Critica Sociale - A. VIII - n.21-24 - 16 dicembre 1899

CRITICA SOCIALE 327 attaccato alle forme feudali. In Italia le frazioni borghesi possono accordarsi con noi sul programma delle riforme trilJutarie ed amministrative; e su questo terreno - checche ne dicano i più ostinati bigotti della lotta di classe, intesa nel suo signifi– cato pili angusto - esse sono, almeno nei periodi trauquilli e lontani da ogni agitazione tumultuosa, più sinceramente con noi che non col Governo oppressore e fiscale. In Inghilterra poi gli interessi immediati, che collegano le classi lavoratrici alle classi capitalistiche, producono quel fenomeno im• perialista che è uno dei più grandi pericoli del nostro secolo. La condizione privilegiata degli operai inglesi è dovuta alla supremazia delle in– dustrie inglesi nel mondo: se la produzione inglese dovesse patire una sconfitta, e se il mercato iog!ese fosse invaso da altre nazioni, la classe lavoratrice d'loghilterra vedrebbe cessare d'un tratto l'arren– devolezza e le • alte idealità• dei suoi padroni. Impossibile dunque tracciare uu indirizzo sicuro per conoscere a priori quando occorra aiutare certe classi borghesi, sospin11erlein avanti e farle prevalere: il problema è dei più complessi e diffi– cili, ed è qui appunto che si dimostra l'abilità po– litica di un partito e dei suoi condottieri. Ma quello su cui mi preme insistere non è tanto la difficoltà di questa 1•icerca,quanto la necessità ormai inevitabile di questa tattica nuova Perché a molti socialisti, quante volte la complessità di certi problemi induce una perplessità ed uo dubbio iuquietaute, pare grande sapienza politica astral''l'e da tutte le gravi questioni conternporane e rifu– giarsi in un semplicismo, il quale non è che effettv di deplorevole inerzia intellettuale. La tattica delle alleanze è un prodotto naturale dei regimi rappresentativi. Quando i partiti socia– listi adottarono la tattica parlamentare, si usò ri– petere che essa non era che un mezzo per agitare una idea, e quasi qua i si confusero i vantaggi di essa con quelli che provengono dalla medaglietta del deputato. Invece iJ. vero grande vantaggio della graduale conquista dei pubblici poteri era nella graduale preparazione della società socialista per virtù del partito proletario, alleato ora con l'una, ora con l'altra frazione della borghesia. Con questa tattica i se non si ascl udono certo dalla storia avvenire le grandi febbri rivoluzionarie, agitanti tutta una società condannata a moril'e, si esclude però la concezione antica di una catastrofe sapien– temente preparata che, in un'epoca preveduta, ro• vescia la forma antica per instaurare dalle fonda~ menta la nuova. La catastrore. in attesa della quale gli uomini della rivoluzione non hanno che il còmpito lugubre e melanconico del becchino che scava la fossa a tutto ciò che oggi nasce e prospera al sole, la grande bufera che tutto risana e rinnova e davanti a cui tutto ciò che esiste non è che fra11ilepolvere destinata a dis1>erdersi al suo primo soffio possente, la vecchia tendenza blanquista, con tutto il suo frasario romantico, cade rlavanti alla prosaica realtà della politica parlamentare. Per essa tutto è in continuo moto, e nulla è solido e duraturo: la le11ged'oggi non è più la legge di domani, la po– litica di un ministro non è più la politica del suo successore. Perciò il partito socialista che entra nelle assem– blee legislative non può rimanere colle braccia incrociate davanti all'agitarsi irrequieto dei pa1·titi, delle fazioni, dei gruppi. Intanto che esso cresce, e lavora nel paese per crescere, deve anche vi\,e1·e la vita reale di tutti i giorni e battersi quotidia– namente non per tutto il suo ideale, ma per man– tenere sgombra la strada al suo ideale. Ora, sic~ come da solo non potrebbe ottene,·e nulla e non potrebbe che limitarsi a melanconiche geremiadi, gli occorre destreggiarsi nel conflitto delle altre frazioni e strappare colle sue alleanze quello che non potrebbe conquistare da solo. Ma l'azione parlamentare non può andare dis– giunta dall'azione del partito nel paese. Questo divor• zio significherebbe una rinunzia al suo carattere ri• voluzionario: esso diventerebbe un partito parlamen– tare e nulla piùi una specie di accademia di profeti e di oratori in attesa di raggiungere la metà più uno dei posti assegnati alla rappresentanza nazio– nale. Perciò le alleanze strette dentro la Camera debbono continuarsi nel paese; che sarebbe mai l'opera di resistenza iniziata da partiti alleati contro un Ministero reazionario, dentro la Camera, se non fosse poi sorretta, incoraggiata, integrata da una agitazione concorde nel paese t L'elevazione continua delle classi proletarie, la loro educazione e la loro organizzazione, l'allargarsi delle funzioni dello Stato e le limitazioni che, al– meno in quanto rigoardano l'igiene e la integrità llsica del lavoratore, si vanno creando al dominio, una volta incontrastato, della proprietà privata, sono i germi da cui sorgerà la società futura. Essi non sono certo il socialismo, ma sono la via per arrivarvi. Già Camillo Prampolini, con quella sua mirabile sen~ibilità che gli fa intuire la soluzione di tanti problemi complessi, scrivendo un suo opu• scolo di propaganda sul come avverrà il socialismo, affe1·mava appunto che esso è in un contiuuo di– venire, pe1• le forze assiduo ed immanenti che operano nella vita sociale. Ora, poichè questa concezione appare ogni giorno più vera, la tattica delle alleanze, scambio di es– sere un fatto eccezionale di breve durata, diventa una esigenza inevitabile dell'azione socialista. Sa– lire, col concorso di questa o di quella frazione borghese, un nuovo scalino nella scala intermina– bile del progresso sociale, è avvicinarsi a quella che per noi è la méta, e che, in cospetto alla storia, non è che una delle tante tappe dell'umanità per– petuamente in cammino. . .. Queste idee cerio non piaceranno a tutti quelli che qui in Italia hanno accettata l'alleanza cogli altri partiti popolari, come una necessità dolorosa della quale si vorrebbe voloutieri far senza. Per costol'o la paura di fare smarrire al partito socia– lista la visiooe del suo fine è cosi soverchiante ed esage1·ata, da far loro dimenticare lo spirito stesso del nostro materialismo storico. Infatti essi credono che basti predicare continua• mente la finalità del partito socialista, perchè la classe proletaria e le altre classi, sotto lo stimolo di essa, si orientino automaticamente verso la so– cietà collettivista. Il mondo futuro dovrebbe sor– gere quasi esclusivamente per l'opera miracolosa d'u11apredicazione rervida ed instancabile, ed il proletariato dovrebbe soltanto ripetere la sua spe– ranza, per vedere ai suoi piedi, timide e sottomesse, le frazioni borghesi che ora gli muovono guerra. lfa che cosa è mai tutto questo, se non il ritorno ad una ideologia sorpassata I Che cosa è mai la vi– sione del nne, se la classe proletaria non sa poi commisu1·are al nue i m~zzi che essa ha alla sua portata I Misurare esattamente il moto al fine: ecco la vera sapienza dei pa1•titi socialisti. Nè dimentical'e per l'elevamento progressivo il fine, nè dimenti– care quello per questo. La formula di Bernstein è erronea in quanto afferma che il movimento è tutto e il fine è nulla. No,il fine non è nulla, in quanto solo per esso il movimento può essere diretto, e solo con esso si può_ diffondere una propria co-

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