Critica Sociale - Anno XIII - n. 12 - 16 giugno 1903

CRITICA SOCIALE 191 La mattinata di frate Tlario ò pure un tentativo di rivestimento dell'ottimismo reolistico borta.cchiano coi vecchi mii.i. Frnte [la.rio della vecchia fede non ha più che la forma esteriore e il ,·onorabile decoro. !◄:gli è il credente nuovo e moderno por cui tutte le vie son buoac, nò v'ò eresia ov'ò bontà di cuore. E un fratello latino di Parker: Oh! noi 10 abl>iam cercate lungamente lo vie! ... Quale la vora, quale la buona? E tu le rifioristi tutte quante cli siepi e di filari, a primavera, o tu le cancellasti per traclurle in effuse erbe di prati e ripro,lurlo J>Oicome le volle l'errabondo bisogno. E ruron belle, furon utili tutte, orientato dall'assento Pioniere a fln di bene. Si sente però in questo venir meno la spontaneità e la freschezza, pregi essenziali dei primi due. So– lenne, completo nel suo andare è invece l'ultimo del gruppo ricordato . .J?ra due secoli,Alla &mtif(),di. Leone. Il vecchio papa ò immaginato nel momento in cui sta per aprire la celebre porta; poi poeta egli apre la porta dell'Ora nuova, divel'sa però per lui che è per morire ed entrarn nel ciclo fantasticato nell'età delle fedi e per noi avvezzi al l'urto contro il sasso e il yento, contro la storia e lo sue forzo ignude. l◄:bbene? Vanne in J)RCC. A11chenoi del reo cimento JJaciflcnndo in t.o l'anima triste sentiam pMsnre il mistico momento con un frullo di bianche ali non Yiste. Che vale ripensar quello che fosti nei secoli per noi ? Come spietati ferri che uu cuor di madre ni.,i.,innascosti a stornar lo frn.terne ire dei nati, la Yita.celerà dentro i terre11i l'armi che usammo nelle lotto antiche, sì cbo le copra un verdeggiar di fteni e le confonda un biondeggiar di s1>icho ... Perchò donemmo contristare il Santo ue 1 conflitti del mondo ora ch'ò tnrdi? 'fu dai secoli giungi esile tnnto e tanto bianco!.... Oh ! noi, buoni o gagliardi, non temiamo <l1offrirtiun Yerde ramo dal Yivo allor dc le battaglie nostre; e se un'eco dei baldi inni <'he nminmo giunge un istante alle tue muto chiostre ... Molto ormai siam vissuti e molto ormai condonammo alla Yita: il comm'iato nostro è se1·ono; tu così te 'n Yai, te ne Yai perdonando e J)Crdonn.to. Così a distanza d'anni il perdono finale, che avea inspirate le strofe del Canto dell'amore a.Ila pili gmnde individualità. italiana vivente, si allarga in un 1>octaminore a conciliazione di due forze soci11li, cli due principi contrari, di due età del pensiero. La filosofia del Bcrtacchi non è però solo in questo senso cli conciliazione: essa sa anche la propria re– latività, sa che i veri s'inseguono noi tempi e pns– sano e vuol essere lit poesia cli questo eterno passare. Leggete L'io migr<mte, che pel motivo ricorda in 1mrtc "Passando ,., clic chiude- i Poemetti lirici. Il nostro io risulta di clementi, cli idee, di sentimenti, di armollie, che impiegarono secoli a trovarsi assieme, che attra.– ve,rsarono oceaui e foreste millennarie d'odi e d'amori; ar in questo senso l'animo n ostro si compiace non solo di guardarEi al pnssa.to, ma di salutare l'a.vvenire senza rimpianti, sonm intolleranze: Cantai la poesia dei Yeri umani pur sapendo che passano; dall'oggi vidi allungarsi il mistico domani come dagli alti poggi dello mio valli un ondular si vodo d'altre giogaie che il })astore addita; recan<lo in me qu~sta migrante fede io non fissai la Yita per sabati solenni e 1>erYicende; non giudicai compiuto alcun destino; poeta errante io rui sotto le tende d'un pO))OIO in cammino. Cosl per YOi. Di lù. dai 1mosnggi eoron11nli la \'Ostra nm))ia dimora io vedo pre1mrnrsi altri Yinggi 1 ,•edo altri monti ancora. Voi partirete. All'alba una fraterna YOStraa,•anguardia. sellerà. I Cll\'tllli e la clitrna della marcia eterna. rintronerà. le Ynlti. Vi ò poi una serie cli componimenti, che sono o l'flpplicazionc agli eroi del passato cli questa filosofia, ovvero sono l'omaggio di questa a quelli. Apparten– gono a questo gruppo: Pisacane, 2 giugno 1882, Al sopito di Staglieno, 'J'erzo regno, Leouarclo, Dante, La te,ni e gli eroi. La personalità di Oaribalcli 1 che passa da1le opero belliche agli amol'i della terra., si trasforma in sim– bolo della futura rigenerazione della patria. L'eroe chiamato dal sommesso pigolìo delle due capinere parte dall'isola selYaggia, varca il 'l'irreno e posa con l'alba sul Gran Sasso d 1 Jtalia. B che vede egli oll'orizzonte? .. Oh! delle imJ)rese d:i I ui lnggitì compiute ecco 1 questo resta.va : un IJel paese, che nutrivo in silenz io i suoi frumenti 1 o un aspettar di terre disiose d'arntri e dì sementi: . ... ,·ide la sua lunga gesta continuare oltre gli sguardi uma11i: l'udì placarsi in uu brusìo confuso, in un diffuso maturar di grani. 1;_;c1 a (luella gioia benedice i ricordi dei dolori soffcrt.i, saluta i caduti ed in sò affratella, segni delle future glorie c1•rtalia, la terra e il mare. È questo uno dei meglio pensati e riusciti sagqi del volume. Nella sua concisione lo stesso vorremmo pur dire di Pisacane, OYOl'eroe di Sapri ò cantato nella sua integrale grandezza di sognatore sociale e di patriota mesto l{udello della Libertà. Nei versi n Mazzini 1 il poeta ricorda. i molti della sua \'alle che seguirono l'agitatore genornse, che per lui percorsero fuggiaschi i varchi delle montagne, e dai quali ebbe la poesia patriottica de' suoi primi anni. U Bertacchi ha grande la maestria del farceli sentire umili e più g-randi quasi or che son morti 1 che quando f'urono vivi. Il senso dei cimiteri cam1>estri, a cui furono o sono a nrnno a mano condotti, fra la gloria degli inni prediletti e che allietarono le battaglio ed i conviti, e frfL i purpurei colori delle bandiere delle fedi vecchie e delle nuoYe, che le continuano, è passato ed espresso intero in questo carme. li nostro figlio di Rezia non avrà la magistrale strofa o il volo largo do! CHrducci e del Pascoli, ma vi è

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