Critica Sociale - Anno VII - n. 13 - 1 luglio 1897

CRITICA SOCIALE 207 con sette suggelli, mentre e cibo adatto e fatto pei loro palati la letteratum corrente. La cpiale, in ge- 1101•ale s'intende (poiehè non voglio affatto esse1•0 c,·eduto un iconoclasta lette1•ario,mentre sono uno dei pili caldi ammiratori della lette1•atura e dei letterati in lite high and true sense or lhe ironl), si distingue per uua super·fìcialità o mancanza di alta cultu1·a e pe1· una miseria spirituale da,·ve1·0 fenomenale. Non ha bisogno di prova la supbl'ficialità. dei più dei giornalisti che, non sapendo nulla di nulla, scrivono di tutto, perché por essi un argomento ue vale un altro: essa è superata solo da quelhl dei lettemti. e pe1· convincersene basta pensare che la maggior parte manca assolutamente di idee di qualunque genere, che hanno consirlerato come uu artista pensatore, pet' esempio, il Bom·get, che, quando qualcuna 110hanno, le loro idee sono invece quelle dell'ambiente e cambiano secondo che queste cambiano, un gio1·no spence1·iani e positivisti, un altro tolsloiani, un te1~zo nietzscheiaui, un qual'lo mistici e neo-cattolici, a seconda della moda; basta pensare come conciano quelle povere idee. c1uando qualcuna tolgono a qualche pensatore: essi hanno tratto dal darwinismo 1 che ne é la negazione, la giustificazione delle a1·istoc1·azie del san{lue e delle a1·istoci·azie chiuse; essi dalla relatività della cono– scenza hanno conchiuso alla famosa bancarotta della scienza; essi hanno co1·1·otto l'individualismo fino a farne il sinonimo di e~oismo, essi conciano ora pe1· le feste le ideo del Nietzsche. Questo pe1· la cullura: quanto alla miseria spil'ituale non c1·edo ci sia bisog110 cli pl'oro: chi 11011 sa che pe1·questa letteratt11·a, o ramnatamente o b1•utalmente poruo– g1·afica, l'amo1·e è il tutto della vita, che l'idoal tipo umano è il Don Juan intellettuale anali:;ta rHlettante cd esteta rappresentato nei romanzi del Bourget e del D'Annunzio; chi non sa che pa1·odie e ca1·icature hanno fatto questi lette1·ali, quando, per seguire la moda, hanno tentato di l'iprodu1·1•e tipi e forme di vita che alt1·i, come il 'l'olstoi e il Nietzsche, hanno 101·0rivelato e che sono troppo al disopra della loro mise1·ia pe1·chè possano, non che vivel'ie, imagina1·le 'l Qui, in questa superficialità o mancanza di cultura e in questa miseria spil'ituale <lei più dei letterati, é il segreto del IOl'O spil'ituale dominio sul pubblico: la prova sta nel fatto che sono popolari, non gli scrittori intellettualmente e mo,·almente più alti, ma i mediocri o anche gli in rimi: e, degli scrittori in questo senso grandi, se alcuno è popola1·e, é non per quel che la sua ope1·a contiene di alto, ma pe1· quegli elemeuti in fer·iori che contiene ogni opera umana: si pensi al Carducci e al Fogazzaro. Quanto ai pili, essi distioguousi dai 101·0lettori 11011 pe1· u1fiutelligenza più colta o un'anima più gi·ande, ma per quelle particolari doti che li fanno atti a 1·iprodurre la vita spi1·ituale comune: per la p1·i1na r:,gione sono compresi dal pubblico che non com• prende la scieIJza, per la seconda si impongono ad esso. 0Pa, appunto da la coscienza. di questo pote,·e r,;pirituale che devono all'infe1·iol'ità della 101·0cul– tum e della lom anima, deriva invece il concetto iperbolico che i letterati hanno di sè medesimi. Ve– ramente, essi hanno sempre pensato dì essere dina– lu!'a uD po' superiore a l'umana, ma non mai, credo, hauno spinto tanto oltre quanto oggi il culto cli se stessi, non mai tanfo sentito la i11effabile 101·0di– gnità e l'hon·eur rlu lJouroeois, cioè di tutti quelli che, politici, dotti, eruditi. scienziati, non sono, let– terati: anche se non lo dicouo, souo più o meno convinti col :Vlallarmè che l'universo non esiste che pei letterati o pe1· la leU01·atu1·a, che il pili piccolo d~i poeti vale ua grande uomo di pensiero o d'azione e che la pili nobile ed alta rlelle occupazioni umane é quella di far dei ver-si. E natui·almente hanno lal'orato a trasfonde1·e tale opinione ancl1e in quei bourgeois contro cui arfettauo tanto disprezzo: e non si sono contentali di esse1·e quali a1·tisti ritenuti come il sale della terra e come rappresentanti la forma più alta dell'attività intellettuale, ma hanno anche voluto far credere che in ognuno di essi é un gran pensatore e una grande anima, cio0 quello che loro sopratutto manca. E sono riusciti a per– suade,·e se stessi e un po' anche il pubblico, cosicchè possono pa1·la1·e del le loro profonde idee e couce · zioni e dei 101·0g,·audi sentimenti e stati d'anima. senza che, nè ad e:ssi nè ai più, veuga in mente di distinguere ti·a quel che essi 1>e11sauo e sento110 ve– ramente e quello che fantasticano o affottauo di pensare o di sentire; che se qualcuno si pe,·mette cli ride1·e di quelle che chiamano le idee del Bourget o del D'Annunzio o si permette di dubita1·e del– l'altezza del carattere del Baudelail·e o di Osca1· \Vilde, ecco tutti gli si scagliano addosso: nou ò pe1·messo toccare la leggenda tanto faticosamente elalxwata, secondo la quale ogni lelte1·ato è un dio in fre persone: uu g1·aude artista, un grande pen• satore, una grande anima. . .. Così stando le cose, ò facile comprendere perchò i letterati e solo i letterati abbiano crerluto ad essi rivolto rappello di Zarathustrn a gli llerren o se lo ripetano fra loro. Essi non hanno pili bisogno di sognare il poter-e spirituale, chè già lo posseg– gono: poichè hanno questo e quell'opiuioue di sò che s'è detto, come non dovrebbe1·0 sentirsi chia– mati alla dominazione universale'? Se non alt1·0, è questo un motivo abbastanza nuovo e anche gra– dito al pubblico bo1·ghese, poiché, come dimostrano ce1•ti richiami allo tatuto e certe apologie dei colpi di Stato che oggi fioriscono, la borghesia, dinanzi alle classi popolari minacciose, torua ai soliti amori con !"idea della dittatur•a salvatrice. Cos! è sorta e si alla1·ga la posa e la moda della futu1·a dominazione dei lettel'ali e si seguono gli appelli simili a quello che ha dato occasione a queste note e, quec.to ò il più curioso, senza levare le ome1·iche l'isa che pal'0 dovrebbero sorgere al pensiero del dominio dei decadenti, simbolisti, im– pressionisti, esteti, autori cli /àshionalJte novets e cli 1·aITT11ate o brutali pornografie, che sonc, pu1· sempt·e, in gran maggio1·anza, quali li definiva il Carlyle, « vesciche gonfiate che vanno pel mondo spargendo polvere e spacciando futilit~\ e banalità, non provvisti d'all1·0 che di queste ti-e cose, ·woi·as, WOì'(/8, WOì'llS ». Del l'esto, chi sa 1 Altri mercanti di J)a1·ote,parole, pw·ote hanno ora il mestolo in mano, gli avvocati, e la lette1·atocl'azia potrebbe ben vale1·e l'avvoca– tocl'azia: é qu~sto un buon a1~gomento a spel'are pei supenromini: inoltre anche lo Speucer, nel– l'ultimo suo volume, profetizza, dopo un momen– taneo trionfo dei socialisti, la insurrezione e la vitto1·ia degli individualisti: solo egli non dice che saranno letterati. Per-ò, poiché questi ammettono di dovei· aspetta1·e il trionfo dei socialisti o poi anche il finire del costoro dominio, il tempo in cui dovrebbe effet– tuarsi il l01·0 sogno ò tanto lontano che ò inutile parlarne ora. Se mai, ora sarebbe il caso cli pensa,·e a questa grande influenza che giol'nalisti e letterati esercitano, la quale, essendo tanto pili grande quanto é minore la 101·0 levatura iutellottuale e 1001·ale. non può uatµralmente non essere dannosa. ;'I.laè chiaro che anche pensar a scuote1·e questa ti– munia spfrituale è inutile: finché du1·a110 il presente semianalfabetismo, questa supol'ficialit....\ e unilate-

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