Critica Sociale - Anno VII - n. 15 - 1 agosto 1897

228 CRITICA SOCIALE altro se ce lo spieghiamo! Esso è la cosa più pro– fondamente umana che vi sia - in periodo capita– lista - ed è iippunto il desiderio di fare quattrini quello che ha creato il capitalismo. Enrichissez– vous, diceva quel ministro francese. Ne è venuto quel che ne è venuto. La auri sacra farnes ha generato tutte le immondezze della presente civiltà. All'idea cli quel metallo gli uomini perdono la testa ... e si spiega che possano perderla anche i socialisti. Vediamo di tenercela ferma. * * * Anche noi non intendiamo allargare la questione. Parlando di cooperazione, non alludiamo punto a quella che il Piccarolo chiamò, con discutibile neologismo, la cooperazione di resistenza. Se chia– miamo cooperazione le Leghe di resistenza, tanto varrà chiamare cooperazione la propaganda del partito. E neppure ci vogliamo occupare nè delle Cooperative di lavoro, composte di braccianti, le quali hanno dato qualche buon risultato come stru– menti di reclutamento socialista e nulla è da atten– derne più in là; nè delle piccole, magre Coopera– tive di consumo che qua e là i socialisti -hanno fondato nelle campagne, e che sono luoghi di con– vegno, dove insieme ad un bicchier di vino si beve qualche buona· idea di emancipazione, e dove si distribuiscono i generi più necessari alle famiglie senza passare sotto la forca caudina del doganiere. Queste ultime sono esperimenti che qua e là .si tentano, che possono avere la loro temporanea utilità dove nulla si può fare di meglio, dal cui eventuale insuccesso; ad ogni modo, l'interesse del partito non è sensibilmente ferito. In questi limiti la cooperazione è abbastanza innocua per non me– ritare neppure molta discussione. Evidentemente gli « studì » delle Commissioni ed i « voti » dei Congressi regionali citati mirano molto più in là. Noi abbiamo seguHe - for.se un po' a balzelloni - le polemiche agitatesi nella 1.vlartinella e nel Grido del popolo; e una cosa ci ha singolarmente colpito: che quei polemisti davano per inconcussa l'utilità per il partito di cercare le aurifere arene nel Fat– tolo cooperativo. Si disputava se dovesse prima fondarsi un grande magazzino centrale, o non piuttosto dei piccoli magazzini locali da federarsi più tardi; se dovesse impegnarvisi il Partito come tale, con le sue rappresentanze ufficiali, o soltanto i membri del Partito; se le Cooperative dovessero essere composte eclusivamente di socialisti; se do– vessero vendere al prezzo corrente, sistema Roch– daliano, o al. puro prezzo di costo, aumentato di alcune piccole percentuali per la riserva, gli am– mortizzi, e per la cassa del Partito; di una folla, insomma, di dettagli tecnici si discuteva, così da far supporre che una pregiudiziale non si potesse tampoco concepire. · Ora, noi eleviamo appunto la pregiudiziale. Noi pensiamo che oggi - nelle condizioni attuali del– l'economia, della demografia e del partito socialista in Italia - l'impegnare, comunque, una parte no– tevole del denaro e· delle forze del partito in im-– prese cooperatìve sia semplicemente una follìa. E la cosa ci sembra tanto per se stessa evidente, che a mala pena riesciamo a spiegarci che menti lu– cide e positive come quella di Claudio Treves non l'abbiano a prima vista avvertita. L'affermazione è grave, lo sappiamo, e a più di uno parrà addirittura irriverente. Siamo dunque tenuti a darne la dimostrazione. Ma .per questo non cì basta in questo numero ne lo spazio nè il tempo. All'altra quindicina ! FILIPPO TURATI. BibliotecaGino Bianco QUEL CHE C'JNSEGNA L GRECIA I I. Fuori di patria il greco non è. altro generalmente se non un mercante o un banchiere, emulo e spesso rivale dell'ebreo: a Londra come a Costantinopoli, a Massaua come a Marsiglia, il greco sa trarre profitto d'ogni occasione per guadagnare, con un'abilità, una costanza e troppo spesso anche una mancanza di scrupoli tutta particolare o, se volete, tutta ... borghese: l'amore al denaro è forse la qualità che più faccia ricordare nel greco moderno la vantata discendenza dall'antico. In patria, per la generale ristrettezza dei mezzi, le qualità, che servono altrove al greco per accumulare spesso enormi ricchezze, sono volte invece a peggiore partito. Gelosi degli stranieri, i greci sollevano ogni sorta d'ostacoli contro chiunque tenti presso di loro qualche impresa industriale; d'altra parte, mancando essi di capitali e forse anche di attitudini speciali a ciò, non hanno saputo destare alcuna forte industria. Quanto all'agricoltura, la qualità del suolo, le colture troppo speciali, la solita· mancanza di capitali e più ancora forse la divisione estrema delle proprietà e l'esservi troppa gente che vive sul magro provento del terreno, fanno sì cµ'essa passi da una crisi all'altra. _In tale stato di cose, ecco le condizioni della popola– zione greca. Nelle campagne una massa di lavoratori dei campi e di pastori che nulla hanno mutato dalla partenza dei turchi in poi, perchè si trovano tuttora al grado estremo della miseria e dell'abiezione, perseguitati dal fisco del patrio Governo in modo non meno feroce di quel che fossero dall'antico Valì. Da questa massa escono e si moltiplicano le bande dei briganti, formate da quanti si ribellano al giogo della miseria e sentono che sole la violenza e la via del delitto possono in certo modo procurar loro ·agli occhi dei governanti la dignità di uomini. Ben si sa quanta autorità acquistino spesso i briganti in Grecia, con quanti riguardi li trattino il Governo e quanti deputati del Parlamento siano loro complici e manutengoli! Nelle città invece, e specialmente in Atene, a(;corrono quelli che sperano con degli studì più o meno affrettati di salire presto dalla condizione di sfruttati a quella di sfruttatori. È questa la classe· che dà sopratutto gli impiegati e i p0liticanti, classe a corto di denaro, ma tanto più desiderosa di acquistarne e di vivere, di go– dere; amante del lusso; abilissima nell'oratoria e altret– tanto piena di grandi frasi quanto priva di veri ideali, di c0nvinzioni, di scrupoli; corrotta e corruttrice. È questa la· classe che Arturo Lahriola potè scambiare per democr.atica, ma che in realtà non è _se non una gente turbolenta, ·oziosa, impaziente di rimestare e di mutare i Governi, perchè nei rimestamenti ha tutto da guadagnare. Le elezioni greche infatti vincono - ed è tutto dire -=- nella spudorata corruzione e nella inco– scienza della massa popolare ogni altro esempio anche delle nazioni latine: nessun partito si fonda sulle idee, ma tutti sulle persone. E .che siano queste persone ho già detto di sopra: molto spesso manutengoli di briganti. * * * Lombroso, che certo aveva presente, scrivendo, un tale quadro, ha chiamato la Grecia « un pezzo dell'I– talia da Roma in giù - Roma compresa ». Ma l'Italia ha per lo meno la fortuna di possedere una parte sana

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