Critica Sociale - Anno XIII - n. 17 - 1 settembre 1903

CRITICA SOCIALE 267 che vi si debba fabbricare ,, (1); e annuncia che lo stesso principio fu affermato nella Commissione par– lamentare che studiava il progetto sulla municipa– lizzazione dei pubblici servizi. Questa municipalizzazione del terreno sarebbe certo il miglior mezzo per rinsanguare le finanze comu– nali e permettere ai Comuni di provvedere, senza aggravio dei contribuenti, a quelle grandi opere cli risanamento che sono una necessità delle città mo– cleme e sovratutto di provvedere alla larga costru– zione cli quartieri igienici e a vero buon mercato. Conclusione. Abbiamo esaminato, sommariamente, i risultati dei vari esperimenti, tentati fino ad oggi, per riso!· ,•ere il grave problema dello abitflzioui operaie, e 11ell'esame abbiamo cercato di mantenerci imparziali) sforzandoci di cogliere solo la voce dei fatti. U nostro studio fu molto rapido e frammentario; ad alcune questioni fu semplicemente accennato di volo, altre furono condensate nel minore spazio pos– sibile, ma avrebbero avuto bisogno di ben altro svoJgimcuto. Volendo trarre da tutto il detto una conclusione che serva pel nostro paese nel momento attuale, possiamo affermare: 1° è vana cosa correr dietro a soluzioni che un secolo di esperienza ha condannato; 2° è necessario ridurre al minimo la quota che si chiede all'operaio, perchè altrimenti le case ope– raie uon sono più tali: quindi non si può parlare cli rendita, di assicurazione, ma semplicemente di affitto; 3° le iniziative, che possono dare migliori risul– tati, sono quelle della cooperazione e della munici– palizzazione: le prime possono bene riuscire nei cent.ri minori, le altre nei ma.ggiori; 4° la speranza di risultati davvero confortanti non può trovarsi che in un sistema di leggi, che a..lla cooperazione e pilt ancora alla municipalizza– zione prepari il terreno favorevole di affermazione ed espansione. fu questo campo il partito socialista ha eia cogliere allori su allori, purchò non sonnecchi o non si perda dietro la manìa delle vane parole, ma si cimenti 1 passo a passo, colla realtà che vivo o palpita e ci invita ogni ora a tentare, a osare. Bttlla, agQS/Q 1903. Dott. Grnr,10 CASAUNL (1) Ing. SPATARO: loco eit., p11g. 10. LOTTA DICLASSE PROFESSORALE (Nell'imminenza del Congresso nazionale di Cremona) In verità, i J>rimi passi mossi con inaspettata e sim– patica. risolutezza dai professori seconda.rii nella. yia, che ha da addurli, o tosto o tardi, alla rivendicazione dei loro contesi diritti e ad una condizione economica meno risibilmente indegna dell'ufficio altissimo, cui essi adem· piouo dalla. cattedra, non sono stati finora sorrisi da una molto prospera fortuna. Chè le cose dell'istruzione media, malgrado le molte e Yerbali promesse, camminano sempre, per tutti i rispetti, nell'istesso modo. Nè c'è da shtpirsene e da scoraggirsene. A bene e-;ami• nare, nella '3uacomplessittli il problema scolastico italiano e il momento e le co11dizioniin cui esso si è affacciato e tenta e cerca una. soluzione, ci sarebbe da meravigliarsi del contrario i tante sono le difHcolfa che lo impacciano e lo ritardano: difficolti\, che si fanno sempre più numerose n 1ar e tangibili e presenti, a mano a mano che gli insegnanti organizzati JJassano dalla cerchia lde\le affermazioni e delle rh'endicazioni platoniche a q'uella dell'opera pra– tica, quotidiana, urtante determinate e singolari potesb\, suscettibilifa e interessi. La strada, che prima ideal– mente si tracciava e preflggeya rettilinea e ben definita 1 apparisce in\'ece tortuosa, a viottoli e svolte e, a percor– rerla, richiede duttilità ed estemporaneità di anedimenti 1 ingegnosità. di industrie e di astuzie, tenacia cocciuta e paziente nello smuovere, a uno J>er uno, gli ostacoli congiuranti ad impedirne il cammino. lfon diversamente accadei salve le differenze proce– denti dalle cliYerse categorie professionali e dal diYerso svilu})pO di ra1>porti che informa ciascuna di ei;se 1 in tutte le a.Hre lotte di classe, tutte, in eflètto, svolgen~ tisi non con ritmo lineare e simmetrico, giusta l'itine– rario prestabilito e voluto dal profeti e ;dai metafisici dell'o.scensione 1>roletaria 1 ma asimmetricamente, con varia vicenda. di arresti, di regressi e di conquiste. Il tutto sta nel non perder di mira, volta per volta, la meta prefissa e nel non essere cosl imbelli e pigri da temere che ci debba prendere vaghezza di rermarci dOJ)O la prima parziale Yittoria.... . .. Innanzi tutto l'opinione pubblica del nostro paese è immatura al problema della scuola, come è immatura a troppi altri grossi problemi. Essa si va destando, illumi– nando, disciplinando i ma dove lentamente e accidiosa.– mente, dove a scatti e impulsi intermittenti e, a lungo andare, ben poco fruttuosi. Della scuola non è sentita, fra noi, aaegu;ttamente l'utilità o è se11tita - mi si passi il giuoco di parole - con un criterio di utilitarismo gretto e banale; un po' per l'incoltura o, almeno, il freddo e scarso amore alla coltura. anche dei c.eti così detti superiori, un po 1 perchò la scuola nostra, in complesso, è mal foggiata, un po' perchè, con sofisma. enorme e pur corrente, le si dà colpa. di creare degli spostatij come se gli spostati fossero solo fra i laureati e, comunque, non fossero figli e vittime, anzichò della scuola, del difettoso assetto della socieh. E alla poca considerazione della scuola corrisponde, naturalmente, la nessuna consilierazione <lei professori. [ quali, nel concetto dei più, sono gente, il cui ufficio è di passare e di bocciw•e, non d'insegnare, e son degni non di stima e riconoscenza, ma di lusinghe e complimenti solo in quanto, a fin d'anno, dalla loro sentenza dipende la giocondit.à o la tristezza. delle famiglie, che hanno dei ragazzi alle scuole; e so1rntenuti poi tanto da meno, in quanto, pel magro stipendio e la carriera stentata, sono costretti bene spesso, con diminuzione della propria clignittì, a tirare avanti meschinamente a furia di ripieghi e a farsi concorrenza nella caccia alle ripetizioni. Essi, in generale, valgono molto di pili di quello che sono considerati, e si vanno dl per dì migliorando mercè la selezione - penosa, ma fa.tale, se anche non di rado attuata senza equità. - che si fa nelle loro flle per la. gran ressa dei disponihili in confronto delle cattedre Yacanti, e mercè la cresciuta serietà. degli studii e - checchò altri dica in contrario - la maggiore e migliore coscienziosità e austerità, che i gioYani della nuoya ge– nerazione sogliono recnre nell'adempimento del prOJ>rio doYere. li reclutamento - per usare una espressione mi– litaresca - degli insegnanti 1 che nei primi anni ciel Regno si faceva molto a.Ila buona, disJJensando a destra e a sinistra. cattedre secondarie e uniYersìtal°ie JJ. vete– rani vecchi e giovani, autentici e... spurii delle batta– glie dell'indipendenza, e poi - grazie al piccolo nu-

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