Critica Sociale - Anno XIII - n. 22 - 16 novembre 1903

CRITICA SOCIALE 351 lo loro convinzioni su ogni punto; soluzioni medie di maggioranze variabili da cosa a cosa e da caso a caso. .Mentre il Governo di maggioranza e la solidarietà. di Oabinetto approdano all'irresponsabilità, universale, per– chò elettori ed eletti sono pronti su ogni questione a s11crìfìcare all'idolo del partito, e l'insegna di questo copro tut.ti i misfatti delle maggioranze, e dietro la so– lidarlefa di Gabinetto JJrotetta dall'insegna di partito restano occulte le responsabilità individuali; la variabi– lità delle maggioranze per ogni questione obbliga ogni ministro ad essere in essa uno specialista, a prevenire Il pH1possibile ogni critica, ad industriarsi a conquistare e conservarsi con la. ragione la maggioranza; a questa basterebbe per trionrare l'opinione, al ministro la capa– cità tecnica. Non sarebbe più ))Ossibile scatenare quelle tempeste che travolgono tutto un Oabinetto per la. colpa d'un solo de' suoi membri. Essi non potranno essere mutati cho a uno a uno in seguito a lungo e speciale dibattito su un dato 1>roblema. Sarebbero impossibili partiti ministeriali e antiministeriali 1 perchè molti tra i deputati che sostengono un ministro potranno essere contrari all'altro, e, volta por volta essendo uno solo il J>osto da occupare, non c'è molto bottino da rare. l...ejeu. ne 1.·<tmlt·a pas la clumdelle. Saranno impossibili i pro– cessi generali, di tendenze, sulla 1>0Wicain sè; biso– gnerà discutere ad homincm et aà 1·em, ciò che renderà. le crisi più difficili e rare. Scomparso il timore cli crisi generali, determinati i li– miti d'ogni legislatura, anche il cleJrntato agirà. pii', li– beramente. Non si potrà. ,·eramente governare se non interpretanrto i bisogni e la volontà. generale su ogni punto cui essa si aJ)J>liehi, al di fuori e al disopra dei partiti. Veramente l'amministrazione delle cose sotten– trerà. nl Go,·erno degli uomini e questi snranno valutati a seconda della loro ca))aeità. nmministrativa dei comuni interessi li Ministero sarà. una élite nella élite degli eletti. Ciò non impedirà che i ministri possano accor– darsi su molte questioni; invece del Consiglio dei mini– stri, vi saranno volta per volta su ogni questione dei Cousigli cU ministri, quando ciò urga. Se essi non arri– vano a mettersi d'accordo, ciò che tra speeiaUsti e com– petenti ò assai difflç_ileavvenga, la Camera lì se1>arerà con tanto minor difficoltà e con tanto più equità. in quanto non vi potrà e:isere maggioranza per difendere o attaccare un dato llinistero ad oltranza. E del resto è qui che comincerebbe a non essere nominale nel Capo dello Stato quella funzione di supremo moderatore che a Napoleone primo console parca degna del porco che ill{,l'l'n.8Sa. Non essendovi pili in alcuno la preoccupazione di fare il gioco dell'altro partito, le critiche sarebbero piì, de– cisivo e serene, le opJ)Osizioni stesse più sincere, e più equanimemente valutate le direse. Nel mentre a ogui corrente d'opinione sarebbe piit facile seguire Popera de' suoi interpreti e a. questi il renderne conto ed es– sere al livello dell'e,·oluzione di quella, il Parlamento stesso diverrebbe l'espressione sempre più fedele delle convinzioni prevalenti nella nazione. L'anarchia non è mai tanto lontana dalle cose umane come quando si eon!lento alle cose clievolversi, di presentarsi, di equilL brarsi con libertà. Uno <lei mo li <tiindebolire, affrettando la dissoluzione dei 1>artiti,la forza di questi e la loro smania di potere, divenuta irragione, 1 ole ove l'opinione è sonana, gli è la soppressione dell'elezione popolare del presidente, afftdata invece, do,,e la scelta stessa. non sia preceden– temente decisa dal diritto dinastico, al suffragio mag- gioritario dei membri delle due Camere riunite, ogni sette anni. L'Ostrogorsky ritiene quindi elle sarebbe una delle maggiori sventure J)Olitiehe per la Svizzera il trionfo di quei partiti che propugnano l'elezione popo– lare del potere esecutivo federale. Cosl il formalismo po– litico riceverebbe l'ultimo colpo di mazza, e lo leghe, eosl divenute l'espressione libera e spontanea delle cor– renti dell'OJ)inione pubblica emannnti per cerebt concen– trici dalle individualità. più ra1>11rcsentative della realtà che le attornia, instaurebbero davvero il regime della rngione. Questa vittoria esteriore sulle cose non può però rea– lbr.zarsi cbe ad una condizione: che la libertà si sia prima gradualmente organizzata nello spirito dell'elet– tore. La dissoluzione del partiti permanenti, l'interdi– zione della conquista del potere fatta scopo d'agitazione, l'esistenza d'un elevato spirito civico, non sono oggetti a procacciare i quali valga alcuna. misura legislativa. La democrazia ha dato al cittadino l'habeas corpw1: saprà essa dargli l'habeas <mimtml? Qiii si parrà la s11..i ,iobilitatt. i~ questa la condizione del suo trionfo o dessa ò un sogno. lfoor di qui, anche uegli Slnti Uniti, do,•e la li– bertà esteriore è giunta al suo apogeo, sl che mai la terra echeggiò d'un canto trionrale e potente come l'inno ohe canta la vita americana con allegrezza e fervore cui sembrano associarsi le stesse cose inanimate, essa dà alla demagogia e alla corruzione il modo di entrare in casa di pieno giorno come un ladro c'entra di notte e di organizzarvi l'oppressione morale. La democrazia, sorta in nome della ragione e della responsabilità indi– ,,icluale1 ha continuato a governare con la 1·outi11e con metodi sopraHissuti all'a11cie11 régime, in uo tempo in cui la rivoluzione economica metto a dura J)rova le virtù sociali del eiltadino. Ecco la causa della sua crisi. Oo– verno del JJOJ)Olo, esso richiede anzitutto educazione ciel carattere cli questo e della sua mente. Questo il vero brutalmente espresso da Robert Lowe, quando, dopo M·ere invano combattuto l'esteoslone ciel suffragio al lavoratori inglesi, si vendicò gridando: now toe shall Ju,veto edttcateom· maste,·s (ora dovremo educare i no– stri padroni). Noi abbiamo però visto come l'apatia po– litica 1lella borghesia, del better tlemeut, che va crescendo in America, attesti anche la necessità. di una maggiore educazione pur nelle attuali classi dirigenti. C'è di Iliù. L'autore riconosce che il suo metodo non potrà compie• tamente trionrare se non con la scomparsa della se1>a– razione tra le classi sociali, tra ricchi e poveri, tra istruiti e analfabeti, separazione che insieme con l'e• goismo di classe fu accentuata dall'avvento della grancle industria. Ma anche questa scomparsa non può che es– sere l'opera d'un aumento della capacità delle classi inferiori non meno che dello superiori. Come la terra intorno al suo asse, così la democrazia gravita intorno alla coscienza individualo. ... Sarà la democrazia possibile? lì; questo l'ultimo pro– blema che l'autore affronta. So la si intende come un sogno millennario, come la reall1.zazione completa dello scopo 1>ro1,osto,appunto perchò non è che uno seopo 1 un ideale, ci illuderemmo rispondendo affermativamente. Noi veclemmo il Governo personale o responsabile e il Ooverno meccanico essere i due poli opposti tra i quali oscilla l'e,•oluzione politico-sociale. Ciò che si può sperare e fare, è che l'orientazione verso il primo ac– quisti sempre più prevalenza su l'altra. È l'immensità

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