Critica Sociale - Anno VIII - n. 10 - 1 luglio 1899

158 CRITICA SOCIALE destini del Piemonte, ben decisi ciascuno rlei due di strangolare il compagno non appena arrivati in qualche luogo»('). Il Bardesono racconta 1 in una let– tera a Michelangelo Castelli, che il I.' gennaio 1859, entrando nella camera del conte di Cavour, gli augul'ò di 8-."'Sere il 1.' getrnaio del 1860 primo ministro del Re d'Italia a Roma; Cavour l"ispose: « Ci and 1·emo, ma rra dieci anni e con una gue1•ra civile nel frattempo»('); era la gue;•r•a civile, che doveva se1•vire a < SJ>eguere » o, se più vi piace, a « st1·angolare., la rivoluzione. « Noi ci siamo gio– vati - disse nel 1883 un nostro allo, molto allo per– sonaggio a un glol'nalista Inglese - noi ci siamo giovati della rivoluzione per compiere l'unità, perchè quando si ò piccoli non si può essere scru– polosi ch·ca i mezzi; ma oggi noi dobbiamo mo– strare che non siamo più in istato di rivoluzione, ma siamo in una monarchia regolarmente costi~ tuita • ('). Qui non si parla nè di spegnimenti, oè di st1·angolamenti; Ja povera rivoluzione è già in• vecchiata e pare che si contentino di mette1·la a riposo dopo« esse,·sene giovati•; ma nel maggio '98 l'idea cavoul'iana dello strangolamento dopo una buona guerra civile risorse rulgidarneote e ne ve– diamo tuttora gli effetti. La 1·ivoluzioue naturalmente non si è adattata mai volentieri a subire quella piccola opera:l.ione per tanto tempo sognata dai suoi amici; talvo lta anzi - per dire la verità - ha tentato di l'ender pan per focaccia; ma mentre tutto il lavoro della reazione è stato in questi cinquant'anni metodico, regolare, empre coerente a sè stesso, il la,•oro della rivoluzione è stato sempre incoerente, senza metodo, variabile e ingenuo. La storia dell'altalena fra reazione e rivoluzione dal 1848 ad oggi richie• darebbe un grosso volume; iu questo studio noi non possiamo che l'icordarne gli episodi principali e più caratteristici. i quali ci dimostreranno che il colpo di Stato del maggio '98 non è un fatto isolato e senza precedenti, ma si riconnette 0011 tutto un sistema di Govon10 avente per iscopo la trasformazione dello Stato - lenta o repeutiua, le~ale o violenta secondo le circostanze - in senso piu che sia possibile conservatore. li. li De Revel, ministro di Carlo Alberto nei primi mesi del '48 e uno dei firmatari del proclama con cui il magnanimo !argiva lo Statuto, dichiarò nella seduta della Camera subalpina del 9 febbraio '55 che la concessioni liberali « furono fatte sotto l'itn• pressione della piazza•· Dai documenti diplomatici rnglesi tradotti e pubblicati da Carlo Cattaneo nel te,·zo volume dell'A1·chlvio Tl'lennaie, appare che il Governo piemontese giustificò davanti all'Europa monarchica la i11, 1 asione di Lombardia dopo le cinque giornate di Milano nel marzo del '48, colla necessità di im\>edil'e una rh·oluzione all'interno e la istituzione < i una r·epubblica democratica in Lombardia , li re Ca,·lo Alberto, dando per guida al movimento italiano la sua bandiera regia, lo aveva impedito di degenerat'e in una rivoluzione demagogica»; cosi scriveva nel '51 il principe di Talleyrand Pél"igord, duca di Dino, addetto allo stato maggiore albertino uel ·,18( 4 ); e in fondo sono perfettamente concordi con lui il Cattaneo! quando scrive che il re di Sa1·degua, invadenrlo a Lom– bardia, « voleva salvare in Italia la parte retro- (I) PLA.TIIL, Sacote l't Pfdmo,it, Pl'lrll!. 1ssg, Taride, pag. !00. (') I.a hitterlL è Cll:l.lll dal Chrnlll nell'Epil!l-Olario del conte di C1uour, ('1 Timu, i June t883, (•) Souoenlr1 ae 111guern ae Lombardie, Turln, 1&:11, pag. lit. gr•ada • (I), e il Mazzini scrivendo: « la guerra conu·o l'Austria era iu sostauza gue1·l'a coutro l'i– taliana democ1·azia ». (') Dopo la vittoria d1 Golto, dovuta alla eroica di resa degli studenti democratici combattenti a Curtatone e a Montanara, e la caduta di Peschiera, « ciò che importava al Piemonte - si pensava nell'entourage di Carlo Albe,·to - era la pace; la pace che gli avrebbe permesso di organizzare e di as8imilarsi. mercé un'amministrazione viuo·rosa. i nuovi ele– menti di forza ch"essa gli avrebbe assicurati; - la pace coll'este,·o, che av1·ebbe pel'masso al re di ri– stabili1·e sopra basi solide, mercé l'azione di una politica enerutca nei p1·op1·iStati, il principio di auto,·ità • ('). arebbe stato quello il momento di far In pace con l'Ausfria, averue la Lomba1·dia 1 lasciarle la Venezia, infischiarsene dell'indipeudenza o stra11'tola1·0 il libemlismo. « Ma la gio\·entù delle ba1·ricate - scl'iveva nello stesso tempo Cattaneo - non 0 soddisfatta d"aver combattuto per cangiare Spielbe,·g con Fenestrelle•('); e c'era pericolo che Milano rinnovasse contro gli amici di occidente le cinque gio1·uate già. ratte contro i nemici d'o• riente. La sconfitta di Custoza e la consegna di Milano agli austriaci vennero iu buou punto a rompere il nodo: Milano curva sotto il bastone austriaco uon COl'reva pH, pericolo di faJ'e una « rivoluzione demagogica~; quell'amministrazione « vigorosa >, che Car•lo Albe1·to non poteva fare, vennero a ral'la un'altl'a ,,olta gli austriaci. La campagna del ·,19 non ru fatta con intenti dh•ersi. e Patemi fucilare senza la menoma esi– tanza ((o,·t et (el'me) il pl"imo lombardo che emet– te1-à un grido sedizioso >, scriveva il 14 mal'zo il conte di Cavour al principe di Talleyraod ('); ma per quella volta i lombardi, che erano in maggio– ranza sediziosi, se la cavarono perché l'ese1•cito piemontese fu sconfitto a Novara. La monarchia parve rovinata da questa sconfitta; Genova insorse istintivamente, ma la 1•ep1•assionedi questa insur– rezione - che in verità non si capisce quale scopo avesse - 1·ialzò le sorti del partito conservatore. Dopo la caduta delle repubbliche toscana, romana, veueta, contl'o le quali tutti i giornali monarchici piemontesi, capitanali dal Riso,·utmento del conte di Cavour, scagliavauo og11i giorno calunnie e in– sulti, il partito democratico rimase fiaccato. Ritentò la prova il 6 febbraio ·5,~ a Milano, ma fu da capo sconfitto; e mentre i conginrah morivano impiccati a Milano o a Mantova, i gioruali sabaudi, capitanati questa volta dall'Opfntone, inveh,ano da 1'orino contro i ladroni e gli assassini che a Milano ave– vano iniziato il saccheggio e la strage. Dopo il '53 ìl Mazzini rimase quasi complela– meute isolato; pad1·oue del campo rimase il partito. moderato cavouriauo, sulla cui politica si è Cl'eata una leggenda di liberalismo falsa da cima a fondo. La Band.te1·atiaztonale era un periodico milita1·e, che aveva lo scopo di « affezionare maggiormeute l'esercito e l'armata di ma1·e alle civili libertà»; una circolare del Lamarmo1·a del 21 aprile 1853 ne vietò l'introduzione uelle biblioteche e ne' ritrovi miiilari.(') Narra il Vecchj che prima del ·oo- e dopo! - nella R. Scuola di marina si dava « di tanto io tanto qualche buona massima sulla fedeltà al Re, capo del nostro Stato; ma sino al giorno in (I) Dd/111 hlllOTUIO"e (li ,VUano, p. 114. (1) Ope,••• VI, S87. (IJ TA.LLBYIUND·P~IU00R0, Som,ttlh'ol, p. 110. (• > CA.TTA.SK ,, Srrlltt politici td tp/1c(Xar/o. F1rente, Barberi\, IJ,,ff, IHlg, 16' e l!I. t•) Ultere edCle ed Inedite cH Oamillo dl Caoour. ed. Chlala, Torino. Roui: el Pa,ala, V, t9l. t•) MAZIIN'I, Op,re, IX, LVIII,

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