Critica Sociale - A. VIII - n.21-24 - 16 dicembre 1899

CRITICA SOCIALE 313 beri >. (') Le terre libere inoltre, finchè esistono, non sono sottoposte a coltura: dire quindi che sulla terra libera sì esercitano le forze sociali ed eco– nomiche, sarebbe tradire la realtà. Esse non svol– gono un coefficiente positivo di produzione, o, ciò ch'è lo stesso, non entrano negli elementi compo– nenti la struttura anatomica della società econo– mica. Esse perciò esprimono una {o,·za del lutlo negativa ed estranea al concelto della realtà storica. Ma, ancora, - e qui è tutto il problema - questa forza negativa, esercitata dalla terra inoc– cupata, cioè extra-sociale, è essa effettuale oppure semplicemente tdeale? lo un sistema di forze l'ef– fetto dinamico di ogni nuova energia è esattamente proporzionale alla causa: ciò che significa che niun mutamento è possibile nel sistema senza una nuova forza. Se dunque quello speciale sistema di forze, cho costituisce lo aggregato economico, muta legge dì equilibrio, ossia si concreta in una forma storica diversa, delle nuove forze debbono averlo sollecitato. Ma la terra libera svolge una forza negativa che resta estranea al sistema, dunque essa non ha va• !ore effettuale, e ogni mutamento di equilibrio è da cercare in una causa dhrersa. Finchè infatti esiste terra libera, dice il Loria, non è possibile l'originarsi della proprietà capita– listica e di un reddito indipendente dal lavoro. La forza della terra libera ò qui limitatamente nega– tiva, ed è inibitiva o di arresto, attendendo cioè a non fa·re evolve1~e i t·appo,•ft sociali: non a produrre, ma ad eliminare un el/èUo che senza la sua negazione si opererebbe. li'intantochè vi è terra libera, data per vera l'ipotesi antistorica del Loria, per cui le terre possono essere coltivate col nudo lavoro, un lavoratore non è che debba essere ne– cessariameotA retribuito secondo .il proprio lavoro, ma può esigere tale retribuzione con la minaccia di recarsi a lavorare nella terra inoccupata. E se il produttore di capitale s'ioduce a retribuirlo con l'equivalente del suo la1•oro, gli è per la necessilà tecntca di veder poteuziato il proprio prodolto mediante l'associazione. Sicchè la terra libera in tanto entra nel calcolo del capitalista e del lavo– ratore, iu quanto il primo vede nell'opzione del lavoratore una lesione del proprio egoismo, il quale soffrirebbe per lo scemato prodotto ove il lavora– tore si allontanasse, mentre il secondo si adatta alla rinuncia del possesso della terra libera solo in quanto conseg;ue un prodotto maggiore di quello che col proprio lavoro indipendente conseguirebbe sulla terra libera. Dunque l'esistenza di terra libera forma l'am– biente entro cui si s, 1 olgono le forze economiche, le quali tendono in tali condizioni a flssareun'equazione tra l'egoismo del produttore di capitali e quello del lavoratore semplice. Se effettivamente tale equa– zione sia raggiunta si vedrà più avanti. Qui bisogna fissare questa conseguenza: che cioè una qualsiasi diversa ipotesi muterebbe le conseguenze. Se il desiderio di terre fosse così forte io tutti da farle preferire anche alla consecuzione d'un prodotto maggiore sulla terra altrui, allora l'economia a terra libera sarebbe dissociata nno al limite della sua appropriazione esclusiva. Non essendo allora in vigore una legge distributh·a, in quanto ciascuno gode il prodotto del proprio individuato lavoro, non sarebbe neppure da parlare di esistenza o inesi– stenza di profitto. Ancora: supponendo che il profotto,·e di capitale, mediante l'ausilio deHe sue precedenti accumu– lazioni, possa assegui1·e un pmdoLto 10. mentre il lavoratore semplice non aiseguirebbe, sfornito (') 1-CRIA, C111titu:iont tco11omica odltrna, tlp. I, § I. L.I C I com'è di capitali, che un prodotto 2, questi edonisti• camente preferirà. lavorare sulla tena del produt– tore del capitale anche se quest'ultimo, a vece della metà del prodotlo, 1012, gli dia quella qualsiasi parte di esso che superi d'uua quantità pili o meno g1·ande il prodotto 2 asseguibite col lavoro nudo. Onde il produtto,·e di capitale non bipa1·til'ebbe il suo prodotto in parti uguali, ma percepirebbe un profitto anche data la terra libera. La terra libera essendo una condizione e non una forza operosa, ne segue che essa non può rac• chiudere la causalità delle vicende economiche, ma che vale a limitarle entro un cerchio insormonta• bile, fecondo di interessanti dh,ergenze economiche. Cosi, sotto l'imperio della terra libera, come ve– dremo più oltre, il Loria studia la formazione di una serie successiva di forme economiche, cioè la economia anorganica, l'associazione propria esten– siva ed intensìva 1 l'associazione mista semplice e complessa. Queste forme sto1·iche cosi diverse non hanno come causa unica la illimitazione terriera, ma invece il bisogno di provvede,·e, con una nuova forma produttivamente superiore, alla Jecrescente ferlililà del terreno. E che cosa sono queste diverse forme di produzione associata, so nou cause ed ef– fetti di un ordinamento tecnico che si perfeziona 1 Ma tralasciando la successione di q ucste speciali fo1•meeconomiche nate entro l'imbito della terra libera, e volgendo lo sguardo alle tra graudi fasi dell'economia, a schiavi, a servi, a salariati, noi vediamo che la terra libera, lungi dall'agire su quest'evoluzione economica, ha avuto bisogno di essere violentemente sopp,·es:m, mediante la forzata esclusione di una parte dell'umanità dal possesso terriero. E qui appare a luce meridiana il teleolo• gismo del sistema !oriana. Il punto di gravitazione dell'equilibrio economico, cioè a dire, un reddito massimo, e più particolarmente una rendita mas– sima, è asseguito dall'uomo col violentare le fo1•ze economiche che vi si oppongono, con la soppres– sione della terra libera. Dunque no11 sono le l'orze economiche che, mediante un processo causale di SYiluppo, generano il reddito, ma è l'uomo che, facendosi arme della violenza, tende ad as.seguire un 1·eddtlo ponendosi contro le libere forze eco– nomiche che ne ostruiscono la genesi. Onde il si– stema di causalità economica si risolve in una serie di azioni umane che attendooo mediante leggi ar– tificiali (istituti connettivi) (I) ad assicurare la per– sistenza di un reddito, che uasce anche prima che la sua causa effettivamente economica lo renda possibile, pr-ima cioè dell'intera occupazione te1·ri• toriale da parte della popolazione umana. L'uomo, che nel concetto del J.,oria dovrebbe es• sore aggiogato alle forze cieche del cosmo che lo guidano nella lunga vicenda economica, si risolve nel voto11la.-10 creatore del propl'io sistema di pro– durre e disti'ibuire la ricchezza sociale. La schia• vitù non ha che una causa economica molto indi– retta nel sistema loriano: la p1'8ssione della densità. sociale, e la dec1•escente fertilità della ter1-a 1 sono le occasioni per la soppressione artificiale della ler,·a libera che si oppone a quelle forme produt– tive in cui, sotto l'impresa del capitalista, sarà pos· sibila conseguire un prodotto sociale maggioro di quello che la tel'1·a libet·a 11011 concede. ì\la si ,•ede che, con la creazione del 111·0/llto. uua metà della umauità entra in quel mondo infernale dal Lol'ia descr·itto con tanto vigore di magica eloquenza: duuque è soltanto una violenza e-iercitata a dauao di una tHrte del geuore umano che pre5iede a tale (I) I.OnlA, ltl t,r,st.r teo11oml'11ttl d1 la consttttctlott IOClalt, p~g. 9. '"·

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