Critica Sociale - Anno XII - n. 18 - 16 settembre 1902

286 CRITICASOCIALE delle terre ancora rimaste straniere. Altri si rivolgono alla lil>ert1\ costituzionale e reclamano nuo,'i ordinamenti elettorali 1 nuove Costituenti. Altri continuano il sogno antico della repubblica. Nessuno supera il sogno della liberti\. individuale. JI nuovo ideale politico ò la demo– cratizzazione delle istituzioni, e la libertit delle classi. • Questo ideale di istituzione politica democratizzata, questa assunzione delle classi alla liberfa costituisce un metodo cli controllo pili evoluto ()Orl'armonia finale degli interessi antagonici di classe. 11 prolllema dell'ar– monia si tenta ·con un'unità concorrente nrnl!giore: ò sempre un circolo piì1 vasto d'interessi a.nnonici che entrano in campo, ò il sogno della cooperazione 1 della associazione, dell'amore, che si SJ)rigiona e che mette capo all'impresa collettiva, la. quale reali,..,za le condi– ;doni di massima economicità pe1· il concorso volonte– roso di tutti i consociati. Nè de,•e fare meraviglia che l'iutenento dello Stato produttore sia domandato dalla classe proletaria, proprio da quella parte della democrazia che fino ad C'ra non ebbe voce nella ,•itn politica. Quando 10Stato produttore interverrà realmente, sarà necessario che le classi, che lo invocano 1 siano organizzate per poter Jhirtecipare alla dimanda. 11 quarto stato si trova preparato a soste– nere politicameuie i propri interessi economici. Non cosl possiamo dire di coloro che in,•ocano il liberismo nell'orn presente. JI liberismo è ancora domandato dalla piccola borghesia, non organizzata, amorra, impotente a rarsi valere io uno Stato in cui la rappresentanza di tutto le classi e di tutti gl'int.ere1;si sia chiamata; desiderosa solo di uno stato d 1 a11archia, iu cui le iniziative isolate pos– sano vegetare. Essa aspira alla libcrt,à, ma l'invocazione è retorica; riJJete le immagini del passato, ma non sente il JJrescnte, uè J)revede l'a\'\'enire; vuole la. quiete e ht ))ace o non vuol essere costretta a prepararsi acl una lotta pi1'1 evoluta .. La piccola. borghesia rifugge dalle lotte politiche; il proletariato invece entra nella vita pubblica organizzato di tutto 1nmto, cosciente delle proprie forze e della propria missione. Ì-: lll nuova ari– stocrazh che s'a,·anza, com'ha detto il Pareto i e l'aV\'ento è un movimento estensivo, non intensi\'o, ò un'aristocrazia di clemos che si afferma. Come vaticinava :\lazzini, ò il salire itte\·itabile, provvicleuziale degli uomini del lavoro. VI. Per lo studioso SJ)assionato, che nella calma del lo SJlirito osserva ed aflsiste a <1uesto grande dibattito, il maggiore che abbia visto la storia fra individualisti e fautori del• l'intervento di $tato 1 l'ultimo e profondo significato della lotta non 1>11Ò sruggire. Ed appare allora maniresto che le due p,uti combattenti lottano per uuil idealità identica, per l'effettuazione dello stesso sogno, per il conseguimento di una stessa condizione, la. condizione essenziale, unica, suprema per il raggiungimento del paradiso economico. Questo sogno ultimo e comune ò il sogno di libertà. Quando la libertà non si può raggiungol'e coll'azione indi· viduale, si tenta aft'e1-rarla coll'aziono collettiva; quando il monopolio non ))UÒest1ere schiacciato dall'individuo, lo si uccide per opera dello Stato. Quando lo forme in– dividualistiche della concorrem-:a non riescono pili ad ottenere ulteriot·i dimiuuzioni nei cost,i di produzione, si tro,,ano piì1larghe forme di co11conenza, e si dctennina la lott:l economica trn imprese ))rivate e publJliche, e tra imprese publJliche maggiori e minori, assicurando un no\'ello campo, una sfera piì1 lata, alla estrinsecazione della li1Je1·tì1. Jl secolo nuovo si n11re colle ste!!se t\SJ)irnzioni del B1b1ote a Gino H1arco secolo tramontato; salvo ohe i vessilliferi dello nuove formo di liberfa non sono pii, i rappresentanti del terzo, sibbene i rappresentanti del qual'to stato. i\la le riven– dicazioni che si vogliono sono le medesime: eguale lo scoJJOultimo t\ cui si tende. I liberisti volevano raggiun– gere l'armonia tra gli interessi individuali, i collettivisti vogliono raggiungere l'armonia degli interessi di classe. I liberisti ,,oJevano li~ distruzione di ogni monopolio artificiale, i colletti,•isti vogliono l'abolizione di ogni sfruttamento. 1 liberisti vole,•ano un maximum di relicità economica per tutti i membri della collettivitfl, e tale ò la mèht dei collettivisti. I liberisti ern.uo assetati di libertà, ed i collettivisti ne creano nuove rorrue. E libel'isti e collettivisti vngheggiano una J)atria semJ)re più grande, sempre piì1 gloriosa. Le a.spirazioni interna– zionali, cosmopolile, di pace e di felicità dei nuovi idea– listi, uon distruggono il patriot.tismo, non nega.no la nazione, la pat.rin. Come ru detto giustamente, due sen– timenti così alti come quelli di patria e di umanità non si 11osso110 tro,•,ne in conflitto, im))el'Occhè l'amore nnisce, non divide. )li~ si vuole che i sentimenti patriottici siano l'espressione di tutte le classi sociali, siano Pidealizza– zione <Finteressi Yeramente generali, rappresentino il benessere dellr~ collettivitt1. E si mole ancora che il sen– timento di patria, co:,l rormato, si <liriga e cospiri al raggiungime11to di piì.1ele,•ati fini sociali 1 confermandosi la chiarn Yisione di :\lazzini intorno alle nazioni, conce– pite come l'cs11ressione della divisione del la\'Ol'O nella umanità. E da ultimo si US))iraacl una patria che abbia l'atta mi>,sionedi essere ante~ignana fra le nazioni nella rigenerazione civile e<leconomica dei popoli. tiel sogno di questa patria ideale, i collettivisti continua110 il sogno dei liberisti, il sogno della libertà. Essi \'Ogliono una quarta. Halia libera dagli oppressori interni. Yogliouo una quarta Jtalia proclamante in raecia al mondo il trionfo del lavoro, non pit'1assenito all1impcrio, al pap,tto, al capitale, Ì,: 11ideale pili luminoso di patria che mai ab!Jia vagheggiato occhio di esule. L'armonia degl'inte– ressi iu una armonia tutta italiana, la lìbe1·fa economica in un ambiente art.istico. La patria libera non solo po– liticamente, ma economicamente, Le rorme idealistiche si succedono nella storia quando le generazioni si presentano sane e vigorose e ))Ortano nel Jll'OJ)rioseno nuovi rermenti di vita. Allora le nuove generazioni hanno fisso lo sguardo nel futuro, là do, 1 e le presenti condizioni dell'ambiente fatalmente lo spin– gono, 11 passato le sprona coll'esempio, ma al J>assato non si può sempre ritornare, perchè le 1>osizionidel pas– sato non si presentano identiche due volte nella storia. Dai padri l'esempio delht pertinacia, del coraggio, delh~ rede, delPeutusiasmo. Dai padri la conferma che il nuovo idetile non è che la conti111mzionc dell'antico e sempre eterno ideale: il sogno di libertl1, lo sviluppo pili armo– nico delle condizioni di vita . .\la i padri devono inchinarsi alle nuove voci della storia, non devono abbandonarsi a quello s1Jirito di genel'alizzazione che è una debolezza della concezione umana. Ogni ideale ò sacro. Ed i padri deYono godere ineffabilmente constatando che i figli 11011 )';i cristallizzano nelle forme idealistiche antiche, ma che sono mossi <lit nuove idealità., proromJ)enti da nuovi o mutati rapJJOrti sociali. La successione rapida degli ideali è indice •di vita rapidamente Jlrogressiva . .Epperò lasciate che io fluisca con un'augurale in,,ocazione: 11 possano i ruturi ideali del mio piccolo figlio essere diversi e più progressivi de' miei, purchè egli li senta colla. fede o coll'entusiasmo del padre. ,, ÙlOVANNI .Mo~n;~IAJ(l'l~I.

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