn, non ci è lecito condannarlo perchò non rientra nelle cla::1sificazioni della nostra concezione scienti• fica. Per spiegarmi con un esempio, tutto l'uni,·enw, concepito meccanicamente, soggiace al principio, sta– hilito da Newton, della gravitazione universale. Da qualche te111 po gli studi astronomici hanno posto in rilievo che, almeno in apparenza, il moto delle CO· mete non risponde a quel principio. Evidentemente a nessun astronomo salterà per questo in mente di criticare quel moto, perchè non ris1>onde alle sue teorie. ~ra egli si dirà: qui due ipotesi sono possi– bili: o il principio della ~ravitaz.ione universale non è il più generale cli tutti e esso rientra nella categoria cli altri principi pH1 ampi, entro i quali anche il moto delle comete trova la sua spiegazione. Oppure <1ucsta deviazione del moto delle comete dal principio della g-ra.vitazione è solo a1>1>areute,e allora bisogna guar– darvi più accuratamente addentro. Così la scienza economica, fondata, come dicemmo, sul principio della libertà d'industria e di intrapresa, si trova di fronte il fenomeno dell'organizzazione operaia. Qui pure due ipotesi: o la scienza econo– mica, così come è costituita, non regge, perchò inetta a dare una s1>iegazione di tutti i fenomeni di indole economica; oppure l'organizzazione solo apparente• mente si scosta dal priuci1>io della lihertà, ma in ultima analisi invece rientra in esso. Lo liico subito. lo credo che solo quest'ultima ipotesi sia la vera. I·!che, date le condizioni d<'lla vitn attuai<', l'organizzazione operaia rapprc-st~rui un imnwnso JH'I'• fczionamonto, non una contracldizione, elci concetto della concorrenza e che essa solu ~itL i II grado di far trionfare in prnticn. il principio alìtrntto della Jil)ertù. _\_questo principio, che nelle h•orie liberiste ornai giè't invecchiate, ~1ppare conw un ,,a,w suono di VOC'f', !"organizzazione io credo dà pol1n1, midollo e san~uc, e fii di l'SSO qualcosa di vivente e fii tun:.d hìle. Essa rap1n·esenta il pii1 perfetto portnto dl'llo 13forzo con cui la prntica dell'unrnnitìL tonta !tlhtt– tarsi alla perfrzione teorica, (' 1 oltrr ai imoi incul colahili bendizii morali e iutt•llcturnli, effettua quPllo di rendere ::1cmpre 1>iiL perfono quel lihero gio('o delle forze eeonomid1e, che- rappresenta. hl carattl'ristiea dc-Ilo s,,iluppo i11dustri1tle doi tempi nostri. * * * Come si ,•erifica tutto quc-sto? lo qui prego i miei cortesi uditori cli un p0{'0 di pnzif'nza. Faremo u11 viaggt•tto n1~11enu,·ole dt•lht teoria " pura l'l, come hl chilrniano i nrn.e:stri. O'altr;t parte questo viaggNto ò indi~1wnsahile per dare nl roncetto di org-anizzazione quel carattere po~itivo l' iò!Cientifiroche !-lerv<'a fis:)arne i lineamenti e II d{•li– mitnrne la sfcrn d'azione. Piì1 tardi 1 in tutti i ntp porti 1 che vcdrl'mo assieme, clellu organizzazione con i fc-nomeni pili importanti della ,·ita operaia, lctcoo· pcrazione, lo scio1•ero 1 l'emigrazione, l'utth·ìti1 am– ministrativa e politica, que::1tecarnueri:diche, <:hcora fissiamo, ci ritornernnno continuamt•nte sott'Ot'l·hio e ,,arranno meglio di tutte II clurl'i u11 1 idea. pr('C'isu 1 qualitativa e quantitativa, di quei rnpporti. l~ntriamo dunque senz'altro nellu q11estio11(•.S(' 1Wl'ssi dinanzi dei m11tematici, la mia cspodizione in pochi istanti siu·ebhe finita e con tutta chiarPzza cd e,•idenza. B111:1tcrohhe ricordare ale1111cnozioni di ci– nematica, ed apJJliCilrle senz'altro, con pochis~imo ilefinizioni, tti l'llJlporti economid. Invece hi:sognC'n\ allungare di qualche poco. Supponiamo un mercato, intentlcndo per w1·n·,,lo ~ un luogo dove i prezzi di um, stes8a mere(' non trovano alcun ostacolo ad uguu:.dht1·::1i.,. In <1ucgta ipotesi, come si vede, è già int-ito il conretlo di uno ~tato ideale di libera concorrenzlL Di un in~iemC' di circostanze, cioè, tali da permettere che hl concor– renza non sin ostacolata da ne.s~un impedimento. I•! chiaro difatti rhe, se le co::;e stanno così, unil merce identica di qunlitìt non potn'i in modo pormancnrn R.vere pili di un unico prezzo ::1ulmercato, prrchè In COllC0l'renza farcbb(• SCOlllJ)tll'iro i \'cnditori pili l'llri. Supponiamo orn due indiYidui che conoscono pcrf'd tamente il mercato, rhe non commettono errori, che sono perfettamente liberi di foro o non faro dei contratti e che hanno scelta libera lii contrattar<• o no in uno o altro luogo. Uno di essi possiede ,,ino e ha bisogno di ~rano: l'altro 1)0s~iede gr,1110{' lrn biso~no cli vino. l~videntementc <p1esti individui lt•n– ternnno di venire ad un contr1.ttto fra loro. La l'Oli· dizione perchè il contratto si faccia è già fo,snta C'0!4Ì dalle ipotesi. L'individuo che po!:lsicdc vino domanda del grano. Su un mercato - cioè in un luogo dove la merce si vende, non si regola domandare una certa qmuttitù <li grano YUOI dire essere disposti a offrire una certa quantità del vino rhe si possiC'de, a un dato prezzo. L\tltro ind.ivicluo, che ha del ~mno e abbisogna cli vino, deve e8::1ere piLrimenti disposto a offrire unu certa quantità di gn1110 a un d1\tO prezzo. Lo scambio, il contratto avverr:\ precisamente se la quantità di vino offerta 1 moltiplicata per il suo prezzo, ò uguale alla quantitl't di g-rano offerta, pure moltiplicata per il suo prezzo. Così, supponendo che il primo i11dh•iduo 1 per avere IO etti. cli grano, sia. disposto ad offrirne cinque di viuo a L. 20 J1ettolitro; perchè lo scambio avvenga

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