Critica Sociale - Anno VII - n. 9 -1 maggio 1897

142 CRITICA SOCIALE ... Malatesta, ribattendo questi miei argomenti, tra altro, dice: « .... Se e un pugno di farabutti o di nevrotici o « anche un solo individuo si ostinil' nel dir di no, allora «: non ò possibile l'Anarchia?» «: Diavolo! non sofistichiamo. Questi individui sono ben liberi di dfre no, ma non potranno impedire agli altri di fare si - e quindi dovranno adattarsi il meglio che possono. Chè se poi « i farabutti o i nevrotici » fossero tenti da poter disturbare sul serio la. società. ed impedirle di funzionare pacificamente, allora ... pur troppo non saremmo ancora in Anarchia. « Noi non facciamo dell'Anarchia un Eden ideale, eh<', per essere troppo bello, si debba poi rimandare alle eslende greche. « Gli uomini sono troppo imperfetti, troppo abituati a rivaleggiare e ad odiarsi tra loro, troppo abbrutiti dalle sofferenze, troppo corrotti dall'autorità, perchè un cambiamento di sistema sociale possa, da. oggi a domani, trasformarli tutti in esseri idealmente buoni ed intelligenti. Ma quale che sia l'estensione degli effetti che si possono sperare dal cambiamento, il sistema. bisogna cambiarlo, e per cambiarlo bisogna che si rea– lizzino le condizioni indispensabili ad esso cambiamento. « Noi crediamo l'Anarchia prossimamente attuabile, perchè crediamo che le condizioni necessarie a.Ila sua esistenza vi siano già. negli istinti sociali degli uomini moderni, tanto ch'essi mantengono comechessia in vita la società., a malgrado della continua azione dissolvente, antisociale, del Governo e della proprietà individuale. E crediamo che rimedio e baluardo contro le cattive tendenze d'alcuni e contro i pericoli degli antagonismi d'interessi e di gusti non sia un Governo qualsiasi, il quale, essendo cc,mposto di uomini, non può che far pendere la bilancia dalla parte degl'interessi e dei gusti di chi sta al Governo - ma la libertà, la quale, quando ha a base l'eguaglianza di condizioni, è la grande ar– monizzatrice <lei rripporti umani. « Noi non aspettiamo, per volere attuata l'Anarchia, che il delitto, o la. possibilità. del delitto, sia sparito dai fenomeni sociali; ma non vogliamo la polizia, perchè crediamo che essa, mentre è impotente a prevenire il delitto, o ripararne le conseguenze, è poi per sè stessa fonte di mille mali e pericolo costante per la libertà. La. difesa sociale dev'essere la. cura. di tutta la socìetà.; e se per difendersi vi fosse bisogno <l'armarsi, vogliamo essere armati tutti e non già. costituire in mezzo a noi un corpo di pretoriani. Noi ci ricoròiamo troppo della favola del cavallo che si fece mettere ii morso e mon– tare in groppa l'uomo por meglio <larla caccia a.Icervo; - e Merlino sa bene che menzogna sia « il controllo dei cittadini » - quando i controllati sono quelli che hanno in mano la forza. » . . . Ed ecco quello che, terminando, ho risposto io. « La difesa sociale - voi dite - deve essere la.cura. « di tutta la societi\, e, se per direndersi vi tosse bisogno « d'armarsi, vogliamo essere armati tutti.» « Così ragionando, !"amministrazione <lollapubblica ric– chezza, l'organa.mento del lavoro e dei cambi, dev'essere la cura di tutta la società. - perchè chi non sa a quali monopoli e sfruttamenti può dar luogo1 E se per am• ministrare la. ricchezza o per Ol'ganare la produzione v'ò bisogno di far progetti, compilar statistiche, studiare scienze tecniche, ecc. - ebbene queste cose le vogliamo far t~lli. b10 ,mera lJ1no B1arcci < L'educazioge e l'istruzione dei fanciulli dev'essere la. cura. di tutta la società. Chi non sa. quanto sia peri coloso confidare a pochi individui la cura di educare la nuova generazione1 Dunque racciamoci tutti professori. « E via di questo passo, si neg·a il principio della di– visione del lavoro, si arri Va al concetto kropotkiano che il popolo « in massa » distribuisce le case, i viveri, il lavoro, fa tutto - vale a dire all'amorflsmo. « In conclusione, la differenza. tra Mala.testa e me nel modo d'intendere il socialismo anarchico è questa: « Malatesta. dice: l'Anarchia. sarà quando gli uomini sapranno vivere d'accordo - senza coazione di sorta. " lo invece: quando gli interessi collettivi saranno organizzati, con quel po' di coazione iporale economica, o fisica, che l'imperfetto sviluppo degli uomini rende necessaria, senza però quel potere costituito in mezz0 alla sncietà, armato di leggi e di baionette, e arbitro della. roba. e della vita. dei cittadini, che si chiama Go– verno. « La sua ò un'Anarchia assoluta, la mia è un'Anarchia relativa; ed io credo che l'assoluto non ò di questo mondo, e che chi gli corre appresso, rischia di perdere anche il relativo. > SA Vt:RIO MERLINO. GLI ANARCHICI ONFUTA TID LORO STESSI Per un doveroso riguardo lasciammo all'a1·ticolo inserito qui sopra il titolo impostoTidall'autore, ma confessiamo che noi lo avremmo volontieri battez– zato cosi: Oli anarchici confutati da loro me– desimi. Ed è appunto perchè tale è il succo che si cava da cotesto dialogo fra i due più noti e più intelli– genti anarchici italiani, che demmo volontieri ri– cetto a una polemica, la quale, se no, non avrebbe per noi che un interesse di curiosità: la curiosità di vede,·e genie che discute sul serio, e discute per degli anni, per riesci re a mettere in sodo (seppure!) che a questo mondo, perchè la società non somigli a una gabbia di matti, è giuocoforza, almeno nelle questioni più gravi, che esista una volontà preva– lente, che questa si manifesti col voto, e che la maggioranza, flnchè è tale, abbia ragione della mi– noranza. Tale essendo, diremo così, la piega mentale degli adepti dell'anarchismo, è naturale che, quando uno di essi si induce a cedere la destra al senso CO· mune, è costretto a camminare sui piedi della dot– trina. Già il Merlino, nelle sue resipiscenti lettere all'Avanti! compì egli stesso la demolizione del– l'astensionismo elettorale - il forte delìa tattica anarchica. Ora, dalla tattica, che riguarda i rap– porti esteriori, passa ad asse.stare mazzate al con– tenuto stesso della dottrina. E ciò che erompe - lo confessi egli o no - dalla polemica eh·egli ci ha riassunto. Nella quale per altro - non dobbiamo tacerlo - chi esce, a nostro avviso, colla testa meno rotta (s'intende dal punto di vista anarchico) è il Mala– testa; il quale, coll'insistere a volere che l'acquie– scenza delle minoranze ai deliberati collettivi sia sempre volontaria, urta bensì in un assurdo pra-• tico, ma salva, almeno teoreticamente, qualche lembo del suo credo. Il Merlino, della sua anarchia, non sai va che il nome. Che è cotesta « anarchia relativa »1 Anarchia, etimologicamente e logicamente, vuol dire: senza govenw. Grammaticalmente e ontologicamente il senza non è suscettivo di gradi.

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