Critica Sociale - Anno VI - n. 18 - 16 settembre 1896

B CRITICA SOCIALE 277 L'AGITAZIONE PER CANDIA Si richiede il nostro concorso per l'agitazione che i Comitati filellenici hanno promosso per la libertà di Candia. Vogliamo dire brevemente perchè non ci sentiamo di prendere ad essa parte attiva. A dir vero, baste1·ebbe il riflesso che, ormai. la questione di Candia è - pel momento almeno - sopita. :\[a v'è qualche altra ragione meno estrin– seca e più di sostanza. Certo non è la causa di Candia in sè stessa che ci lasci freddi. Questa causa è sacra - sopratutto pei socialisti. Un repubblicano genovese, l'avvocato Macaggi, nel numero unico Pro Candta uscito iel'i l'alt1•0 in Milano - e tosto ghermito dalla Procura generale - ha l'aria di meravi~liarsi, pur compiacendosi, del fatto che i socialisti, dopo ave,· dichiarata « la patria una categoria framon– tata, un ti-ovato omai sfatato delle va,•ie bo1•ghesie intese a sfrultare le classi soggette», oggi si ri– credono, o dal Congresso di Lond1•a mandano «augurio incoraggiamenti a quanti popoli lottano per la propria indipendenza ». La contraddizione P.Orònon è che nella testa dello scrittore genovese. E strano ch'egli ignori come il primo atto del– l'Jnteniaztonale, sin dal GI, ru un voto per rin– dipendenza dell'oppressa Polonia; e basterebbe a,•ere scorso il Manifesto comunista (181 ), questo alto costitutivo del socialismo mode1·no, per sapere che i socialisti hanno sempre considerato l'indipendenza e l'unità delle nazioni corno il p1·ecedente e la condiziono dello sviluppo moderno della lotta di classe e dell'avvenimento ruturo del socialismo. Il che non li impedì di constatare altrcsi, nn d'allora, come delle pafrie, una volta rormate, le classi dominanti si facciano nuova a1·me d'oppressione e di sfruttamento. E, al disotto di tutte le pah·ie ri– costituite, permane la gran divisione, ro,·mulata non pel primo da J.iebknecht, dei due grandi popoli in lotta: sfruttatori e srruttati. Con piena consape– volezza di questa fatalità s'immolava Carlo Pisacane sull'ara della rivoluzione borghese d'Italia. I socialisti hanno il pili vivo interesse a qualsiasi conquista della civiltà sul terreno dell'antica bar– barie. Perciò vorrebbero ricacciati in Asia il turco ed il russo - questi due baluardi, l'uno traballante, l"alt,·o ancor troppo saldo, d'ogni p,·esento e futura reazione. Ad ogni modo, Ca11dialibera o annessa alla Grecia; annessa alla Grecia la Macedonia; liberata l'Armenia; divelta dalla Spagna e liberata Cuba, o annessa all'Unione americana; tutto ciò Yorrebbe dire - come vollero dire pe1· l'Italia il 00, il GO, il G7- possibilità di sviluppo della lotta di classe moderna in Candia, in Macedonia, in Grecia, in Armenia, in Cuba; queste pal'ti del mondo conquistate ccl aggiunte in b1·eve al nostro movi– mento. Potrebbero i socialisti far il viso detrarme a questa prospetti 1•a I E non basta. Il Govo1·110 italiano. coslrotlo dalla triplice alleanza, attraversa collo solito violenze ogni tentativo cli porgere aiuto agli insorti: tratta i Comitati nlellenici - siano pure, come a Venezia, composti di pafrizì e di monarchici a tutta prova - corno fossero semplici accolte cli socialisti o cl'anar– chici; no vieta i maniresti, ne impedisce le pub– bliche adunanze, ne sequestra i giornali. Con la propria flotta pomposameulo inerte, !unge dall"im– pedire il massac1·0 del popfllo armeno, si fa com– plice - come grida il Oladstone - di quell'immane assassinio collettivo che non ha il suo somigliante nella storia. ll'ridc al sentimento della libertà na– zionale sino al punto di convocare a resta l'Italia ufllciale pel varo di nari italiane destinate a issa1·e bandiera spagnuola e a bombardare l'insorta gente cubana. Ecco altrettante l'agioui di pil'1per le quali i socialisti - che stanno all'avanguardia cli ogni molo a favore degli oppressi d"ogni paese - do– vrebbe1·0 appoggiare l'agitazione n1ellenica; anzi, non solo appoggiarla, ma stimola1 1 la, infonderle vigore e 1·isolutezza. Senonché non basta che un'agitazione si presenti a prima vista generosa e simpatica - che una causa sia buona in sè stessa - porchò un partito, e $li uomini che da esso prendono norma, vi consa– crino le proprie forze. Convien vedere se quella causa può essere da quell'agitazione seriamente giovata: se le forze del partito possono esservi utilmente impiegate. È ciò che nel caso concreto recisamente neghiamo. In due modi si potrebbe giovare la causa di Candia, quando, s'intende, l'insurrezione ripigliasse o continuasse: inviando armati e denaro in copia sufllciente, oppure premendo sul Governo perchò ~;!Tf:!i ~n:r~~~•~r~ Jiu~ 5 ~~~one - militare o diplo- . Né una cosa nò l'altra ò oggi possibile ai nostri nlellenici - e meno che mai al pa1·tito socialista italiano. Sono· passati i tempi in cui la borghesia poteva nutrire idealilà generose pel riscatto dei popoli. Erano i tempi, quelli, in cui essa era, per prop1·io conto, rivoluzionaria, e nelle proprie somwenzo sen– tiva riflesse, ad un tempo, lo sofferenze degli op– pressi d"ogni paese. Allora gli spostati, gl'ir1·equieli, gli entusiasti - o ve n'era in g1·an numero - accorrevano dovunque vi rosse da misural'si con qualsiasi nemico della civiltà, della libertà; allo1·n B.vron e Santarosa andavano ad immolarsi pe1· la libertà della Grecia. Questo periodo romantico è complotamente oltrepassato e sepolto. Oggi l'ele– mento borghese si asside sulle proprie conquiste e pensa a sfruttarle ed a salvaguardarle; i pochi refrattari trovano il loro campo d'azione nella lotta pel proletariato del pmprio paese, una lotta non pill saltuaria, romantica, eroica, ma contintrn, quotidiana, asso1·be11te - e non hanno alcun bisogno di cercare altre ronti a cui saziare la loro sete dì ideale e di sacrincio. Guardate le sottoscrizioni ape1·te,da pili settimane, nei giornali borghesi, a favore appunto di Candia. Quelle cifre sono lugubri nella loro eloquente ma– grezza. Esse dicono assai pill che noi non possiamo a pa1·ole. Aprano quei giornali sottoscrizioni per le nozze d'un principe, per una carnascialata di bene• ncenza: piovono le migliaia di lire. Qui arrivano, zoppicando, stitiche, le centinaia. No, all'inruori, sep– pure!, dei promotori, non c'ò un cane che voglia dare pill che r,·asi reboanti a quei dolorosi fratelli; che dia. non diciamo la vita, ma neppure la borsa. Così ò: siamo ~iunti al punto preveduto da Fichto: che l'altezza sociale sta in ragione diretta della bas– sezza individuale. Ed è logico che cosi sia. Che ci venite a parlare di libertà e di popoli oppl'essi? Questa libertà lo nostre classi « illuminate » l'hanno lasciata trucidare nel 101~0 proprio paese, anzi hanno dato una mano ai su()i assassini: hanno patito al governo. per spacciada più presto, i simoniaci ed i h\dri. llanno sonèrto che, per ragioni dinastiche, le nostre armi divenissero vassalle di corone stra– niere: si sono prostrate ieri agli Absburgo e agli llohenzollern, oggi si prostrano allo Czar, e già.pre– parano le ginocchia per trascinarsi a baciare la pantofola al Papa. Hanno creduto per questa via di guarentirsi meglio i fol'zieri. Questa. via non ammette ritorni. Col turco sono costrette a sen– tirsi parenti. Una politica nazionale non l'han mai voluta perchè avrebbe dovulo esse,·e politica popo– lare - la loro ,,ittima non poteva essere il loro alleato.

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