Critica Sociale - Anno VII - n. 11 - 1 giugno 1897

170 CRITICA SOCIALE Abbiamo un fatlo caratterislico e, per così dire, ad hominem. nella presente confroversia. Danvin non confes~a egli di avei· tratto la pl'ima idea della sua lotta per la vita, della sna legge di selezione, dal– l'opera di un economista: la 'l'eo1'ia della popota– ::tone di Robel'to Malthus? E la cosa ò abbastanza naturale, poichè in generale sono i fatti pii.1 vicini, o che toccano la vita sociale, quelli che atti1·ano pei primi l'attenzione dell'uomo che vive in società. I.a scienza ò fatta essenzialmente di analisi e, dal punto di vista dell'analisi, é il fatto comple3SO, è il fatto superiore, che precede il fatto pii.1semplice. Insomma l'embriologia del pensiero non può essere cho inversa all'embriologia dei fenomeni ai quali esso ò applicalo. )l'elio sviluppo complessivo delle scienze, é intui– tivo che non esiste alcun ordine l'igidamente pre– fieterminato, poichò ciascuna aiuta le altre, e tutte aiutano lo sviluppo del ce1·vello umano. Ma le os– servazioni che abbiamo fatte bastano, ci semb1·a, a scemar valore a quella specie cli v,·eceden::,a che, nello scritto del De Bella, si converte, per avere un senso, in 11reniinen;a bella e buona. Certo, quando il Marx studia la lotta cli classe, egli sup– pone l'esistenza di uomini, che nell'epoca preisto– rica vissero senza lotta di classe. Dovrà perciò egli cercare nella preistoria. le leg~i della lotta di classe che non esiste,·a? Lo studio de1reconomitt non pre– suppone soltanto la biologia; presuppone alt1·esi la fisica, la chimica, la matematica, pe1•chè l'uomo è un essel'e che vive nella natura, nel tempo e nello spazio. Oovr:\ perciò l'economista domandare ai matematici ed ai fisici la interpretazione dei fatti economici? li matematico, il fisico non potranno risP,ondere all'economista, come non gli può rispondere il bio– logo. E perchò? Pe1·chè il fatto economico, come più complesso, e appunto pe1·chè li presuppone, con– tiene in sè il fatto biologico, il fatto fisico, il fatto matematico. Non già viceversa. li che \!iene a dire, in sostanza, che per ra1•e una scoperta economica bisogna studiare e couoscere l'economia. Conclu– sione alla quale poteva giungere il sig. De la Patisse e dalla quale riluttano i biologisti sociali. Vi 1·ilutta in i>ealt\ anche l'amico De Bella, il quale crede, od ha l'aria, di aver trovato un argo• mento decisivo - un argomento da tagliar la testa al toro marxista-quando ci spara a bruciapelo il suo cornuto dilemma: o voi siete fatalisti come musulmani, o voi credete aJrefOcacia sociale del– l'ahililà e della cuttu1'a, che sono ratu biologici. E siano pure fatti biologici. benché essi sieno anche ratti economici, o lo sanno (o meglio non lo sanno) i nosfri pezzenti e i nostri analrabeti. ~fa e con questo? Quando un uomo, un cittadino, un dotto si affaccia alla vita .sociale per esercitare su di essa la sua coltura o la sua abilità, il fatto biologico, come tale. è già del tutto esau1·ito. Egli ese1·citer:\ la sua in!luenza 11e1·clu] abile o colto, quand'anche ignorasse perrettamente come si c1·ea e si coltiva l'abilit't e la coltura. (ìli ò come se si dicesse a un agricolto1·e: per riescire un buon agl'icoltoi>e voi doveste J)l'ima esscw nato: dovete quindi applica,·vi allo studio dell'osteti-icia. 'l'utto ciò che si può e si deve pretende1·e dall'e· conomista sociologo ò che esso uon ignori le scierli':e naturali nelle loro sintesi, che esso possieda in– somma, pe1· somme linee. tuUa la coltura moderna. Ma non già. pe1· chiede1·e alle scienze natu1·ali i cri• tori della scien1.a sociale: anzi per capire come questi non possono mai esse1·e prestati da quelle, perchò il meno non contiene o quindi non può dare il pili. Mentre il biologo può, in· qualche modo, ignora1•e l'economia, il diritto, la storia, l'economista sociologo deYi3conoscere tutte queste cose e la bio• Bib 1ote a lJ no H1arco logia per giunta. Non vi ò nozione che gli possa essere inutile, poichò l'oggetto del suo studio ò il pili complesso fra tutti. Io questo senso ed in questi limiti noi consentiamo nel pensiero dell'amico De Bella. Ed è appunto per ciò, è appunto per questa universalità degli studi e dell'ingeguo, che il Marx è di tanto superiore a tutti i suoi contemporanei - lo stesso Darwin compreso. « Una differenza fra questi due uomini - scrive ancom nel citato al'ticolo l'Aveliog, discepolo ugual– mente affettuoso e apologista ugualmente rervido dei due maestri - é che Ma1•x era uno spirito unive1·sale, mentre Dar\\·in non era che un geologo e un biologista. Questi non leggeva se non a stento altre lingue dalla sua, e, pet• quel ch'io so, non parlava che l'inglese. Egli mi confessò di non avei· letto Shakspeare da lµngo tempo. La lettel'a 1·ipro– clotta pili sopra (una lettei·a di ringraziamento a Marx per l'invio del Capitale) prova che non aveva studiato la scienza economica. Marx, al contrario, comprendeva tutte le lingue d'Eu1·opa; scriveva e pa1·lava alla perfezione l'inglese. il francese, il te– desco. La conoscenza che aveva della lettet•atura d'ogni paese era immensa. Quanto a Shakspeare, era il suo elio.... 'l'uUe le forme dell'al'te gli pia– cevano ... tutte le scienze gli erano famigliari: egli ave,•a approfondito tutte le opere di Darwin; lasciò libl'iccini di note, pieni.cli annotazioni sulla chimica; pe1· riposarsi si occupava di scienze matematiche, nelle quali ebbe a rare anche note,•oli scoperte. r,.fai>x, d'altronde, aveva dello spirito, mentre Darwin ne appariva sprovvisto. lnoltt'e, Marx non era solo un filosoro, ma un uomo d'azione; era un 1·ivolu– zionario pratico, ed è perciò che egli fu e sarà ìl capo della grande rivoluzione pratica del secolo XIX contro il dominio del capitalismo. Cosi fu e sarà il capo di una moltitudine di uomini e di donne, di cui forse non uno avrà letto mai uua linea cli Mar'.\:.» . Meno male che questa moltitudine, che ne ,·ea– lizza in fatto il pensiero, non pretenderà di com– pletarlo in teoria e cli })l'Ostargli le conseguenze a cui sarebbe pervenuto oggi .. se fosse vissuto! FILIPPO 'J'UHATI. LA MEZZADRIA NELL'UMBRIA IV. r.·a.ngusto oriz1.ontc morale e intellettualo entro cui ù imprigionato il mezzadro; la pastoia. dei contratti colonici, vere ca.rte cli schiavitù, come li chiama il Sai– violi; lo tante a,nghel'io patlronali (servigi, traspol'ti, obblighi, bucalo, ccc.), a,·anzo tipico llell'antico vassal– laggio; il dilagare impetuoso della pellagra; svcl:u10 che misero Giobbe sia. il nostro co\0110.Culmina, fra tulti questi guai, l:Lmagrezza incredibile della mercede. Oiit l'iport;Li il bilancio tipico del mezzadro umbro, in L. 81,4K annuo poi· indl\•iduo, p,ui a I.. G,i9 mensili, ossia a :t! cent. al giol'no: ancora. a.I disotto di quei '.10ccnt. che il Salvioli, sull:L fodc dol nmrcheso IHdolli, asse– gnava., con grande scanJalo del prof. Bruttini, <Lquel– l'abitatore del paradiso terrcst1'e, che ò il contadiuo toscano. Da umt diagnosi cosi. comJ>lesstLevidentemente non può risultare che una prognosi infa.usla; ma quale sarà la cura da consigliare al malato? Una cura radicale, 11011 ò chi noi vcgga, non potrebbe trovarsi cho nella. estirpazione del cancro mali;:;no, di cui tutti i mali lamentati sono sintomi secondari e con– soquon1.ia\ i: nella. trasformazione cioò del sistema di

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