Critica Sociale - Anno X - n. 3 - 1 febbraio 1900

CHI 'l'J CA SOCI AL I•: nica media del capitale tende ad uguagliarsi a quella esistente nelle altre sfere della produ1,ione sociale. così la rendita assoluta è per Marx una super(etaztone destinata a sparire('). Per Loria invece tale rendita assoluta, basata sul monopolio della terra, è una categoria tipica e principal& dell'odierno sistema ecouomico. Tutta la. dinamica sociale moderna è basata su questo duello fra capitalisti e proprietari fondiarii, mentre nel sistema marxista l'autagooismo generale. che giace al fondo degli attuali rapporti economici, è tra i rappresentanti del reddito basato sul lavoro da un lato (operai) e i rappresentanti del reddito-plus– valore dall'altro (capitalisti e proprietari) ('). . .. Esaminiamo ora la formula generale per la di– stribuzione del reddito sociale. Ponendo da banda tutte le preoccupazioni degli odierni economisti circa l'utilità e gli effetti degli scioperi, il Loria riconosce che, in una società di conflitti come la moderna, lo sciopero è un fatto economico di primaria importanza. Onde, con ana• lisi di rigore matematico, ponendo a profitto la teorica dei massimi e niinimi di Edgeworth, egli ci offre una dottrina veramente profonda, in cui lo sciopero svolge una forza essenziale. Poiché « il lavoro è una merce venduta in condizioni di li– bera concorrenza (dall'operaio) e comprata in con– dizioni di monopolio (dal capitalista) » ('), segue che il capitalista mira ad assicurarsi un profitto massimo stabilendo il salario operaio a quel saggio che assicura tale massimo. Ed ecco la legge del salario che ne risulta. L'operaio percepisce quel saggio di salario che assicura il massimo profitto. Ma egli può, mediante la desistenza dal lavoro, costringere il capitalista ad elevare il saggio del suo salario. E ciò avverrà o non avverrà, non già a caso, ma a seconda di una rigo– rosa legge economica formulata dal Loria. L'au · mento di salario, che l'operaio può ottenere, deve, capitalizzato, essere uguale o minore della quantità di ricchezza, che il capitalista perde durante lo sciopero. Dunque non è vero che il salario sia fissato dal saggio minimo rispondente al valore delle sussi– stenze necessarie pel lavoratore, com'è l'assunto della scuola ricardiana e socialista (''). Perché anzi ( 1) Ibidem, pag. !SO e segg.: Die absolute o,·undrente, {t) La formula trinitaria del reddito, che il M11rx avea comin• ciato a descrivere nella 7,a Sezione del 3. 0 lib1·0del Capttau, e poi rimasta incom1,iuta, ci a,·rebbe istradato, è ,·ero, ari un uame del conftitto intimo che esiste tra rendita e prolltto, e ci avrebbe portato, come nppare dalle poche superstiti righe del 5i.° Capi• tolo, ad una teoria delle moderne clas!li sociali diver.sa da quella formulata nel Manifesto; ma lo spirito teorico del sistema mar– xista, e il folto dell'incomJ)iutezza di tali correzioni, ci autorìz• zano a presentare il marxismo in uua formulnione generale spiccntamenle diversa da quella 1,ropria del sistema loriano. D'altronde uno s,•1l uppo te,,rico del Cnptta,le, nel senso di acuire ed apprs,rondh·e i rapp,,rri a11tagonici ira rendita e pro!Hto, ver• serebbe pur sempre sulla rendita differenziale, che dal Loria viene in modo reci!lo rig1mata. t') Lo1t1,1., Costituzione economica od(erno. Cap. Il,§ t e 2. (') Il l.oria - lvi J)ag, '!!3 - dice « .... i più intell'l?;enti rnp1>re– gentanti del socialismo moder110, con lodevole ossequenzn alla realtà. delle cose, hanno lnsclato cadere un frammento importante del lor& pt·ogrnmn1a dottrinnle, lmper, cchè quella lel{ge ferrea del ~alario, proclamata nel Manlfuio Comuntst , è stata !lu pro– posta di Liebknechl, ufllcialmente abrortata dal Congresso socia– lista di Halle del 1890•· V1:ramente ~larx ha rigeua10 ogni re– sponsabilità delle versioni che, a sco1>0 di prop:1g;in,1a, ven1v11no fatte dal Lassalle di,lle sue teorie, e la ll'gQt: ft:rrea non è sua. l~ strano soltanto che li Loria riconnsca autorità e compeh,i11-a al Congressi ,1 i rormulare e t'0rreggere le leggi ec,,11miche! (Più llìngolare pare a noi che l'egregio nostro collaboratore nterpreU aa literam la forma imaginosa e intinta, se voglinmo lt; Da l'operaio, mediante i conati dèllo sciopero, fini– rebbe con asseguire il massimo saggio se il capi• talista non svolgt!sse una controazione intesa a ri– durre il salario a quel saggio che assicura il massimo p,·ofitto. La legge del profitto fnnziona in modo antago– nistico a quella del salario. [I capitalista. a ridurre il salario al disotto del massimo, richiede uu nu– mero di ope1·ai minore di quello che si offre sul mercato. Si ha cosi la creazione di una sovrapo– polazione di disoccupati e di lavoratori improdut· tivi viventi sul reddito capitalista massimizzato con la loro creazione. Così Loria formula una teoria originalissima dei lavori improduttivi, riau• nodandone i fenomeni alla dinamica stessa del red– dito economico. Questa teoria dei capitali impro • duttivi, per quanto possa porgere il fianco alla critica degli edonist.i e degli ortodossi, è una vigo• rosa opera di sintesi economica. Il profitto dunque si svolge in modo da fissare il salario a quel saggio che assicura un massimo profitto. Onde, se il salario, che assicura un mas– simo profitto, è diverdo da quello che assicura il massimo prodotto, la dinamica del reddito deterio · rerà le forze produttive sociali. Ma la figurazione del movimento del reddito non è ancora completa. La bipartizione della ricchezza tra lavoro e capitale è sottoposta a leggi imperiose che ne circoscrivono l'azione. Tutta l'attuale dina– mica sociale tende ad una rendita massima. Ora un profitto massimo escluderebbe una rendita mas– sima. Però il capitalista, al pari dell'operaio, pet sfuggire al minimo profitto, ricorre allo sciopero. Ma anche qui l'incremento annuale di profitto. che il capitalista può strappare al proprietario, è sottomes~o ad una legge rigorosamente economica. Tale incremento devo infatti essere d'un infinite– simo maggiore del profitto annuo di un capitale uguale alla somma del profitto perduto dal capita– lista a cagione dello sciopero. Questa desistenza del capitalista, ripetuta, condurrebbe ad un profitto massimo, se il proprietario non reagisse. Egli, ad assicura,·e quel saggio di profitto che p,•oduce la rendita massima, si ser\'e degli stessi mezzi ado– pe1·ati dal capitalista contro l'operaio. Il possesso fondiario, a prevenire l'elevamento del profitto, opera all'istessa guisa che il capitale ad evitare l'elevazione del salario, esso cioè restringe l'offerta di terra (') a) mediante la riserva fon– diaria, piuttosto infrequente, b) mediante i fitti a breve scadenza ( 2 ). Si ha così l'esclusione d'una gran parte della massa dei capitali dall'impiego produttivo; di qui la creazione d'un capitale ec– cessivosistematico, creato dalla rendita, differente dal capitale improduttivo sistematico, che è creato dal capitale stesso per resistere all'elevazione del salario. La teoria dinamica della distribuzione capitali– stica, che ci dà il Loria, risponde alla formulazione generale, che dagli ~conomisti moderni si dà alla scienza delle ricchezze, intesa come studio del mas• nnche, di lieve e bene\'ola ironia, che qui, come spesso altrove, ado1>era Il l.oria. Q11anto alln rn.mos.i. le11gedt Q,•o,uo, anche :usai pl'ima del Congruso d1 Halle I eocinllstl lilli.sPrH 11011 le attribui– vano più che il ,·alore d1 una ten'1en:a, cui la resistenza 01)erala organizzata può fare assai eftlcacemente da argine (!Iota della CRITICA)). (•) Anche i\lò\l'X •• Dai Kapital, 3 ° Libl'I), \'ol. T, p;1g !90 - dice: • ... Hr lvmn Clt'- aòsohlle Qu<mtu(t.t dlesl's lJe1ehli/tlgunz– fctdu nlcht vermrlu·en oli,.,. 1:en11b1dt:n1, td1ol atJe,· selne a11f dem l',farli.t bef1ndltclle Qua,1,_tU(i.t.l?s tzi d· Iter, wV &chon Fourcer /Jemerl.t ha•, efn'- chat·1,ktn•Ultfulte 1'harsa.rhe, dasz 01 allen Cf· vtllslrte1l Làndern eln verl1titmlsm(A.sslg bedeutenaer Thctl des Bodens stets der K1dtm· e11t:out:,i /Jtel/Jt. ,. 1t) 1.01uA, T,a Costitu:lont: economica odierna, pag. iS-79.

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