Critica Sociale - Anno VII - n. 20 - 16 ottobre 1897

E. Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE IJEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Regno: Anno L. 8 • Semestre L. « - A.ll' Estcro: Anno L. tO - Semestre L. 5,50. Lettere, vaglia, cartoline-vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE - MILANO: Portici Galleria V. E., 23 (t' plano nobile) Anno VII - N. io. Noni si vende a, nttnie-ri sep<wa,ti. Milano, 16 ottobre 1897. SOMMARIO Attualità. Il Mtniseei·o della vwa (I.A ClllTICA SOCIAl,E), Il domicilio cotrtto: VII. Il discorso del senatore Plerantont ("'). f.,a nuota roua del partito soclalt.sta tedesco (C1.Auo10 TREVES). Studi. sociologlcl. Cristianesimo, soctaltsmo cattoUco e ~octaUsmo democ1·(1t/eo (l,UIGI NEOl\0 1, - Po.stilla (I,.\ Ctl'TICA). 1l (lop])(O (JÌOCOdel chle1·tcato (NOI), Diritti del feuaatart in Stcllfa, Jr (llne) (r~1-1n1coL0NCA0). Flloso8a, letteratura e varietà. Ai ptonte,·t dell'acventre: versi IA. O.). Bolletflno bibliogroftco: « I.e donne nell'industria> del dott. Wulthe (R. LOVEI\A). Pubblica;;toni pervenute tn dono. IL MINISTERO DELLA VILTÀ Dal pantano marcio della politica italiana, arros– sato dal sangue di Adua, era venuto su gracidando di restaurazioue morale, di raccoglimento colo– niale, di restituito impero dello Statuto e della legge. Echeggiavano ancora, nel crollante circo di Montecitorio, le parole roventi che l' «onesto» leader dell'Opposizione di Sua Maestà aveva SCf!.gliato, il 2 dicembre '05, l'indice teso verso il Crlspi, contro le ferocie « borboniche » di quel Governo di lau– reati manigoldi. Allora l'onesto Jago_ parlava dol socialismo come di un nobile apostolato del pen– siero, cui ,1':Lltronde la persecuzione non faceva che aggiungdre fede e vigore. « lo ho votato una legge contro gli anarchici (intend1wa i dinamitardi - contrapponendo ad essi il Proudhon, l'anarchico più vero e maggiore), non già. contro i socialisti.» Così diceva, posando ad indispettito. E sbeffeggiava sarcastico i ministri che si illudevano goffamente di poter sopprimere il socialismo, questo conato in• coercibile della storia; di potere, sul ser1v, frenare e sopprimere il pensiero. « Non sapete - scia– mava - che la libera discussione fra le più op– poste tendenze costituisce il trionfo vero della ci– viltà moderna 1 » Con queste premesse e promesse, quando piacque a Menelik, il nobiluomo di Caccamo aPraffava il potere. E fu attorno a lui un policromo coro di angioletti osannanti e tedeizzantì l'avvento dell'a– spettato. Per spazzare le infette stalle parlamentari, eccolo allora por mano alla granata delle urne. Preludeva il canto d'Arcadia: Non più sangue, non più lagrime di madri per la maledetta Africa; all'esercito il solo còmpito di assicurare al1a patria l'indipendenza e i confini. Pace e riforme civili all'interno ed all'estero. Non più nuove imposte nè inasprimenti alle antiche. Tempereremo anzi le fiscalità più moleste. Respi– rate, o pecore tosate, e meriggiate tranquille: le temute cesoie pendano arrugginite nel casolare del pastore. • Bisogna cessar·eda quel metodo s(rut– tato,·e, del quale, sin qui, si è troppo abusato, che senza posa inacerbisce te tasse. » C) Preser– veremo la piccola proprietà, tuteleremo gli emi– granti, spegneremo i germi di odio fra le classi e di guerra civile. « Rammenti l'Ttalia quegli operai che, col sudore della fronte, fecondano i nostri campi e muovono le nostre officine. Si pensi a ri– sollevare le nostre plebi a dignità di popolo.... Se il socialismo è un'utopia, molte delle miserie che rivela sono una realtà. I conservatori, se intendono mantenere intatte le basi fondamentali dell'ordine sociale, debbono ispirarsi ad un alto sentimento di equità, di giustizia e di umanità per fare, sponta– neamente e a tempo, quelle giuste provvidenze che, pacificando gli animi, consolideranno lo stato presente. » Rabagas continuava sul medesimo metro: « Non è con una politica cieca di repressione che si scongiureranno i pericoli della propaganda collettivista. Questi pericoli diminuiranno soltanto se le nostre istituzioni civili e politiche dimostrino la loro idoneità a lenire i mali che affliggono le miserie incolpevoli.» l vecchi partiti sono morti, ma questo programma, modesto ed in breve ora attuabile, può ben tener luogo di essi. « Non vengo innanzi a voi - pro– seguiva, sollecitando i ,·oti del popolo - c01necapo di una clientela o di una coalizione qualsiasi ('); non vengo a voi per chiedere la forza di rimanere al Governo, ma per chiedervi quella necessaria a vincere, col programma che vi ho esposto, le dif– ficoltà che più da vicino ci incalzano.» « Gli uo– mini che dicono di professare la libertà e si rifu– giano ne\1a violenia, che non sanno essere i soldati di una bandiera ...... costoro sono i peggiori nemici del Re, delle istituzioni e della patria. » E finiva invocando un'altra volta « il rispetto della legge, l'impero schietto e leale della giustizia, l'osservanza dello Statuto! » Il policromo coro degli angioletti pispigìiava note di giòlito. Solo dai « bassi fondi sociali» saliva il cachinnus dtabOli dei socialisti. li nobiluomo voleva pacificare la società armando i ricchi contro i po• veri col fucile a ripetizione del voto plurimo; e, ad ogni evento, riaffilava nell'ombra il pugnale avve– lenato del domicilio coatto. . .. Dopo un anno e mezzo di Governo e sei mesi di Parlamento rinnovato, è tempo di provarci a tirare (I) Pochi giorni doJ)o il re parafrnsal'a il minislro,dichiarando doversi « consolidare l'incremento dell'economia nazionale, llòe– ,·andola dalle ti·oppo acerbi: ftscalttà > e prometteva all'uopo « equa rei;istone del tt·tbutt "· C-')Alla Camera, discutendosi il bilancio degli Interni, il Rudinl si confessava poi p1·tgtonfero ai una coau~iont: e tentava giu. stificare il fatto coll'esempio, invocato a sproposito, dì altd Go– verni e di altri Sta.lì.

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