Critica Sociale - Anno XIII - n. 4 - 16 febbraio 1903

R CRl'l'ICA OCIAU: riscatto economico do,•rl essere pagato con altre Jncrimc, con altri dolori. Le lacrime e i dolori 1>as– sati noi li abbiamo messi in cifre. A chi yi Ynol l('l,:J,tf'rO,le conclusioni. ATTll,10 ÙAOIA'l'I (' Luro1 F.1NAtrn1. LIA OU~EZ!Ot-1.E ~LSPOf4bE. Quftnclo noi aprimmo le colo11nodella Critica al denso e J>Oderosostudio di Attilio Cablati o Luigi Einaudi - entrambi non socialisti e ben noti per lo loro tendenze o convinzioni scientifiche - non Ignoravamo le proba– bili conclusioni a cui lo studio stesso sarebbe arrh•nto. Cl() malgrado - diremmo meglio, In grazia di ciò - fummo lieti di farci, per cosl lunga serie di articoli, loro editori. Ciò signiflcarn, sin dal primo giorno, la nostra nclosloue personale allo conoluslonl medesime. E l'adesione è cosl plcnn, che Inoltro - per porro meglio a portata di tutti gli studiosi o gli uomini J)Oli• Ilei I risultati delle indagini 1>nzlenti dei due valorosi nostri collaboratori - ci proponiamo di stralciare i loro nrllcoll in un l'olumetto, che vedrà la luce fra brevis– simi giorni. Hononchè, malgrado 1'011ore cho I no!!tri collaborato1 i ranno al nostro partito, ed a noi in ispecie, supponen– nendoci i soli capaci di eftlcncemente promuovere l'attun– ziono della proposta precisa, che ò Il coronamento logico tic! loro lavoro, ci sentiamo - 11011vogliamo dissimu– lR.rlo - alquanto perJ)lossl dinnanzi alla res1,onsabllità ed nll'o11ere che a quell'onoro si accompagna. Certamente: le idee, in una mnterla. cosl pregna di lagrlmo o di sangue di popolo, f\nchò rimangono acci• diose sulla carta, flnchè non si traurondono in una agi– tazione ordinata e sistemntlcaj sono dilettazione vana di accademici, fatuo pascolo di doltrinarii perdigiorni. F: snrebbe tempo che la angosciosa esperienza di tanti anni - ora che si 1>uò, da tanti fattori accumulati, tirare con certezza le somme .... e le iottrazfoni. - compiesse Il miracolo che del verbo ra ca.mo, o della tesi astrntt1L ra nzionc, Un'altra ricerca, tuttavia, ò prcgludlzinle: quid. t·alea11t lwmerf, quict (erre 1·ec1tst11t • .Abbiamo noi l'autorità, ha già Il nostro partito la propnrazione specifica e la con– creta. vitalità - il Witle schopeohaueriano - che Ca– blati ed J::lnaudi gli e cl suppongono? Da più anni, negli scritti, e J>lì1 nella propaganda orale, noi giostriamo, nello chiostre del nostro partito e negli nmbienti operai - forse con preparazione insuffi– ciente noi stessi, ma con visiono llrn1>idadel fine o con convinzione testarda - per ridurre Il J)ensiero socialista 1 <lnlla arcndicn nebulosità dolio grandi formule, o vncuo, o mal sorrette dai fatti, o solo vero tendenzialmente, a una 1>!ì1 circoscritta e positi\'I\ operosità sovra i temi concreti della vita. Cl parve, e pare, che, nel complesso dedalo del problemi economici, negli anfratti dell'azione imme– dlntamente possibile e immedlnmentc efficace, nell'in– trico degli interessi a volte cozzanti e a volte congiuranti di classi sociali diverse, i socialisti, raJ>presentanti l'il1- toresse 1>roletario, che ò del maggior numero, e che ò interesse essenzialmente progressivo, abbiano qualcosa da diro e qualcosa da faro, che non dicono o ranno ab– l)astnnzo, o che sono sviati cla. dlro e da fare J)er J'ln• cnbo <Il quei preconcetti, In cui credono custodita ed esnurlta tutta la dottrinn. In nitre parole, fra coloro che clnngottano a. perfMiato di q11tillo11e sociale, come di cosa J>ersò stante ed a,•ulsa alle contlngeuze dei problemi concreti, e coloro cbo negano di essa anche l'essere e non nggono se non altrettante qutslio11isociali- distinte \.::i o cd Indipendenti, quanti sono I prol>lemi urgenti della società. e dello Stato 1 noi ci collochlnmo in una linea in• termedia: crediamo a una questiono sociale, non gil\ nutoctonn, ma che sta. in run:dono delle questioni sociali singole onde e tutta intossutn, o che non si risolve d(I. soln, do,·o non si attncchino o 111 risolvano queste con veduta d'n.ssiomc. 'l'alo OJ>inione,e l'atteggiamento che ne consegue, ci procurò nomea quando di 01>1>ortunisti,quando di diser– tori: perchò ,·olemmo avvalorare la lotta 1 dallo nul>I riducendola in terra 1 fummo In so;;petto di quietisti; pcrchò ricusammo il comodo alibi di a5solute antitesi meramente dialettiche, ci si gnl)ellb per armonisti so– ciali. Vagheggiammo una r1voluzlono nutrita cli fatti, non campata nelle aeree parole, o so no creò una lt11de1ua, afHbblandoceln, coll'adornl.llle nomignolo cli " riror• ml111110 11• Anche nell'ultima riunione, In Homn, della Di1·ezione del pnrtito e del Gruppo J>nrlnmentnre, ci avvenne di J>0rro la. questione tutta Intero, della quale quella affoc• clata da Cabiati ed EinamU 11011 ò in realtà che un fram– mento. Discorre,·asi di " speso lmprodutthe n e lamen– tava.si che la contraria 1>r01>agl\nd11, onde s'era preso l'im1>egno 1 fosse come svam1>ata nelle fiammate effimero di pochi Comizii. Osservnmmo elio il combuslibile 1 onde quell'ngitazione si alimentavn 1 ora lii tale natura, da 11011 poter dare per l'appunto eho clollo fiammate; porchò, qunl che sin il fugace elnmorc del Comlzii, la questiono dello Sf)OSO cosidette improduttivo, o militari in is))eclo, non si avvia a soluzioni concrete, ove non si connettn. con tutti gli altri })roblcmi cognati, politica estera o colonlale 1 riforma. tributarln, dogane, trattati di com– mercio, ecc., ecc. ~e uscl, per ,·oto concorde, un Comi– tato SJ>Cciale,incaricato di l)rodisporre un programma. completo di lavoro, parlamontaro ed extraparlamentare, Ma sarà J)Oisecondato ? Ì•: nel qundro di cotesto J)rogramma - non dottrinale, ma pratico - che vediamo collocarsi naturalmente la propostn. del nostri collnboratorl Cnblatl ed Einaudi. Ln. quale non J>0trebbe essere nccoltn, senzn. jattanza, da un uomo o da una effemeride. tn ri111,ostanon spettn, dunque, a noi soli. Per noi, lo riJ>etiamo, chi ci invita ad un'azione concreta cl iln•lttl a nozze: nè, J)Oichò si tratta di tibbattere o di abb1usaro bnrriere doganali, fa. remo questione di frontiere fra pmrtiti, per assicurare a noi steui artificiosa protezione di dogane politiche. F'acciamo nostra la proJ)osta che cl ò rh•olta e la ,;I· riamo nl partito. RiiìpOnderà eeso e in qual modo? 'l'rOJJl>0volte esso ci risJ)Ose con In solenne eloquenza d'un alto, imperturbato sllonzio .... [,AC1uT1c,, Soc1A1,a:. LEGISLAZIONE C TRO LAMALARIA Nessuna. delle epidemie ò così legata con la que• stione sociale come la mnlarin. J<~ssa infatti è sernpro l'ostacolo più insormontabile ulla colonizzazione e, in g(J11ere, all'acclimarsi della rnzza eut"Opeanei climi caldi o tropicali. .Nella solo. l'taliti, mantiene incolti circa duo milioni di ettari cli terreno; e moltissimi grandi territori, che potrobboro essere fertilissimi, li mantiene, se non incolti, certamente mal coltivati; cosl nel Lazio 1 e nel ::\[ezzoglorno, nelle Isole tante o tanto vaghissime plaghe rirnAn:tono in uno stato di inferiorità, e purtroppo anche di schiavitÌL e di bar– barie, che ci svergognano innanzi al mondo civile. Le regioni ove la malaria più infierisce (Basilicata

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