Critica Sociale - Anno VII - n. 15 - 1 agosto 1897

CRITICA SOCIALE ·231 stria dagli ispeU.ori delle industrie, sono soPpren– denti. Seco11do il Rae, non é tanto il per·fezionamento delle macchiue che impedisce che l'abbreviazione del lavoro scemi la prùdllzione ( ,alvo per un breve periodo di arlattamento), quanto il pe_rfezionamento dell'operaio e dei metodi di lavorazione: il che in• duce a credere che la riforma non possa danneg– giare neppure la piccola industria. Caratteristico é l'esempio seguente: I signori Holct·er di BradforrJ, i più grandi car– datori del mondo, possiedono fabbriche in Francia, dove si lavora 72 ore la settimana. e altre in In– ,ghilt~rra, dove si lavora 56 ore. Sono circa 16 ore alla settimana, ossia tre ore al giorno, di differenza. Le macchine sono identiche, i salarì inglesi molto più elevati. Malgrado ciò, la carrlatura costa loro assai meno in Iug-hi I terra, unicamente per la mag– gior capacità pr·odut.tiva dell'oµeraio iuglese. Quest'altro esempio dguarda le piccole industrie. La _colonia di Vittoria è modello iu fatto di brevità del lavoro. Ivi il 75 °lo degli operai lavorano, già da gran tempo, non _olfre otto ore. I mur·atori, gli sca'Jpellini, i falegnami, i pulitori, i lattonieri, i pittori, i lavoranti nelle arti edilizie conquistàrono le otto ore da ormai quarant'anni (1856). I panet– tieri, che nell'82 lavoravano 15 ore in media, su– pergiù come in Germania, nell'83 le ridussero a 10, e poco di poi a 8 ore. I loro salari, -che nell'81 erano di 40 a 42 scellini la settimana, dopo un breve ribasso, si rialzarono subito, e nell'85 tocca– rono i 50 scellini per settimana. Il pane non rincarò neppure di un centesimo. In conclusione, secondo il Rae, i vantaggi delle 8 ore sono grandissimi, tanto per gli imprenditori quanto per gli operai. Gli imprenditori lucrano sulla miglior qualità del prodotto, sulla maggior diligenza e intensità del lavoro che esige minore sorveglianza e minore incitamento, sul minor logorio delle mac·• chine e spreco di luce, di combustibile, ecc. L'ope– raio acquista in vigore, in salute, nella durata della vita media e della vita produttiva (vantaggio che si ripercuote sugli industriali), nel buon umore, nella fiducia in sè stesso; si elevano insieme la sua vita di famiglia e Ja sua vita sociale; prende parte alla politica, cura l'organizzazione, diventa infine nomo e cittadino nel pieno senso della pa– rola. Le otto ore sono la disfatta dell'ubbriachezza e de1 vizio; i soli suoi nemici legittimi sono i ta- vernieri. · Malgrado tutto ciò, il Rae non crede che gli im– prenditorì accetteranno la riforma finché non vi siano obbliirnti dalla legge. Ma non reputa neces– sario l'accordo internazionale. E il Bebel consente con lui. 'Giacché - egli dice - se la democrazia socia– lista volesse attender·e l'accordo internazionale, la riforma si farebbe troppo aspettare. La cooperazione inter•nazionale dei lavoratori deve agire nel senso di esercitare una maggior pres;,ione sulle rispetti ve classi dominanti e di rafforzare colla solidarietà il coraggio dei singoli proletariati. La giornata di otto ore é attuabile dappertutto. ma certo più presto in Jnghilterr!-l., per esempio, che non in Rumenia od in Grecia Ma ogni successo pratico in un dato paese é un successo morale pel movimento di tutti gli altrL Questo, in sunto, l'articolo di Bebel contro le otto ore. Nor. Il modopiù spiccio per abbonarsi consiste nel mandare cartolina vaglia da L. 8 all'Ufficio della CRITICA SOCIALE, PoPtici Galle:ria, 23, Mi– lano (scrivere chiaro l'indirizzo del mittentee Indicarese si tratta di nuovoabbonato di semplice rinnovazione). BibliotecaGino Bianco UNA CRITICA DEL MATERIALISMO STORICO (f) IV. Nell'ultimo capitolo del suo libro, stritolata già la teoria del materialismo storico, il Ferraris passa al1'espo– sizione della teoria da lui seguita, riguardo all'azione dello Stato. L'uomo deve soddisfare bisogni istintivi, subisce quindi l'azione della legge di natura, che dete,-mina l'evo– luzione naturale. Ma « l'uomo, perchè dotato di ra– gione, cerca di procurare la soddisfazione dei suoi bisogni nel modo più conveniente a sè eù agli altri; la stessa natura estema, limitata nella sua produttività, gli impone dei freni e l'istinto è subortlinato alle neces– sità della convivenza, l'egoismo i11clivicluale agli int.e– ressi pr·esenti e futuri della collettività; si mardl'esta così (ed è la caratteristica speciale della socie1à umana) l'azione di una leyge di coltura, d'onde quella che può chiamarsi l'evoluzione nior-ate, perchè si fonda sopra- ,, tutto sulla distintione fra il bene ed il male » (pa- gina 149). Lo Stato, manifestazione della legge cli col– tura, aiuta l'evoluzione morale; quindi il principio etico, che deve informarne l'azione, è immanente nella sua vita (pag. 151). Questa, nelle sue linee principali, la teoria del Ferraris. Ciò che è realmente caratteristico dell'uomo è che egli si forma un ambiente artificiale, ed è questo am– biente che, assieme a quello naturale, ne determina poi le forme del pensiero. << La storia si fa in tal sorta, che il risultato finale prende origine sempre dal conflitto di molte volontà individuali, delle quali ciascuna è ciò ch'essa è, in segnito ad una folla di circostanze partico· lari; vi son dunque delle forze innumerevoli che s'incro– ciano, un gruppo infinito di parallelogrammi di forze, che determinano una risultante - l'avvenimento storico - che può esser considerato come il prodotto di una forza che agisce - presa come tutt0 - incoscientemente e senza volontà. Perchè ciò che vuole ciascuno è contra· riato da ciascun altro, e ciò che avviene è qualcosa che nessuno ha voluto. È c0sì che la storia si è svilup– pata fin ora alla guisa di un processo naturale, e si è trovata sottomessa essenzialmente alle stesse leggi riel movimento. » t 2 ) La storia quindi, quantunque ciascun uomo operi coscientemente, seguendo i suoi propri fini, non può considerarsi come coscientemente voluta, e neppure può considerarsi cosciente la formazione dell'ambiente artific~ale, che invece, determinando, assieme alla base naturale su cui poggia, il tenore di vita e gli interessi degli uomini, ne det'?rmina il modo di pensare. Non è la coscienza dell'uomo che ne determini il modo di es– sere, ma è il suo modo di essere che ne d-etermina la coscienza ( 3 ) Quindi la legge di coltura, o il pr·incipio P,tico, è dipendente dal modo di soddisfa.re i bisogni ma– teriali dell'uomo, o, per dirla col Ferraris, dalla legge di natura, Deve lo Stato alle sue funzioni giuridiche e militari aggiungere funzioni sociali i si domanda il Ferraris; e osserva rhe pare strano che la questione sembri nuova adesso, mentre la Francia, con Colbert e con la ( 1 ) CARLO F. i<'ERRARIS: Il materialismo storico e lo Stato . ..... Palermo, Sandron, i897 (L. 3). ( 2 ) ENoELS, Sur- la conception maté,•ialiste de ljhistoire. ( 3 ) ENOELS, Socialism, Utopian and Scienti(f,c, pag. 42; e MARX, Oritique de l'economie politique, Préface.

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