Critica Sociale - Anno VII - n. 15 - 1 agosto 1897

234 CRITICA SOCIALE difficile per il lavoratore il trasportarvisi, la ser– vitù. Ma, crescendo la popolazione ed essendo ora– mai occupate tutte le terre coltivabili col lavoro puro, la costituzione economica muta; perchè il lavoratore perde la possibilità di recarsi sopra terre inoccupate da sfruttare per conto proprio, _e non gli resta per- vivere che vendere la propria opera al capitalista. La violenta appropriazione della persona del lavoratore può quindi cessare, e il pro– fitto diventa automatico. Ma l'associazione del la– voro, ottenuta colla soppressione violenta o auto– matica della terra libera, sebbene più feconda del1'economia dissociata, apporta un limite alla pro– duttività colla coazione che richiede, e non é quindi così feconda come l'associazione spontanea. Ma que– sta,. come abbiamo detto, non può formarsi che quando la produttività della terra sia depressa fino a far sentire ai produttori la necessità dell'unione. Se non che, tal grado di depre~sione si raggiunge appunto sotto l'iufluenza. dell'aumento di popola– zione, che spinge a coltivazione di terre sempre meno produttive. A questo punno la soppressione della .terra libera diventa un ostacolo alla produ– zione; l'associazione del lavoro, che essa crea. è coatta, mentre, se la terra fosse libera, in questo periodo, l'associazione si formerebbe ugualmente, e sarebbe spontanea e, quindi, più produttiva. A questo punto dunque « converrà fondare la pro– prietà libera del terreno, riconoscendo a ciascuno il diritto di occupare la estensione di terra colti– vabile col suo lavoro. Sulla base della proprietà li– bera della terra si erigerà l'associazione mista e con essa la forma economica adeguata e l'equilibrio sociale. » (Saggio III). Ci siamo alquanto indugiati nell'esposizione di questi concetti, sebbene già altra volta nella Cr•itica Sociale ne sia stata tenuta parola (i), perché essi formano il midollo del sistema del Loria, sono il centro attorno al quale si armonizzano le sue lu– minose e profonde ricerche, anche le più recenti. ( 2 ) In essi è la sostanza del pensiero del Lo ria; il resto di ciò che è contenuto nel libro di cui parliamo è un complemento o un accessorio. Così, è naturale che egli sfolgori colla sua logica calda ed acuta la legge malthusiana della popolazione, per cui lo squilibrio tra questa e le sussistenze è fatto eterno e fatale, e causa indeprecabile del pauperismo. Per il Loria invece questo squilibrio non è permanente, nè ha origine da cause fisiche, ma ha la sua causa temporanea, da una parte, nei limiti che la pro– prietà privata del terreno oppone alla sua pro– duttività; dall'altra, nell'impulso che la miseria dei più dà al coefficiente di procreazione. Queste due cause - costituzione fondiaria attuale e povertà delle classi più numerose - hanno alla lor voi ta origine nell'incremento di popolazione che spezzò l'ordinamento economico medioevale e fece sorgere il moderno. L'incremento della popolazione non è dunque causa immediata, ma solo mediata del pauperismo; e non eterna, ma temporanea. Infatti, crescenrto ancora le genti, anche l'assetto sociale presente si infrange e « si svolge un novello si– stema economico, che soddisfa gli accresciuti bi– sogni delle genti addensate, e che perciò ·rappre– senta una forma sociale superiore. » (Saggio 1). Così, è anche naturale che il Loria, per il quale all'evoluzione umana presiede una causa determi– nata e speciale, si ri fì u ti ad ammettere la traspo– sjzione della teoria darwiniana dal campo organico al superorganico, e confuti con molta efficacia le (I) Vedi LUCIO DE CASTIGLIONE, L'Industria Naturale, CRITICA SOCIA LE, i896, pag. 70. ( 2 ) Vedi per es. La controversia del capitalismo in Russia, nella NUOVA ANTOLOGIA del t5 novembre !896. BibliotecaGino Bianco analogie biologiche (Saggio Il). Come pure dallo stesso suo pensiero fondamentale discende la con– danna del socialismo agrario, il quale, mirando a nazionalizzare la terra, a raccogliere cioè la pro– prietà in mano d'uno Stato capitalista, anziché darla al lavoratore, riuscirebbe solo ad attribuire allo Stato la rendita, ma non a sopprimern il pro– fitto e il salariato, laddove« ogni disegno di riforma sociale, ad essere davvero legittimo, dee tendere ad uno scop0 ben più ampio ed ambizioso che non sia la soppressione della rendita: dee tendere alla eliminazione dell'intero reddito, alla annessione dell'intero prodotto sociale ai domini del lavoro da cui esso emana. » (Saggio IV). Vi è dunque, come si vede. nelle brevi pagine di questo libro, sintetizzata l'essenza· del F.istema del Loria. E noi ne suggeriremmo la lettura spe– cialmente a tutti color<) che, senza accingersi a quella difficile e lunga dell'Analisi della proprietà capitalista, vogliono prendet:e conoscenza della dottrina del no:-,tf'OpiLt granrle economista. E augureremmo che. come le due prolusioni che sono contenute in questa pubblicazione, come la lezione su La macchina e gli 'operai che fu testé data alla luce dal Circolo di coltur·a etico-sociale di- Venezia, così tutto il corso d'economia che il Loria tiene all'Università di Padova venisse pub– blicato. Ciò gioverebbe a rendere più largamente noto e più facilmente accessibile il pensiero d'una delle più nobili figure di studioso e d'apostolo in– torno a tutti i problemi della « gelida scienza della ricchezza e della povertà», ch'egli ha recentemente definita « cruda e fosca teoria dei delitti e delle pene, la quale si differenzia dalla scienza di Bec– caria per ciò solo, che gli autori dei delitti che essa rivela non soffron le pene dei propri misfatti, ma le fanno soffri-re agli in.nocenti. » (1) GlUSEPPE RENSr. ( 1 ) LORIA, La letteratura dell'esilio, Mantova, i897. L'AVVENIRE DELL' INGHILTERRA Nelle passate settimane l'attenzione del mondo colto, in occasione delle feste per il giubileo adamantino della regina Vittoria e delle pubblicazioni concernenti la storia e la grandezza dell'Inghilterra durante questo già sessantennale regno, si è rivolta in modo speciale al Regno Unito. Tutti, anche ce•-ti socialisti, avevano parole di ammi• razione per Albione; per l'intraprendenza, lo spirito pratico, liberale dei suoi figli. Elogi certo meritati ;'1~a se qualcuno volesse trarre dalla grandezza attuale gli auspicii della sua. perpetuità, sarebbe, crediamo, in errore. Se un osservatore e un ragionatore non ciecamente appassionato (dico un ragionatore, giacchè la ragione ba talora diritto all'induzione per l'avvenire) si fa ad indagare quale sarà l'avvenire dell'Inghilterra, non può non concludere che essa è destinata prima o poi a decadenza.; decadenza relativa, s'intende, che la porrà a livello delle più civili nazioni dell'Europa del Nord. * * * Qual è la ragione intima per cui si arriva a tale conclusione? Essa sta in questa legge: i popoli tendono ad aver sempre meno bisogno l'uno dell'altro, per modo che non avvenga più che uno scambio di prodotti spe– ciali, di specialità. La vecch_iascuola fisiocratica, ora troppo screditata,

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