Critica Sociale - Anno VII - n. 7 - 1 aprile 1897

98 CRITICA SOCIALE disposti - se tempo e spazio non ci fossero avari - a smorzare con l'acqua diaccia dell'analisi ili ardori degli amici. Il socialismo alligna in ltaha, parte per le ragioni generali che lo ranno allignare dovunque 1·egna e si svolge il capitalismo, parte por ragioni speciali, il cui influsso ò più o meno sentito a seconda de11ovarie regioui. Certo verri\ giorno che, non più ostacolati nel no~tro cammino fuorchè dalla violenza, dall'ignoranza o dalla cor– ruzione, vedremo centuplicarsi repente le nostre schiere e fare come la valanga che procipitando ingrossa e travolge le resistenze. Ma da quel giorno in Italia siamo ancora lontani, e nulla pili oggi temiamo di un progresso troppo accelerato, nel quale l'apparenza soverchii la sostanza, e sia più pronto l'avanzare che non le ragioni dell'avanzar.:,. Da questo temiamo delusioni e ritorni che non ci abbre,•ie1-ebbero la via. Perciò dichiariamo che, in complesso. resito dei ballottaggi non ci ha punto angustiati; perchò, salvo pe1· qualche caso, sarebbero stute vittorie dubbio e prematu1-e. Nè ci sorprese il regresso apparente in Sicilia e il lento prog1·esso nell'Italia meridionale, fatti che riescono a conferma di quel materialismo economico e storico che affiggiamo negli scritti e spesso dimentichiamo nella vita vissuta. Il gran balzo in avanti del Piemonte ha anch'esso sue ra– gioni locali, massima fra tutto l'assenza, finora, in quella regione, di un partilo democratico vivo e vitale. li malcontento e il disinganno politico non trovano altra traccia nella quale inalvearsi, fuorchè il fiumicello socialista. Questo intravvedono, a conforto. i giornali della bol'ghesla, i quali, caponla l'OJ}tntone, ci vanno ri• potendo o quasi rinfacciando che gran parte del nosfro successo è fatto non di socialismo ma di malcontento - tolto il quale (una bazzecola!) il partito socialista indietregger;.\. L'argomento è risi– bile in bocca di loro, che al malcontento non sanno corno parare. Corto (non è una scoperta) se il capita– lismo non menasse le rovine che mena e desse a tutti giustizia e benessere, il socialismo non sarebbe. Ma quando il malcontento sprizza dalle ,•isce,·e del sistema imperante e trova nel socialismo la rormula e la soluzione - le due coso uon ne fanno, o non tendono a fal'ne, che una. ì\la se l'a1·gomento è un gioco di pa1-olein bocca agli nvversarì, o un cor'<liale pel IOl'Osgomento, esso ha im1>0rtanza per noi, cui deve premere che la medesimezza fra ribellione istintiva e coscienza socialista diventi, presto e dappe1·tutto 1 di tendenza, realtà. In troppi luoghi il connubio non è punto compiuto, malgrado le preteso tattiche rigide, le quali, vedute in azione, scandolezzano noi che pas– siamo per larghi di manica. Compiuto che fosse. i u:; mila ,•oti avrebbero ben altro e più se,•er-o valore. Og-gi essi attestano essenzialmente che il ter,-eno ed il clima sono mirabilmente p1·opizii e . che si tratta sopratutto cli lavoral'e. . .. Accanto al p1-ogresso socialista, un altro fatto è saliente in queste elezioni. In questo strd,cco paese, che pareva vittima designata e passh•a di tutte le sopraffazioni, il corpo elettorale ò scattato e ha dato tre schiaffi pode1-osi: all'immoralità pal'lamentare; al1a tirarrnide politica; e al dinastismo congiunto col militarismo. Sono questo le tro note che desta– rono frenesia d"eotusiasmo do\'uoque si lottò pei priucipì. non per le persone: o il centinaio all'in– circa di elezioni democratiche e repubblicane - fatto nuovo negli annali italiani - ha detto chia,-o ed aperto la tendenza dol paose. So i ,•oti delle città e dolio l'egioui più civili hanno qualche pre– valenza mol'alo sugli escrementi elettorali dei bo1·ghi puh'idi o delle varie Vandea, Crispi, l'Africa e il voto plurimo sono i veri battuti dei recenti Comizi. Ca– \'allotti, che mirò speciamente al pl'imo termine di cotesto trinomio, vinse in realtà anche sugli altri. Dobbiamo rendergli questa giustizia noi per i primi, che non approvammo e ancoroggi,malgrado l'evento, non approviamo in massima Il metodo ch·egli ha seguito: o i quali speriamo che ora almeno - spez– zati i legami a1•tifìciali- rifrovi la via dogli ardi– menti che già fece1-o,e potrebbero rifai-e di lui, ancor per qualche tempo, rorse l:t maggior rorza della vita politica italiana. Ma, se tutto ciò è ve1-onel campo elettorale, po– trebbe divenir falso alla Camet"adomani, se il paese si riaddormenta, come suole, passata la resta elet– torale, e a tene1·lo desto non p1-ovvedono i partiti che ne hanno il dovere. La nuova Camera è un cibroo, sul quale sono im~ssibili pronostici sicuri. tanto a noi quanto al Mi01ste1-o.Lo stesso crispismo è fo1·seassai meno defunto che non lo siano i cri– spini: forse fra gli spulezzati e i sopl'avvenuti v'è il dlval'io che questi son pili l'abbiosi di fame. I famosi 2!>0 « ministeriali » chi sono e di quale co– loro 1 Una tal base dovrebbe rendere saldo come rupe il Minlste1-o; invece è li che il terreno sgre– tola pili. Oià li han divisi in 165sinisfri o di cent1-o sioh1tro, o 13::,destri o di centro destro, parole che smarrirono, si dice, ogni signincato, ma che intanto non si rassegnano ad uscire dal vocabolario. L'OJJl· nlone, la pitonessa del Marchese, sente così bene traballare il terreno, che si sbraccia ad ammonire (31 marzo) cho i ministeriali hanno un solo dovere: quello di ubbidire ciecamente, supinamente, pe1·tnde ac callaver, al 101-0 capo e signo1·e per diritto divino, l'impareggiabile Marchese e Pontefice, nel cui nome [i~'i'O~~;;j~~~llre,~11~tic:::e~~tlt~a,~n!:~; ·~~J:~~~~i tano e si susurra di una crisi latente di Gabinetto. Una tale compagine, se dà poco affidamento al Ministe1-oche l'ha creata u messa al mondo, non di\ a noi maggiori garanzie. Noi ci siamo pro\'ati a st1-ologare quali potessero essere le tendenze della ·eamera nuova circa il voto plurale: la questione che l'on. Rudinì avea posta apertamente « in cima al programma• e dichiarata < della massima ur– genza,. Se sia tuttora dello stesso avviso ce lo èlir.\ fra quattro giorni il discorso della Corona. Cotesta doveva essere dunque la pieh'a di paragone del mtnisle1·taltsmo dell'assemblea. Leggemmo alruopo una cinquantina fra discorsi e lettere– p1-ogrammi di ministeriali ed anche di democra– tici {di più non fu possibile, perchè i candidati in Italia evitano di regola i programmi come per– niciosi, o proclamano che il loro pro~ramma è « il bene della nazione e l"interesse del Collegio »). Ma 1·estammo, lo confessiamo, con un pugno di mosche. Pochissimi palesavano d'accettai· il voto plurimo; i più non ue dicevano \'Orbo \!) i qualcuno si riser• vava di studiarlo nelle app icaz1oni (! !) ; qualche altr'O gli si p1-ofessava avverso, pur ricisamente affermandosi ministeriale {!!!); conosciamo infine un candidato che vi si dichiarò favorevole, ma, av,•ertlto che con questo gioca\'a l'elezione, fece pubblica una rettifica, come si trattasse d'uno sva• rione tipograOco: do,•ette alla correzione del sin– golare 1•efuso di uscire "ittorioso in ballottaggio con SO') YOtidi maggioranza. Con un Parlamento impastato di questa farina, che del 1-estorispecchia abbastanza bene la muci– lagine politica ond'é fatto il paese, tutte le so1·prese sono ver-osimili o ben potrebbe la vittoria mo1•ale di ieri diventar-e la disfatta materialo dell'indomani. 01' qui si parrà la nobiltà della democrazia e della falange 1•opubblicana oggi l'inforzata. cui la voce dolio urne ha indicato nettamente la via. Se,

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