Critica Sociale - Anno VII - n. 10 - 16 maggio 1897

CRITICA SOCIALE 1<17 muore: abbaia poco o morde anco1· meno. La mu– seruola del Governo ò prop1·io m1 di pili. Di chi la colpa? I.e cagioni ~ene,·ali non importa Pipete1·le. Sono 1101\'economia del paese,anco1·pnco industrializzato. Ma anche nei grandi centri indu– striali il fenomeno, che lamentiamo, non è meno evidente. E a noi spetta di cercare quale pa.rte di colpa possa avervi il nost1•0 pal'tito. Questa indagine fu fatta, con molla crudezza, da chi parlò, il gio1·no di J. 0 maggio, agli operai milanesi. Vogliamo farne cenno anche qui. . .. Non sarebbe giusto avventare che il nostro par– tito ha fatto falsa rotta. Lo sviluppo reale che ebbe, le vittorie recenti, lo sgomento degli avversari ci smenti1•ebbero. ~Ja, se ancora non l'ha fatta, esso minaccia di farla. Non è da oggi che diamo l'al– larme; più volte ne toccammo nel giornale; al Cougresso di Brescia proponemmo un 01·dine del giorno; il quale rimase sulla carta. E l'allarme che davamo è questo: il partito so– cialista, infilata la via elettorale, vi si ò. per cosi dire, murato; non ha saputo più uscirne. Le ragioni erano plausibili. Si trattava di lasciare al movi– mento corporativo, alle Camere dì lavoro in ispecie, una certa indipende1w.a, che lo salvaise dalle per– secuzioni. Le persecuzioni non furono del tutto evitate. i\la la conseguenza fu questa: che le due correnti del movimento proletario 1 la politica e l'o– conomica, diversero fino a perdersi di vista a vi– cenda. Le Camer·e di lavoro diventarono, non il canale i11cui si accentra e s'inalvea, ma il go1•go in cui s'acqueta il mo\•imento operaio. V'ò uno sciopero? La Camera del lavoro fa di tutto per « accomodare le cose :t. E pili volte, date le condi– zioni della lotta, farà bene: ma fa male in questo, che non fa altro. Se facesse alll'o. si dice, verrebbe sciolta o perderebbe i sussidi del Comune. Cosi, pe,· la vita., sma1Tisce le 1·agioni del vive1·e. Alle Camere di lavoro i socialisti non diremo che si trovino come cani in chiesa. Anzi vi sono chia– mati come sacerdoti o diaconi per le messe can– tate. Così si accentua <li più In separazione fra le due fuuzioni del partito: fra la vita quotidiana e le accademie solenni del proleta1·iato. li movimento politico sorse come 1·eazione al corporativismo esclu– sivo ed infecondo. Per esercitarla efficaCemente co– testa reazione, era necessa1·io che al mo\•imento co1·po1--atl\"O esso infoudesse l'anima, togliendone a pre:1tito la poderosa muscolatura; per ciò fare bi– sognava mantenere con esso il contatto. 01-a noi ci siamo un tantino sviati. Vi sono degli ope,·ai, molti operai se volete, che sono con noi. Non siamo noi, al contl·a1·io. colla massa operaia. Sono con noi, allo stesso modo dei professori, degli avvocati, dei piccoli p1·oprietari, utilissimi se danno al partito la cornice, se gli fanno l'alone; pericolo– sissimi se ne costituiscouo il nucleo ed il fondo. Vo~liamo fare un partito piccolo-borghese e con– fusionario 1 Una democrazia sociale riverniciata 1 Vogliamo perdere il ca1•attere rh•oluzionario del partito, che solo può esser dato da una base forte– mente proletaria? ~fa sul terreno elettorale non si poteva far altro. Operai o contadini che abbiano attitudine per i Consigli comunali e pel Parlamento non sono, oggi, che eccezioni. La lega di resistenza, la lolta economica intensa ed attiva, li prepare– rebbe: essa non li può improvvisare. Cosi la lolla elellorale, che dovrebbe esser l'indice dell'az ione e della fo1·za. del pa1-tito, è divent,,ta. qua.si es~a sola. quest'azione e qu..,stn fol'·,rn.A.st1·at• tam ..n te. m&t;tfìsicame111e. si può peusa•·e che bt.Sti. Il prole1a1·io poco imp<}l'ta chtl sappia, che capisca, che voglia, che agisca esso stesso: basta che ìntui- G no H1ar o sca e che \'Oti. Così, a poco a poCO,diventerà mag– gioranza, e altri per lui trasfo1·merà lo . tato a suo vantaggio. Da que:;to punto rii vista, ogni altro la– vo1•0può apparire una diversione ed uno sciupìo di forze vivo. o·a\lro canto. la lolla elettorale è quella che me– glio ri~poude alle natul'i.\li tenrlenze della gente ita– liana. E la lotta d"un momento, un gran fuoco di pa– glia1 una grande accensione d"entusia.smo, che sfrutta ed accaparra tutti i malcontenti, che lusinga tutte lo illusioni e, aggiungiamolo pure, tutte le ambi~ zioni. Dopo si tirano le somme, si erigono i quadri statistici, « vedete - si dice - quanto cammino compiuto! :t Ma è stato un fuoco di paglia. Le vittorie elet– torali somigliano un poco a un verdetto di giurali, dete1·minato spesso da prevenzioni o da motivazioni individuali, incoerenti e cont1•addittorie, che, se ve, nissero alla luce, si eliderebbero a vicenda. Inoltre e~se suscitano, nel modo pii1 dil·etto, le paure e le rapp1·esaglie dei partiti avver.•mri. Lo spavento è molto, la sostanza è poca. 'l'antochò. se domani que– sfa1•ma del voto, come tutto fa p1•e3agire, ci venisse mozzata nel pugno, quali resistenze opporrebbe il partito? ~eppure, temiamo, lo sciopero delle arti maggio,·i nei centri maggiori. Perciò la falcidia del voto si può concepire e accarezzare in Ualia, e sa– rebbe per noi disastrosa. Menti-e, laddove il movi– mento proletario ò tutto sostanza, o non può esse,·e pensata o mancherebbe allo scopo. . .. Queste cose le sentono ormai mollissimi e l'atonia del 1. 0 maggio ce le rammenta. 'l'ale atonia non ha altro significato che questo: le avanguardie sono yigili e l'l1morose, ma l'esercito ò nacco e sgregato. E un ese1·cito fatto in gran pal'le di stato·maggiore. Il t.• maggio e la ,-assegna annuale dell'esercito: è la nostra festa dello S\atuto. Perciò mal si appon– gono colo,·o che vorrebbero ringagliardirlo artitì– cinlmente, sostenerlo coll'olio di merluzzo degli espedienti: nominare commissioni permanenti del 1. 0 maggio; accrescergli attrattive di spettacoli, at– tribuirgli ogni anno un diverso significato. quasi un « variato repertorio». li J. 0 maggio non ha vita per sò: esso è una sintesi e un risultato. La pro– paganda del 1. 0 maggio è la quotidiana propaganda socialista. Ottenere meccanicamente una maggiore astensione dal lavoro sarebbe forse possibile; ma illuderemmo noi stessi. Decretare che il 1. 0 maggio roglia di1·e, per esempio, agitazione pel suffragio uuive1·salc, è la cosa più facile del mondo. Ma sarà una semplice burla se coldSta agitazione non è fatta davvero tutto l'anno e non ò sentita dalla mass.a. D'altro canto, non basta gridare: rinforziamo il movimento economico! Qui si presenta subito la tendenza ad altri mezzucci, le Cooperative di con– sumo o di produzione. le aziende operaie, rimedio forse peggiore del male. Qui il corpol'ativismo e il possibilismo rimetton fuori le corna. Gli operai socialisti don•anno partecipare alle leghe di resi– stenza, creal'le dove non esistono. fare t1•a esse quella propaganda minuta, economica e politica, che nessuna polizia può impedii-e. 'l'otto questo va bene; ma non ò azione del partito. Il gruppo femminile dei socialisti milanesi ci dà, se non c'inganniamo, un esempio imitabile. Esso ha pensato che, di fronte alle proposte governativo di leggi sociali. la massa opel'aia ha qualche cosa da fare: esercita1·e una seria pressione perchè la po– litica della luuga promo.:sa coll'attenrler corto abbia n,u~; p1·eparare alle pl'Ome:1so1•irorme gli elementi che la ma'-IE-a inte1•..,s-ialas,llo può dare. Fra le <tette p,·oposte fu ancor-a dimeuticata quella che e fo1·se pili urgente: una legge sul lavoro delle donne e

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