Critica Sociale - A. VIII - n.21-24 - 16 dicembre 1899

344 CRITICA SOCIALE transito doloroso. Che, se si vuol sorvolare su questa circostanza per attendere allo sviluppo dei coeffi– cienti di produzione che la schiavitù, mediante il lavoro maggiormente associato, sviluppa, noi ci convinceremo a11chemeglio che non già la influenza terriera, ma una nuova esigenza dell'ordinamento tecnico della produzione ha imposto questa nuova forma sociale. L'istessa esigenza tecnica sel'Ve da fattore di evoluzione economica, quando la crescente densità di popolazione determina, con la relativa decresce111.a di produttività terriera, la necessità di un ordinamento tecnico potenziatore del prodotto sociale, onde alla schiavitù succede il servaggio ed a questo il salariato. È vero che l'umanità si pone i problemi che può risolvere; ma è vero che quando nasce il conflitto tr·a i bisogni socialmente cresciuti e l'attuale forma economica, esso si risolve solo con l'instau– razione della nuova forma economica, la cui nuova struttura presuppone nuovi ordinamenti tecnolo– gici. Volendo quindi parlare di cause determinanti in senso scientifico e positivo, siccome il movimento di popolazione o più esattamente l'evolvere delle forze produttive tende continuamente ad avvicinarsi a quello che col Comte il Loria chiama stato cri– tico, in cui il conflitto marxiano si mostra, cosi si parla un linguaggio più rigoroso ed esatto fa– cendo risalire la causali1à economica a quell'ordi– namento tecnico generale prima del quale il con– flitto non può risolversi. La terra, rispetto alla sua limitazione o illimita– zione, che è il punto a cui si riferisce ogni lato dell'edificio loriano, lunge dall'essere una forza di coefficienza, sta, sovrastante come il Fato, ad osta– colare la spontanea tendenza egoistica dell'uomo a crearsi un reddito. L'uomo economico del Loria è quello istesso di Sìsmondi, che tende a libe1·arsi dal lavoro penoso procacciandosi un lucro sull'altro uomo. Togliete questa premessa che si concilia con lo stato di lotta darwiniano e l'edificio c1·01lerà. È il contrasto fra questo mondo di ingiustizin distri– butiva e la economia egualitaria e pacifica che sarebbe possibile ove gli uomini non si ponessero contro lo stato di natu·ra della terra libera, è tal contrasto che sprigiona quella grande forza di sug– gestione, dil'ei, rivoluzionaria, che emana da ogni pagina dell'Economia lariana. Perché la terra li– bm·a è là, dinanzi agli occhi della sofferente uma– nità, la quale non ha perfidie nel suo seno, e at– tende soltanto,« nella sua virtù ~erminativa, nella sua virtù che dorme » 1 che il diritto alla terra sia proclamato per tutti perchè la nuova &ra di pace e di benessere sociale risplenda sugli umani. Fino ad oggi, questa società, che ha l'ingiustizia segnata sul fronte, vi'feva perché il gran mistel'O della sua esistenza era aucora occulto. Esso è ora svelato: è, ripete il Loria con Vittor Hugo: que la terre est tout et qu'tts ont prts la terre! E. LEONE. Nei p1·imi numeri dell'annata vegnente dat·emo il se• guito e la fine di questo studio del Leone - il primo studio, crediamo, pubblicalo in Italia da un socialista, che svisceri il concettointimo di tutta. la poderosa opera del Loria, non tanto comesociologo,quanto come econo– mista, in modo obiettivoe serenamente impat•ziale. Fino qui il Loria era stato generalm!!nle apprezzato - ed anche dai socialisti - nei modi più disformi: gli uni, fermandosi alla critica negativa contenuta nelle sue opere e alte sue aspit•azioni generiche, ne facevano - quel che egli assolutamente non è, nè nei metodi, nè nelle conclusioni - un socialista vero e proprio; gli altri ne facevano un volga1·econtra/fattore e ptagia1·io di Ca1·loMai·x, diventando in ciò a loro volta plagiarii delt'E'tigelse copiandone od esagerandone le censw·e. Noi che, pei· quanto legati al Loria da antic" ami• cizia, non ci associammo a certe apoteosisgangherate e C(Jnfusionarie,come ci t·icusammo più vollea secondm·e l'opera dei suoi det1·attm·i,siamo lieti di ospitare in queste colonne un lavoro, che nè assale, 1tè adula, ed è a tempo stesso una c,•itica ed una 1·ivendicazione del pensie1·0lariano. Il lettoredellosc,·iuo che pubblichiamo troverà forse un po' dura la scorza; ma fidiamo che, dige1·itolointiero, ne trarrà. vitale nut,·imento. LA CRITICA. SATANA NELL'ARTE('> Satana nell'arte! ... Quale soggetto più bello, piò. at– traente, più interessante? Se, nel concetto odierno, la storia di Satana s'immedesima. colla storia del progresso e dell'incivilimento de' popoli, chi mai ha osato accin– gersi all"ardua. impresa i Eppure, il lavoro di cui discor– riamo si presenta. senza alcuna pretem1ione e con rara modestia, pari a quella. del giovane autore, il quale, mentre tanti altri suoi coetanei perdono il tempo scombiccberando versi sdilinquiti e prose sdolcinl\te, esordisce, presentandoci, a grandi linee, la luminosa figura dell'angelo ribelle che, nella coscienza deWuma– nltà - rispecchiato. nei capolavori de' più eccelsi genii dell'arte - ha subito una evoluzione, può dirsi, paral– lela. a quella. della scienza. e della civiltà. Chi è Satana? Contemplato cogli occhi della. fede e coi ricordi della rivelazione - dice l'autore - egli, sotto diversi nomi, è il genio del male che osa con– trapporsi al genio del bene, che or si chiama lddio, or Sommo bene, Sommo vero, sempre uno, immobile, eterno, assoluto. Tale è per Dante, per l'asso, per Milton, il quale non si perita. di chio.marlo t·io serpente e che seduce la stirpe umana, la quale si monda. dal peccato col sacriflcio di Cristo, e morendo raggi,rnge le porte della. \'era vita». Così, a un dipresso, si presenta pure nel concetto di Goethe e di Byron; ma., da. a.lcune pa• role che il poeta tedesco ra. pronunciare a Meftsto(ele, < può vedersi vaticinato il principio della ftne-,o meglio la. fine del tempo antico in cui tu signore assoluto il dogma, che armonizzò triregno e scettro, e il principio e il trionfo di un'età no\'ella inaugurata da due opposte apoteosi: la. dea ragione e l'infallibilità di Pio IX. L'una, reagendo contro i! passato, intimò a. dio l'esili() con la gioia frenetica d'una baccante; mozzò il capo a Luigi XVI e imprigionò Pio VII; l'altro credè di acco• gliere in petto l'esule nume e si proclamò infallibile: OJ•edoquia absw·dum ». Contempla.to cogli occhi della. ragione, poi, Satana è la scienza, la natura, il vero, la. ragione istessa. Egli è l'apportatore di luce (Lucifer), il rivendicatore d'ogni libertà, il ribelle per eccellenza e, come tale, incarna la. storia. del genere umano, che da. secoli si dibatte per liberarsi da ogni tirannia, sia essa religiosa, poli– tica od economica. Questo è il Satana di Carducci e di Rapisardi, tanto lontano da quello di Danle e di Milton, un Sa.tana. però la cui concezione non sa.rebbe stata possibile senza. le due apoteosi della. dea ragione e dell'infallibilità. Dopo la teodicea, dunque, l'antropo– dicea; dopo l'eterogenesi l'autogenesi, e tra esse, come (1) l<'RA$CBSCO QU,11,UTAo',\LIIBRTO, Il Satama 11ell'a,•te. - Roma, tip, Coop. Soc., t898.

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