Critica Sociale - Anno XIII - n. 22 - 16 novembre 1903

S46 CRITICA SOCIALE presenti condizioni 11011 può che accrescere l'auto– rità o il prestigio finanziario dello Stato. 8° Mentre attualmente il sistema ferroviario, cousid.e,·ato 11ell'in.<jieme dello attività che dallo Stato riceve e delle passività che gli domanda, non assicura all'cral'iO alcuna rendita, la sostituzion~ dell'esercizio privato in governativo potrà., sia pur lentamente, provocare in avvenire una condizione finanziaria diversa, la quale valga a compensare, con ammor– tamenti opportunamente ripartiti, la ~ravità dei sa– crifici già incontrati e che si dovranno incontrare, o ad assicurare insieme all'erario c1uei maggiori pro– dotti che l'incremento della produzione, del commercio e del traftìco fosse in grado ,di addurre all'impresa ferroviaria dello Stato. GIULIO ALESSIO. L'ORGANIZZAZIONE DEI PARTITI POLITICI NELLA DEMOCRAZIA L'opera da pochi mesi apparsa delPOstrogorski su La Democrazia e l'orga11izzazio11edei 1:,artiti,politici ( 1 ) è tra quelle che J>illmeritano d'essere attentamente lette e meditalo per la concisione, grande anche in rapporto ulla sua mole non piccola, J)er In originalità delle vedute, dei fatti e delle notizie raccolte, e poi metodo n cui si ispira. Le critiche che finora ne furon fatte nella stampa dei due mondi ne sono entusiaste; non se ne esagera l'importanza dicendo che essa comJ)leta e corona le opere monumentali del Do 'l'ocqueville e del .8rice, e insieme con l'Americ<m Commo1111,-e<1lth di quest'ultimo documenta l'enorme differenza che In più s,,ilu1>1>atn tra le odierno democrazie presenta tra Il momento descritto dal Tocqueville e l'attuale. L'interesse che può avere per noi quest'opera è du– J>lice: anzitutto ne scaturisce, documentata da pili d'un secolo cli storia estremamente particolareggin.ta, una tesi da questa Rivista sempre validamente j)r01)llgnata: che le forze politiche danno contenuto e vlrti1 evolutiva alle forme politiche e non viceversa; in secondo luogo lo studio dei fenomeni della vita della democrazia ne' suoi stadt più avanzati di sviluJ>POnon manca di avere una utilità pratica, sia nel suggerire il modo di influire sul– l'accelerazione di certi processi, sia nel suggerire quello di ritardare o prevenire l'anento di certi altri che si rivelano nocivi e perturbatori. Jnoltre, dovunque l'in– dustrialismo moderno penetra, sf presentano gli stes!<i 1>robleml,che altrove furon già risolti; data la facilità odierna delle ·informazioni o delle comunicazioni, un po' d'Inghilterra e d'America esisto dappertutto, e la constatazione che certi nostri mali colà. esistono pili acutizzati, riconnettendosi a leggi generali di evoluzione sociale, ci rende ad un tempo pli1 prudenti e più equa• niml. Per tutti questi motivi pensiamo di riassumere largamente quest'opera nelPintento di promuoverne la lettura, utilissima non meno al teorico che al pratico. L'autore ci avverto nella prefazione che nello studio della democrazia finora ci si attonno tro1>po all'este– riorità, alla organizzazione statica e istituzionale e si trascurò invece lo studio delle forze J>olitiche,del modo con cui sl organizzano le correnti dell'opinione pubblica, (1) L4 db1toeratu et i',woanl.fatwn de, partl.f poutlq«u, par M. O· STN.OOOJlSKI. - Calman 1.0,7, édll. 1'11r1,, 1903. Due 1'01. B1b1ot r~ G no H1arro che maneggiano le istituzioni come strumenti. ~~ a questo studio che egli dedica i suoi due volumi di complessi• vamente 1346 pagine, fitto di cinti e di considerazioni suffragate da una. ricca l>ibliografta. JI primo volume riguarda l'Inghilterra e il secondo gli Striti Uniti; en– trambi terminano con un bilancio dei fenomeni consta tnti e, poichò l'Inghilterra presenta in ispunto i feno– meni di cui l'America offre In maturità, il secondo vo– lume in un amplissimo sommo.rio ne trae le conclusionì generali. L'autore prende le mosse dal cedere della triplice tirannia sociale, religiosa e politica, che contraddistin– gueva l'ancieu régime e raceva dello St!\to il feudo d'una rnmìglia o d'una classe, !'arme por eccellenza del1 1 01>– presslone in<lividuale. L'individuo autonomo ò finalmente 1>roclnmnto sovrano e lutto richiama a sè. Fenomeno curioso però, pili esso s'avanza o pili s'accorge di riav• vicinarsl al punto di parteuza, piì1 s'accorge che la sua sovranità non è che nominale, che egli non ha in realtà alcuna influenza sulla. scelta dei governanti, che il Oo– \'erno è monopolio spesso di qualcosa di meno. d'una classe, e che questo giogo è sopportato dall'immensa moltitudine con la stessa passività. d'un tempo. La nuova fase sociale ru innugurata sotto gli auspict dell'idea che fine della democrazia fosse la 1Jiiì gran felicillt del maggiormmi.ero, o che qur.sto nrnggior numero fosse costituito da volontà lillore, cui non mancasse che l'esercizio della libertà e della virU1 per essere felici e realizzare in terra il regno dei cieli. Di qui discendevano la concezione della sovranità. di ciascuno, atomistica– monto preso, e della proporzionalità della libertà pos– i;eduta all'estensione del sistema elettivo. La democrazia non pane viYere che per rare elezioni; l'elezioue da mezzo di\•cnne fine e il go,•ernnro dl\'enne sinonimo di rare le elezioni. L'ipertrofia del sistema elettiYo - che a Chicago giunse a crear liste di 370 candidati! - ebhe per effetto di render la società. inferiore al suo còmpilo, di forno una governata anzichò una governante; di crearle In necessità di senirsi dell'opera di agenzie olettornli che s'interposero tra essa e i suoi mandatart e finirono con l'impadronirsi d'ontrnmbi. li sistema elettivo non ha quindi che una 1>otenza limitata e l'autore lo vorrebbe bandito dalle funzioni giudiziarie e puramente nmmiolstrati\'e; si capisce che esso possa essere propugnato anche in queste sedi, dove, l'O\'Oluzione essendo ancora arretrata, l'amministrazione e In giustizia eletth'e possono fornire all'opinione l'op– portunità di rnrSi sentire e di esercitare sugli affari politici quella dose di controllo di cui l'organizzazione politica la. priva; ma in genere si dove ritenere che i J>rogressl rl'una societìLpolitica. si misurano, non dallo s,,iluppo del sistema elettivo, ma piuttosto dal grado in cui essa può permettersi di limitarlo e di confidare la sua amministrazione e la sua giustizia a runzionari: per– manenti e responsabili, quoa(l se bene gesserint. Dove la opiniono ))Ubblica è sonana, il sistema elettivo, oltre corti limiti, cessando d'essere utile, diviene dannoso e cagione di sperpero cli energie. Dallo stesso errore fondamentale di concepire In società come un nggregato atomico di volontìi per sò stesso tendenti al bene, conseguiva che nei ))rimordi della de– mocrazia non balzasse nlln. mente di nlcuno il pensiero che Il voto 9 solo l'ultimo di una serie di atti, la cui sincerità non è meno importante; che l'opinione dell'elet– tore si forma prima del voto e sotto l'influenza di molte– J\liCiforze contro le quali urgeva un'organizzazione della sua libertà e responsabilità morale. i~ cosl che, poichò

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