Critica Sociale - Anno VII - n. 7 - 1 aprile 1897

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Regno: Anno L. 8 • Semestre L. •- .Ul't~f!ttcroa Anno L. tO. Semestre L. &,50. Lettere, vaglia, cartoline-vaglia alt'Ufflcio di CRITICASOCIALE - MILANO: Portici Galleria V. E., 23 (2. 0 platoUblle) Anno VII - N. 7. ~ jVon si 'l'Cmle "' 'Utl.llt,Cl'Ì iWlHtl'all. Milano, 1. 0 aprile 1897. BOll/Cll/CARIO Att.uama. Qud che 111d tlaile urne (t•k.). Il 1attdo del comvaqut <t'Otan<ta (W. u. v1.u:oss). S/1I0,ut f)OlttlCO•t•eg(onale dell,i nttocn Camet"a (l,A CktTIC.t). Il comvuto ciel u>tl :roctali1U dt1trlt1uut 1Jtr rtqlo11l (Nor). Il teoretlCllmo 1oc/au•: a11ro1>01ito del tlf>ro dl G. Ferrei-o \O. J.l.l. Stu.dl •oclolog-lct. t,·11 Com1111tdell'ltalla merldlo11ate: .Ut'll/ctta, \'I (Uno) (US TRAYMT). Un llbl'O di .Uarx-: I.a Germania net 1818 (E. c. LOSOOBARDI), u nuoi::o patrtollf.11110: a 1n-01>o.r1to della vaccafrlm11a; 1 (conti– nuazione) (Hoscrns). I contad/111dl Plall(I, a,· a~c, (B...-RICO 1/lNC.lO). :P'lloaofta, letteratura e varleta., Il 10{:itt/Umo 11e1 vror:erbl 1;e11etl (A. B.lLl,.ll>ORO). Per gli .rt1,1dlo1l di illar.11: COIICOl'IO a prtmlo. QUEL CHE usci DALLE URNE Come se si fosse scoperchiato un nuo,•o vaso di Pandora, la prima cosa che ue usci è stato lo spa– vento dei partiti borghesi. nH 11socialisti salivano g-ià a 15 nel primo scrutinio, a 16 contando il De Felice, e minacciavano coi 7 ballottaggi di scaval– care la ventina. Nel lasso di 22 mesi il tenue gruppo già. raddoppiava, e ben pil1 che raddoppiato 01·a il contingente dei voti. Il Piemonte, il paradiso ter• restre della piccola proprietà lavoratrice, il paese dei bugta-ncn .', gente dal piè di piombo, pertinace ma lenta e schiva di subiti entusiasmi, era balzato in prima linea in questo moto ascendente, quasi annunciando che, siccome fu p1·imoa dar l'impulso alla rivoluzione politica, cosi avrebbe fatto per la economica. Torino, la culla e il sacral'io della di– nastia, Torino dove, giusta la frase di Cavour, le idee novatrici non avrebbero mai attecchito e dove si sarebbe detta l'ultima messa, 'l'orino stessa s·em fatta conquistare due Collegi dai sovvertitori e mi• nacciava di lasciarne in loro balla un terzo, dove un operaio tipografo, sconosciuto e riluttante, era stato gettato nella liz1.a. Alessandria. Vignale, e. fuori del Piemonte, Portomaurizio, Be1·gamo, Al– bano Laziale, balenavano maledettamente. A i\li• lano, dopo il V, il VI Collegio, già. feudo di un parlamentare stimato e consumato come il .\lussi, stava pur esso per capitolare davanti ai socialisti organizzati. Quale arcana malia possedevano costoro per stre– gare il corpo elettorale? Come la prospettiva, tante volte tratteggiata a foschissimi colol'i, di vedere l'ol"(line, la religione, la famiglia, la patria, la pro– prietà. andarsene in malora, non esercitava più alcun salutare ter,·ore sui buoni cittadini? Un tale sbaraglio commosse le viscere borghesi le pili croie, sgominò le ultime velleità di sh·age fraterna f1·ai partiti della borghesia, e si videro i Comitati e i giornali della gente per bene auspicare l"unione su candidature già da essi vituperate: l'appello alla co11co1'Clia ad ogni costo contro i < nemici delle istituzioni~. lanciato dal Rudinì, vinceva le supreme resistenze. Per buona '"enlu1·ai ballottaggi ,·e,-sarono qualche stilla di balsamo su tanta esulce1•azioue. Nessuno dei socialisti vinceva. banchi) i pili rasentassero di un capello la ,•ittoria.. \1a il sollievo fu breve. Chò per ogni socialista caduto erano duo o tre ,·a– dicali esll·emi e repubblicani dichiarati che salta– vano fuori. J,"ul'lla ave,·a l'aria, sul serio, di fun– zionare da scopa: spa1.zava via, uno dietro l'altro, tutti gli africanisti, tutti i cl'i.spini puro sangue, tutti i « deplorati », lasciandone vivo soltanto qualche campione per la stol'ia. Era il caso, dav• vero, di tremare per le « istituzioni ». Allora si riaccese il diverbio fra le varie fra– zioni della bo1·ghesia politicante. Gli uui. i crispini non ancora 1·itinti, o l'itinti a mezzo, addossarono tutta la colpa al Ministero, questo pazzo l\·linistero che av~va avuto la dabbenaggine di « inte1·rogaro il paese ~. I ministel'iali, su, a difenderlo, un po· debolmente: al postutto, il caso era gl"ave, non dispe1·ato, e si potrebbe l'ipara1·e. Qni sbucavano i suggerimenti. Bisogna Rnirla di fare la commedia colle plebi, e pensare sul serio ai loro bisogni. Bisogna - soggiunge,·ano altri - riforma1·e lo imposte. Pro,•vedero colle leggi sociali. Qualcuno si arrischiava persino a trovare che l'esempio di un partito il quale, solo, combatteva con fede, per delle ideo e non pe1·degli uomini, combatteva senza intrigo, senza violenza e sen1.a corruzione, aveva qualcosa di buono e potrebbe decidere i partiti dell'ordine a organizzarsi un po' meglio e a guaz– zare un po· meno nell'intrigo e nel pettegolezzo. Così dal male nasce il bene e le vie del Signore sono innumerevoli. fu fondo al vaso di Pandora era rimasta la Speme, ultima dea. Il Cor1'lerc della Sera, sarcastico senza saperlo, consigliava ai moderali un po' di entusiasmo, e un Pietr-o Giacosa, nella Stamptt di 'l'orino, spingeva l'ironia involontaria anche pili in là: consi~liava il partilo progressista ad a.vere delle idee. Sulla molle la– guna, da un felze dondolante, sbucava Sacripante i\Ji'lCOla che, ergendosi a guisa di Farinata, grida\'a all'urgenza di fat• tutti un corpo solo coi ne,•t per resistere all'idra rossa dalle cento teste, che divo– rerà. tutti quanti una di queste mattine. La gra\'e Opinione s'ingegnava di calmarlo, av,•ertendo che il marchese suo padrone tiene ancol'a un arsenale liberalmente zeppo di bavagli e manette. Don Al– bertario, in un canto della sacrestia, sghignazzava caritatevolmente. Noi non sfrene1·emo qui il pe9.na del trionfo. come pure ce no da1'8bbero diritto, non tanto i nostl'i preveduti imccessi e progressi. quanto co– testo grottesco spettacolo di paure, di lazzi e di confusione nell'accampamento av, 1 01-sario.Piuttosto, seguendo un costume in noi invete1·ato, saremmo

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