Critica Sociale - Anno VIII - n. 12 - 1 agosto 1899

CRITICA SOCIALE 179 comunali, potesse trov11rein Italia Je sue condizioni dì esistenza. Anzi è in questa speranza che io con– fido per l'avvenire. Tè miracoli, né salti nel buio: ma il progredire continuo, ostinato delle schie,·e democratiche, fidu– ciose soltanto nella 101·0forza, ma la lotta tenace e ininterrotta contro 1a reazione che si annida in tutto l'organismo dello Stato, ma il dischiudersi detrepoca nuova quando gli errori della vecchia ne avranno resa matura la fine, ecco a che si ri– duce quell'al di là pauroso, che tu mi accusi di attender·e, semplicemente perchò ho negato che la salvezza possa venirci dalla Opposizione costituzio– nale. . .. Concludendo, io mi trovo poco lontano da te nel ritenere che la pace e la guerra non stiano nelle pieghe del nostro mantello, che la marcia dei par– titi giovani non si possa am·ettare con le nostre impazienze, e che abbiamo per ora da accontentarci della rigogliosa fioritura di energie, per la quale l'estate di 11uest'annoandrà memorabile nella sto1'ia delle 01·igini dell'ltnlia nuova. Ma sono lungi da te nel ritenere che le condi– zioni d'Italia siano tali da rendere ancora possibile il l'isauamento dello Stato, cosi che la Sinistra co• slituziooale vi possa a grado a grado introdurre le riforme che i tempi ed i bisogni richiedono. Per le ragioni delle più su, io sono scettico in argo– mento, e credo che pe1· l'an 1 enire del nostro par– tito. il quale deve quasi da solo orientare la politica italiana, questo scetticismo giovi a qualche cosa. So non altro, può impedirci speranze vane ed espe– rimenti inutill. Quanto a creare muraglie insormontabili, non credo. Anche quando siamo convinti ciel prossimo perire di un organismo, non possiamo forse prepa– rare la vita nuova, sapendo di essere i suoi eredi 1 E prepariamola pure questa vita nuova d'Italia, prepariamola con perseve1·ante fiducia, ra\·vivando, educando, perreziouaudo le sue nuove energie, ma non scordiamoci che. come gh\ gli antichi Romani nelle paludi germaniche, noi non potremo piantare sul terreno aquilrinoso dell"ltalia ufficiale le nostre tende vittoriose. IVANOE BONOMJ. Non mette conlo di insistere sul punto onde la polo- 1Dica. prese le mosse; se al risanamento politico d'Italia sia. 1n-clim.ina1·mente necessario un mutamento nella forma di Governo. A questa che - sotto il velame ormai imposto, dall'ilotismo imperante in Itali&, alle discussioni più vitali - appariva essere la tosi di lvanoe Bonomi, noi opponemmo il concetto che scatu– riva dalle stesso premesse del nostro amico; la natura profonda.mento organica delle cagioni del malessere onde soffre il paese. O il paese ba in sè stesso, dice– vamo in sostanin, le rorze per rigenerarsi, o il Nord radicale, cio~, riuscirà. a trascinare nella vita civile il Sud feudale e politicamente afono, e In questo cae:o il paese foggerà nnche, via facendo, le istituzioni a ciò idonee, rimodellando o frangendo le esistenti a seconda del caso, con lo stesso intimo conato delll\ propria. ri– generazione; o quella. forza non l'hn, e dietro qual– siasi crollo di simboliche « impalca.turo» (dato che osso fosse possibile) riapparirebbe il rradiciume antico. Questo dilemma non si supera per acrobatismi di logiia for– male: tanto varrebbe tentare, salendo una scranna, di saltare al di sopra della propria testa. Ma il Bonomi annacqua il suo vino. Una e discon– tinuità storica » che si contenterebbe m&gari di ravvi- sarsi in un eventuale Ministero d'Estrema Sinistra lega. litada; il e dlschiuJersi dell'epoca nuova» ridotto alle proporzioni di una disratta delle regnanti camorre ad opel'a del « progredire continuo rtelle schiere demo– cratiche » i ipotesi così poco catastrofiche, un al di là cosl mansuefatto, non repugnano più - tutt'altro! - al nostro naturalismo. Su di ciò la polemica riuscire!:ibe puramente verbale. Veniamo a ciò che più promo, a. ciò che solo preme o che deve premere. Si tratta dunque - è pacifico fra noi - di diventare I più forti. Bisogna che il paese reale diventi, a mano a mano, anello il paese legale ; a tal uopo giovandosi dell'opera di tutti i partiti che hanno interesse a.Ilo riforme o capacità di attuarle o di cooperarvi. Dell'opera. tiella Sinistra, no, avverte il Bonomi i la Sinistra costituzionale non ha questa capacità., se ancho ha quesla intenzione. La runztone rinnovatrice sarà esclusivo monopolio dei pa.rtiti popolari - socialistll. repubblicano, radicale - che la forza delle cose stringe oggi in un fascio necessario per le comuni difese, e che tutti h!lnno oramai repiteto di sovversivo per denomi• natore comune. Noi - francamente - non siamo eosl chiaroveggenti. Su ciò che la Sinistra potrà e vorrà. fare in un anche prossimo avvenire, confessiamo di sentirci al buio. Pos• siamo essere anche noi molto e scettici> .... ma lo scet– ticismo è uno stato di dubbio ragionevole, non di dogmatismo asseverath•o. La sua divisa è« forse»; la più filosofica rra. le parole del voco.bolario. Lo sappiamo i e crediamo che se'l sappia essa stessa: la Sinistra ha tutte lo macule di una vecchia peccatrice ostinata. Dopo avere per tre lustri difeso le libertà del paese, dopo avero cooperato a q11elloche ru e rimane il ratto più grande della nuova storia. italiana, al qua.lenoi stessi dobbiamo la vita: l'a.llargamonto del suffragio, che creò tre milioni d'elettori dovo ee n'era poco più di trecento mila. - la Sinistra se no sgomentò, parve quasi pentirsi, come già il Creatore, della propria fat– tura, divenne fiacca e tergiverse.nte, e, raggiunto il potere, cominciò il moto di rinculo. Onde potà dirsi, e diventare una. frase fatta, che e Sinistra e Destra si equivalgono >, che quella anzi aveva emulato questa negli errori... Lo sappiamo: nè varrebbe stendere su questi ratti un volo pietoso. Ah! se questo non rosse, non saremmo e scettici>; se non fosse - bene scriveva. Ettore Sacchi nella. sua lellera al Secolo - ben altra autorit~ od atteodibilità avrebbero oggi i caporioni di quel partito, quando dicono di voler difese, ad ogni patto, le libertà. ele– mentari. Eppure - n. che a.nigogolare contro i ratti 1 - un fatto è saliente in tutto questo. Eppure ... la Sinistra non fu morta. Dopo tante abdicazioni ed errori, a traverso le fornicazioni più peccaminose, malgrado gli armeggii sottili di tanti trasformismi, a dispetto delle diserzioni Jì capi e di grttgari, la Sinistra. visse e vive ancora. A da.ti momenti, in certe votazioni decisive, si vedeva, a Montecitorio, l'onda. reazionaria. arrestarsi, come do– mata da un argine invisibile, al di qua dei settori centrali; al di qua era la Sinistra, la. imbelle, la tra– ditrice, la defunta. Sinistra, che scuoteva li sudario che si ricordava, che diceva: noi Questo fatto si vide e si rivide. Da Depretis a Pelloux, per ben vent'anni, il demone trasformista si aceanl a

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