Critica Sociale - Anno XIII - n. 24 - 16 dicembre 1903

CRJT[CA SOCIALE 3i3 L 1 irroclentismo - cho non ò eia confondersi con la doverosa difmm dollu. no:itrn lingua o del genio dellt~ nostra. razza oltre i confini clel regno - non può con– ciliarsi con l'hlealo della p,\ce. O osso rimane un innocuo spasso per i nostri studenti o una generosa ma fugace protesta contro la solvu.ggeria teutonica ohe dà. la caccia ad un professore italiano per l•J vie di Innsbruck, o esso è cosa seria; ed allora, dopo le grandi manovre ai con– flui dell'A.ustrin, dopo lo feste significanti di Udine, osso conrluce logicamente a rafforzare Fesoroito, a mu– nire i passi dell'Alpi orientali, per preparare il paese alla guerra liberatrice. I.a democrazia. 1 la\'Orando a.Ila pace ed al disarmo, de,•o liberarsi di quella sua antica anima irredentista, che le ha impedito sempre di avere nella politica estera o milital'e un pensiero coerente o preciso. Come l'on. Son• nino nel 1881, recando la stm solida 1n·oparazione uol– l'idoalismo vacuo della nostra politica, ebbe ad affermare che i nostri interessi nelle terre irredente oranQ troppo pochi paragonati all'utilità di averci nmica Vienna, cosl la democrazia devo dire apertamente che le generoso idealità dell'iri-edentismo sono troppo piccola cosa di fronte al grande idealo della paco disarmata, nella quale - so noi, come ò nostro dovere, non obblioremo i nostri diritti nazionali - il principio di nazionalità potrà. segnare maggiori trionfi che non possa oggi mentre ò affidato alla dubbia sorte delle armi. "/':,,, Quale sia il programma della democrazia nei vari pro– blemi che toccano la libertà di propaganda e di stampa, l'ordinamento e la nomina della magistratura, la scuola, le opere puliblicho 1 In legislazione operaia, ecc., ecc, ò trop1>0no~o perchò io debba ripeterlo qui. Di molti di questi problemi In. soluzione democratica si differenzia da quella go\•oruativa soltanto di grado, per cui - se non vogliasi eutraro nei particolari tecnici di queste so– luzioni - nessuno di questi problemi 1)uò) da. solo o con nitri, servire a tracciare netta.mento l'opposizione fra il pensiero della democrazia. e i propositi del Gabinetto Giolitti. Un punto di sostnn;,,iale dissenso può essere quello del carattere laico dello Stato, cui h1, dato risalto In pro– l)Osta- ormai abbandonata dal Governo - del divorzio. .Noi non siamo fra i fanatici del divorzio. Crediamo sia JJropostn, oltrochò inoppugnabilmente giusta, op– portuna e matura, ma non vorremmo subordinare alla. suo. o.p1u·ovazionotutto un programma. Crediamo cioè sia, in una larga azione di Governo, 1>ronedimento 1 di– remo cos\ 1 ornnmenti.\le e non sostanziale. Ad ogni modo, il di\•orzìo ha sollevato l'antico duello fra la Chiesa e lo Stato, e la democrazia non potrebbe eludere la gravo questione. Come affrontarla? Quali sono gli elementi politici che concorrono a rormarla? · Noi fortunatamente abbiamo SUJ)Oratoin Italia il pe– riodo del giacç,binismo anticlericale, che attraversa ora la Francia e che rende così monotona la sua politica e cosl povera di grandi contese economiche. Lo Stato laico si ò eretto di rronte alla Chiesa, o le tr,Ltizionì rivolu· zionarie della nostro,.costituzione J)Ollticao il non expt>clit pa1>alehanno contribuito a mantenerci quasi immuni da un partito conseL·vatore-cattolico come quelli riel nelgio e della Oormanin. Ora, questa ò la maggior fortuna Oho possa. capitare ad una democrazia. J.,e forze conservatrici non possono avere molta radico nel paese se non hanno l'aiuto del– l'organizzazione religiosa. D'altra parte, l'organizzazione religiosa - in Italla., il papato - non l>UÒ esercitare IIL 81 1ote , e no B1a11c.o sua funziono politici~, che ò naturalmente conservatrice, sotto l'iù>itodi un 1:1ov-Yersivismo scapigliato. L1.-i J)lasticittL <lolla nostrn vita sociale, così ctuttilo a tutte le rapido trasformazioni, deriva d;\ questa condizione fortunata di cose. Mantenerla <leve essere interesse della democrazia. Jt;, per mantenerla, occorre sopratutto lmJ)ediro che il pa- 1mto si concili i con lo sti,to di rittto della nostrn rivolu– ziono nazionale, però che una tale conciliazione rendo• rebbo })Ossil.iìle la sua aperta o pernmnento alle1-inza. con lo forze conservatrici d'Italia. Ogni atto.eco alla Chiesa, al suo spìrito 1 alle sue supersti.doni, J)UÒserYire allo scopo; e una democrazia di Governo 11011 rarebbe l'in• toresse proprio se, J)er amore di quieto vi\•erc, non ren– desse seruJ)re J>it'l difllcile una conciliazione fra lo rorzc eouservatrioi del paJ)ato e lo trndizlonì rivoluzionarie del lo Stato laico. •*• Passando iu rassegna i ))Unti di dissenso fra il pro. gramma ministeriale o ciò che potrebbe essere il pn,• gramma immediato della democrazia, noi abbiamo semJ)ro considerato quest'ultimo come qualcosa di compatto e di omogeneo. Jnvece hL dernocrnzia è divi.:i,1. in J)llrecchi partiti, di• versi fra. loro, divo1·dinel programma o net metodo. Anzi, giammai come ora quella, che si designò col nomo di unione dei J>artiti 1mpolari, lasciò vedere le cre1,e e prean– nunziò vicina una dissoluzione. La democrazia, come riunione di tutte lo forze schiet– tamente libera.li 1>erresistere e per vincere la reazione minaccios1L,ha e.:ia.urito il suo còmpito. Raggiunto lo scopo del suo t1·ansitorio aggrnp1>amouto, è fatalo che si scinda a11cora, J )8rcorea.re aggru1>J)l\montinuovi, ri::1pon– denti alle necessità nuovo. Questi nuovi aggmppameuti, ci paro, debbono costi– tuirsi intorno ad un programmll di Governo. La demo– crazia è alle soglio llel potere. Ua rif\utato due \'Oito di partecipare al Governo, non potrobbe rifiutare UJH\. terza se il Oovorno, sca1nl.Jio d! volerla inghiottire come una preda, si ltlsclasso t >lasma.re da lei. Nò, partecipando una sola fraziono doll 1 Estrema al potere, le altre potrebbero rifiutare ogni cooperazione cd ogni solidarietà. l.,a.teorica dei nostri rivoluzionari, per cui lo democrazia deve governaro indipendentemente o magari eontro i pnrtih democratici che vivono e si ngitano noi paese, ò la più allegra trovata della loro metafisica. Ma noi riconosciamo che non tutti gli elementi che oggi costituiscono la democrazia italiana potrebbero coo- 1>erareanche indirettamente ad un'azione di Governo. ln ciascun partito della democrazia lottano due stati <l'animo, due tendenze - per u1mre la parola di moda - le quali dividono tutta la democrazia, al di sopro. dei fragili confini doi partiti 1 in due oam1>iavversi e incon– ciliabili. Soltanto la. parto che non ha J>regiudiziali, che non attende catnstrofl, che ha il senso della gradualità o della misura, può formare un partito di Ooverno. L'altra ri– marrà. sempre irriducibile, fuori della realtà e ruori della verità, a cu11todire le superstizioni di un J>nssato ormai superato. Questa crisi cli crescenza della democrazia, che met• torà capo ad aggruppnmenti nuovi, non ò irncora matura. Ed è questa crisi che ci ra parere mono torti, o che ha agevolato il trasformismo giolittiano. Ma la crisi può maturare rapida e rifnre le forze e il patrimonìo intellettunie della democrazia, so questa, in-

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