Critica Sociale - Anno VIII - n. 10 - 1 luglio 1899

CRITICA SOCIALE 159 cui, uscito dalla scuola,giurai fedeltà al Re ed alla Costituzione, di questa niuno avevarni mai fatto cenno. Aglt occhi nostri Garibaldi era sempre l'an• tico sottufficiale disertore, condannato per congiura contro Sua Maestà. Lo mettevamo in un mazzo con Giuseppe Maz>.ini. Tanto era detestato il p1·ofeta dell'indipendenza, eh~ Fl'ìgerio, pe1• aver raccontato d'aver conosciuto à·lazziui, fu assai martoriato». ( 1 ) Nel 1858, dopo l'attentato di Felice Orsini, la F'raucia chiese al Piemonte che prendesse misure di rigore contro la stampa democratica antinapo– leonica e specialmente che sopprimesse l'Italia e Popolo. giornale mazziniano di Genova. « Ciò non si può fare legalmente, disse il Cavour; ed il ri– correre a mezzi illegali è cosa, nelle ct,·costanze attual1, pericolosissima. Io cercherò di a1-riva1·e allo stesso scopo per altri mezzi. Al minimo p,·e– teslo l'ltalta e Popolo sarà sequestrata e sarà pro– cessata cento volte, quand'anche tutte le cento volte dovesse essere assolta.•(') « Mia prima cura ò staia di scrivere all'Intendente generale (prefetto) di Genova di fare a questo giornale uua guerra a morte, senza inquietarsi troppo della perfetta lega– lità dei mezzi da impiegarsi per arrivare a questo scopo. Sventuratamente dopo l'attentato questo gio1·– nale è stato di una riserva estrema. ondimeno ciò che si differisce non è perduto; l'autorità veglia e, appena fornirà il minimo pretesto, sarà seque– strato senza pietà • ('}. E mantenne la parola. « Quello che più gioverebbe - scriveva il 20 gen• naio '58 all'Intendente generale di Genova - sa– rebbe ridur,·e al silenzio l'llalia e Popolo. Per rag– giungere que to scopo. to non esiterei a impiegare tutti i mezzi in poter mio. La prego ad occupal'– sene senza indugio, coucertandosi all'uopo col si– gnor Avvocato Generale•; bisognerebbe « colpire quel giornale con frequenti e quasi quotidiani se– questri t anche con un procedel'e « che pizzichi ~ell'extralegale • ('). E ritorna a scl'ivere il 5 feb– braio, e scrive direttamente il 10 febbraio all'Avvo– cato Generale.(') I rappresentanti dell'ordine non intesero a vuoto: « il giornale sostenne 150 seque sfl'i iu otto anni. dei quali più di 50 dal febb1·aio all'agosto del 1858. I (!iurati lo assolsero sempre; ma, in molti casi, il grndizio della causa era tolto alla giuria e dato ai tribunali di nomina ministe– riale, i quali condannarono sempre•·(') « Applaudo ai ripetuti sequestri•• scrisse il Cavour il 28 feb– braio ('); il giornale mori nell'agosto; « questo evento fortunato di massima impoi·tauza è dovuto interamente all'instancabile sua energia», scrisse il 29 agoslo il gran ministro all'Avvocato Ge– nerale. ('/ È bens vero che il Cavour si rifiutò di soppri– mere il giornale con la violenza aperta, menti-e i suoi successori ci sono at'rivati allegramente. Ma in rondo il Cavour dichiarava solo nelle ctt·costan:e attuali l'uso dei mezzi illegali pericolosissimo; mutate le circostanze, anche i mezzi illegali pote– vano diventar buoni. E le circostanze oggi sono mutate da quelle che erano nel 1858: allo,·a biso– gnava «giovarsi• della rivoluzioue; per scacciare gli austriaci e per continuare a sfogltare il carciofo di Emanuele Filiberto ò necessario, aveva detto flo dal t846 il generale Durando ('}, che gli altri ita- (1) VSCCIII, Mem0t"td dl un tuogo1,ne11te dl t:<Ucello. Roma, Vo- ghera, tl!97. pai:r. tOe 41. (11\CAVOUR. t.ettere edite e b1edile. "· 511. PO. (') CAVOUR, l..euere edUe e Inedite, V, 13i. (41 Ltttere edtte e hudue, v. tt9. (•) Letuwe edite e fnedlte. v, l.ttl, 160, 163. (') MAZZINI, o,,e,.e, X, x:a::11, n. (') LtttM't edite e Inedite, V, 187. (') Lettere etlite e lnecme, V. 173. (') Della tt(ufonamd italiana. Parigi. 1846,pag. 5t. liani « metlan mano e caldamente all'impresa; nè il faranno, o svogliatamente il ral'anno. se la p1·0- spettiva non om•e loro altra mutazione che l'essere presidiati da soldati a divise azzurre sottentrate in luogo delle bianche:.. Ai gior11i nostri, invece, il carciofo è stato già smallito e della l'ivoluzione non c'è più biso~no; oggi siamo in una « monar– chia ,·egolarmente costituita•• e ciò che nel 18:\8 era pericolosissimo, oggi è naturalissimo. Questo ci spiega perché mai i successori del conte di Cavour sieno più reazionari di lui; s'egli vivesse ancora, lungi dallo scandalizzarsene, dii-ebbe che « uelle attuali cit•costanze • bisogna far così e non altrimenti. Nondimeno ai suoi tempi un po' di vernice liberale dovette darsela anche lui; e ne ebbe talvolta noie non piccole. Nel 1855 si discutevano le leggi per la soppres– sione delle congregazioni religiose e l'incame1·a– mento dei beni ecclesiaslici. Erano leggi che il Cavour dovette p1·oporre per non perdere nella Camera l'appoggio del Centro sinistro, e conlro di esse lottavano I preti e la massima parte della Destra, e l'opposizione e1•a ben vista in alto loco: « il Re era stato circuito, assediato da ogni maniera d'influenza e di pressioni morali e religiose, che Jo avevano scosso e messo in gravi apprensioni».(') Il Cavour. combattuto neJ Parlamento, non soste– nuto dal Re, si dimise. « La situazione apparve tosto nella sua gravità •· La popolazione capì che i preti stavano per ritornare al potere. « L'agita– zione cresceva e diventava quasi minacciosa. Il Sindaco di 'l'orino, aiTingando un battaglione della Guardia Nazionale chiamato per mantenere l'or– dine, terminava coll'invito di gridare con lui: vtva ìt Re, e il battaglione restava muto. Al Ministro dell'Interno risultava che non si sarebbe potuto contare sulla Guardia Nazionale. Un manifesto del Smdaco per calmare gli animi era st..appato e lacerato in ogni luogo. La città presentava un aspetto insolito e un carattere talmente serio e risoluto che colpiva anche i pit1 freddi osservatori. Verso le due una folla di popolo s'avviava a piazza Castello ed a poco a poco si ingrossava al punto da occupare tutta la piazza. li Re trovavasi ad una finestra del Palazzo Reale e ~uardava impensierito l'attitudine e l'avanzarsi dell onda del popolo. E,·a ai suoi fianchi il su() garzone di camera, Cinzano. Volgendosi il Re al Cinzano, disse: « Or ora la faccio nnita con queste dimostrazioni. » Al che il Cinzano rispose: « E se fosse poi fluita per noi 7 » La tr'uppa era stata consegnata nei quartieri, la Guardia Nazionale dipendeva non dal Governo, ma dal Municipio e dai suoi capi, che partecipavano al seutimeuto generale di esasperazione e lo dichin.• ravano apertamente. • (') La grazia di dio questa volta cedette alla volontà della nazione sostenuta dalle baionette della Guardia Nazionale; la soppres– sione delle corporazioni e l"incameramento dei beni ecclesiastici sono stati strappati, come lo St:ltuto albertino, dalla piazza. ( Continua). UN TRAVKT. t') MICHllLASORLO <'ASTllLI.I. Il conte di Cacour. - Roux e l"ll– .-ale. t886. 1>ag.6t. t'> CASTgL1,1, ll conte di Cavour, pag. fi3•tle. L'abbonamento cumulativo della Critica coll'Avanti! costa per l'Italia L. 2:1 all'anno, L. :10.50 al seme– stre; - della Critica colla Lotta, L. 1.0 all'anno, L. 5 al semestre.

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