Critica Sociale - A. VIII - n.21-24 - 16 dicembre 1899

CRITICA SOCIALE 345 anello di congiunzione, il Meftstorete di Goethe, che già. solennemente ave\'O. affermato: lo mi son parte ,ti quella so~tanza cho \'UO!e continuamenlo il male e continuamente produce il bene .... (Fo118"o, p1rte I). Sono lo spirito che nega eontinuame11te. ed è rcrgio>'e.... lo son parte della parte che nel principio nega ogni cosa, son 1)arte ti.elle tenehre che partorirono la luce, que1la luce che, salila in orgt>Q:llo,ora contende la prisca dignità o i campi dello spa:do a sua madre la notte. Dimostrata cosl la lro.sftgurazionedi Satana - fino ad essere considerato come pensiero che vola, scienza che sperimenta, cuore che avvampa e .... dell'essere principio immenso, materia o spirito, ragiono e senso, - l'autore si ferma specialmente Intorno al L·uci(e>'O di Rapisardi, del quale fa un rapido, ma fedele rias– sunto - dal momento in cui Lucifero, uscilo dai pro• fondi baratri dell'inferno, sale sul Caucaso col propo– sito di recare salute alt'uomo e mo,·le a Dio, fino a quello in cui, tornato a Prometeo, dopo dt aver com– piuto la sua missione redentrice sulla terra, gli an– nuncia che « il gran ti,·anno è spe,ato ,. Senoncbè, l'autore, a questo punto, si domanda: ma, dopo la demolizione di Dio, che cosa resta! L'infinita "anità. del tutto non può acquetar nessuno, e il vtwo, ((Uale risulta dall'opera rapisardiana, è un concetto, una parola, mentre - sempre secondo l'autore - e sa• rebbe occorso vederlo attuale, palpitante, ratto persona: cosl il lettore lo avrebbe compreso di più e, se Luci– fero, al tocco del suo raggio, \'ÌSta cadere l'invoglia esteriore del Dio•lar'Oa, si rosse trovato dinanzi al Dio• vero, fiammeggiante di mille soli e fattore d'ogni bel– lezza, l'apoteosi del pensiero umano sarebbe riuscita più maestosa ed anche più poetica>. L'opera rapisar– diana avrebbe quindi un'imperdonabile lacuna. A noi però sembra che la lamentata lacuna debba e~sere considerala piuttosto come uno dei più grandi pregi del capolavoro del rorte vate etneo, poicbè, ove Il suo dio•vero rosse divenuto davvero persona, certa– mente non sarebbe stato che un dio art10ciato, arbi– trario e perciò utopistico; mentre, cosl com'egli ce l'ha presentato, resta un dio-ve-ro eminentemente scienti• fico, che ciascuno può ravvisare nei portentosi risul• lati degli studi moderni, non escluso l'inconoscibile di Spencer, l'indittinlo di Ardigò o la famosa formala di Herzen, secondo la quale il dio biblico non è altro che un'a::incognita che di tanto si allontana di quanto la scienza progredisce. Ma v'ba di più, Il Rapisardi non solo contrappone al dio-la,-va il dio-vero, ma eziandio gli contrappone il dio•amore, il quale non consiste soltanto nell'amore che Lucifero llutre per Ebe; ma specialmente in quello che sente per la ,•erità, pet' la libertà, per la giustizia. Quest'amore mira alla redenzione umana e si concreta nell'c eccelsa idea• cui il Rapisardi consacra poi l'in– tera Atlantide, che indubbiamente deve esser conside– rata come un complemento del Luci(el"O, O amor, quando tu miri a nobil segno, Fonte sei d'ogni luce e d'ogni bene; Ma se d'ozio li pasci, i più sublimi Animi a1lerri e I pii\ gagliardi opprimi 1 Infine, nel poema rapisardiano, il dio-larva è sostituito specialmente dal dio-vonw, che, spoglio da ogni pre– giudizio e da ogni errore, illuminato dalla scienza e dalla ragione, si aC'corgeche dio non ò ruor di lui , ma in lui i anzi è lui medesimo, o perciò pugna ed a.ma per conquistare il posto che gli spetta sulla terra. Sorgi, la terra é tua . . S..1rgi,o gagliarda Po~sa dell'uomo. Ai:sai d'ombre e di sogni Preda 11I mondo tu fosti .. E ebo ti valse Al par di to trar da la creta i numi, Se nl cospetto dei freddi ~lmulaerl Dechiuallti il ginocchio, e la auperba Liberla del 1>ensierserva fu Calla Di eodarJe paure 7 Or sorgi ed osa. . • . . . Ama e combatti. L'opra de l'uomo è amor, l'ila è la guerra. Tuo regno è il mondo e solo Dio tu sei. Del resto, malgrado il rilevato neo, dovuto alla natura sentimentale e idealistica dell'autore, siamo lieti di segnalare agli .studiosi il lavoro del Quarta, il quale. con sintesi felicissima ed in forma piana e smagliante, ha tratteggiato a grandi linee la sublime flg11radel– l'angelo ribelle, calunniato e maledetto dagl'ignoranti e dagli oscurantisti; eternalo e glorificato dalla scienza e dalla ragione. (Roma). GIOVANNI SEPE. Ca,·tonl In tela e oro per ,·llegare rannata ora chtusa aella Critica Sociale: L. 1, 50. Chi ne vuote anch,e l"applicazione alla p1·op,·ta raccolta, la manat al nostro ii(ficto con ca,·to• llna vaglia at L. 2. Intticare approsstmattva– mente il colo1·ep,-e{e,·lto. · Sua Maestà la Piazza È un vero inno quello che ci manda il nostro ottimo amico Fernando Bentivoglio. ben noto ai compagni di 'l'orino, og~i rirugiatosi a Sydney, nella divisa dal mondo ultima Australia. La lette1•a è alfalto p1•i vala, nè certo presagi a sè stessa !"onore dei torchi. Tuttavia ci pare che lo meriti. Udite. .... Mi sono convinto che Dario Papa aveva un sacco di ragioni. Se c'è qualcuno costl - ma.gttrinella reda• iione della. Orilica - che non sia ben convinto della. Importanza e del valore di un vero Governodi popolo, come ne danno l'esempio queste colonie inglesi, man– damelo qui e, se non è proprio un Crapolli, ti tornerà trasformato. Victor Hugo diceva che il progresso d'una nazione !li desume dal consumo del sa.pone; altri disse dell'a– cido solforico i altri ancora dalle paghe dei maestri; io, modestia a parte, ti dico: La civiltà d'un popolo ha por indice più sicuro l'influenza della pia.:za sul Go• verno della. vita pubblica. Eccoti un caso fra. mille. Una X qualunque, poche settimane fa, attaccò il miriistro dei lavori pubblici con una lettera su un giornale, perehè non si occupava d'un tramway in costruzione. Detto, fatto : il giorno ap– presso il ministro faceva un'inchiesta, non per cono– scere (come avverrebbe fra voi)chi avesse dato materia alla pubblicazione indìscreta, ma per appurare i ratti, e subito dopo la pubblicò a propria giustificazione. Il Governo propone una legge; i giornali si schierano quali da una parte e quali dall'altra; il popolo ne di·

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