Critica Sociale - Anno VI - n. 18 - 16 settembre 1896

286 CRITICA SOCIALE sieduto dal Johnson del Ftga,·o. Dopo parecchi brindisi, vidi un commensale che soffocava i sin– ghiozzi nel fazzoletto. - Vi sentite malet - gli domandai. goJcando le parole di singhiozzi. rius~i a dirmi che non si voleva ch'egli parlasse sull'A1·menia. Che c'entrava, quella sera, l'Armenia? Mi venne vicino e ci scambiammo il biglietto da ,•isita. - lo sono armeno - mi disse. - Ho studiato a Parigi e pubblico in questa metropoli l'llai'a.&da11 1 l'or• gano dell'Associazione J>atriottica armena. I miei com• pntriotti soffrono, sapete .... I suoi occhi neri di bambola si illustrarono, per– dendo altl'i goccioloni. Oli porsi la mano come per incoraggia1·lo a chiudere, in una serata cosi allegra, la val\'ola del pianto. Ne ru cosi commossoche se la strinse sul cuore. Era un bel giovine di venticinque anni, con capelli lucidi nerissimi che s'arricciolavano dapper– tutto. Indossava un frac/i elegantissimo e il plasl,.on della sua camicia me lo lasciò crede1·e un lton dei boulcva,-ds della \'rima capitale del mondo. li (rach che ammirai que la scl'a, mi conressò poi un giorno nella sua camera poh·erosa. l'aveva comperato per pochi scudi da un ricco studente ridotto al verde. Il suo studio o ufficio di 1•edazione, come si com– piace,1a chiamarlo, e la sua stanza da letto erano il 1-01•esciodell"eleganza. Sul ba1•ero del suo sti(e– lius, chiazzato ai larghi dei risvolti, era il sedi– mento della sua testa: uno strato di forrora che m'i1n 1ogliava maledettamente a dar rr.ano alla spaz– zola. Le sue mani ca1'11osette, bianche e leggiadro a\'evano l'aria di mani non abituate alle abluzioni quotidiane. Ave,•ano le unghie, orlate di nero, degli ebrei del ghetto. . . . Fu in quello stambugio che, un giorno, più a lungo, fumando sigarette amel'icane, ci scambiammo delle idee. lo gli dicevo che il mio muscolo patriottico non aveva più vibrazioni. Non capivo ormai pili che la l'i,•olta conti-o il giogo economico. li patriottismo era la la1·va dei vcccl11. I giovani non potevano più avere che un idealo: il socialismo. Lui mi parlava di pagine cho mi avevano cibato una volta, ma che non potevo pii1 diç:e1·ire. Dolio pagine di Mazzini, di Kossuth, di Oa1·1baldi. - Armeno - diceva - voi sareste più patriotta di mo. La \'Ostra anima non saprebbe rimanere tranquilla dinanzi allo scene sanguinose che si consumano in quel vtateau di circa 60.000 mi){lio.quadrato. che è chiuso dal Mar Nero al nord, dalla Persia all'est, dalla Meso– potamia al sud o dall'Asia minoro all'ovest. Oh! se sa. pesto come ha bisogno il mio po,•ero paese dell'appoggio della stampa estera! L'Armenia è una delle parti più fertili dell'impero ottomano. La sua superficie, alternata di piani e di vallate, ole\'aSi da 4000 a 6000 piedi sul livello del mare. E i suoi monti vanno alti nel cielo fino ai li.000 piedi, come il biblico Ararat. La popola– zione armena è arcibuona. Sobria., industriosa, virtuosa, fedele alla propria religione. Massacrata più di una. volta durante quattro secoli di dominio turco, si ò sempre rimessa al lavoro sonio. punto pensare a.lavarsi lo mani noi sangue dei suoi 11ssassini. Le basta,·a 111 parola del suo at·atclmort (vescovo), che lddìo non abbandona i perseguitati. Essa discende dalla. grande razza ariana.. - Lo scopo della ,·ostra agitazione in Inghilterra 1 - Indurre l'Inghilterra. ad assumere la respons;.ibilità un dell'art. 61 del famoso trdtato di Berlino. Prima di questo trattato esisteva quello di Santo Stefano, col quale la Russia si era. impegnata a proteggere gli armeni in Armenia. Ma l'Inghilterra non vide, in que• st'atto russo, che un pensiero di conquista. Non volle acconCiarsi ad un trattato che dava allo czar un diritto permo.nente di ingerirsi di una provincia turca che lambiva la rrontiera russa. Il protesto di occuparlo. non gli sarebbe mancato. E, una volta in Armenia, egli sarebbe stato, praticamente, il padrone assoluto del– l'Asia occidentale. Erzoroum - la capitale armena. - è il punto con\'ergonto di tutte le strade del Ca.ucaso e di quelle che conducono nell'Asia. minore, in Siria e nel golro persiano. La Russia in Armenia, potrebbe blocc11retutto il commercio per terra coll'India e dive• nire una potenza mediterranea. . . . Qui si conviene una parentesi. A1~!nf;a!t~!~1e~~ni~~!~l~n~~i~ 8 1:ca,!i ea~~~~nii~ strali\'a e venivano 101'0 garantite le libertà civili e ,•eligiose. Una delle clausole del tanto strombazzato art. 61 dice: « La Sublime Porta s·impegna a introdune, senza indugio. le rifo1•mo richieste dai bisogni locali nelle pl'O\'incie abitate dagli armeni, come ~·im– pegna a p,-otcggerli dai circassi e dai curdi. Farà conoscere periodicamente alle potenze chi soprain– te11de1•àalrapplicazione di queste misure che ver– ranno adottato in adempimento di quest'articolo. » La seconda clausola ò sotto il controllo delle potenze tìrmata1·ie: « La Sublime Porta avendo manirestata !"intenzione di mantenere la libertà religiosa, le pa1·ti contraenti prendono nota di questa dichiarazione spontanea. In nessuna parte dell'impero ottomano la dif10renza religiosa potrà esclude,·e il suddito dagli impieghi pubblici o pri– varlo dei dil'ilti civili e politici. Chiunque, senza distinzione religiosa, polrc\ deporre in tl'ibunale. A tutti ò assicm·ata la libertà e l'esercizio di tutte lo ·rorme· di adorazione. » - Ebbeno - commonta.,,a il mio interlocutore - sono passa.ti dieci anni, siamo già. ai massa.cri di Erzeroum o di Coum•Capon - compiuti dai curdi e dalla truppa imperiale di Costantinopoli - e la sublime Porta cho do\'ova e introdurre le riforme 1tm:a indugio», o lo potenze firmatario - prima tra lo quali l'Inghilterra - che do,•e,·ano ricevere pcrioclfoamente il nome di chi sopraintendeva all'applicaziono delle nuo,•e misure im– periali - non si sono (lltte vin•. Chi si ricord<t mai deH'art. 01 del trattato di Derlino1 Nessuno. Non c'ò che l'llaiQ1lla11. L'llaia1'lan è la campana quindlcinnlo che ricorda. a John Bui! la sua firma al trattalo e gli obblighi speciali da lui assunti verso una popolazione cristiana por impodiro respansione russa. Ed è pure un memento per 111 Turchia.. Ma ohimè! la Turchia non appreso nulla Jallo.. storia. Jla perduto una provincia dopo l'altra senza punto ravvedersi. Ha perduto la Grecia, la Serbia, la Bulgaria e l'Erzegovina e perde1à anche l'Armenia senza punto alterare il suo sisten:a di divorare le promesse coll'indugio. I curJi. Voi volete sapere chi sono i curdi. (Il mio armeno s'intlammava pronunci11ntJoquesto nome). Son'l prepotenti, ladri, grassatori di strada, assassini, incen– diari. Nei secoli scorsi popolavano il sud della pro– "incia di Va.11,noi distretto di Jfekkiari. Il lavoro co– sto.nte della cosidotta. Sublime P11rta fu di rimpiau:are lentamente l'nrmeno con quo)lo predono di mestiere 8

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