Critica Sociale - Anno VI - n. 18 - 16 settembre 1896

CRITICA SOCIALE 2 5 zazione delle masse, o il constata1·e che alla diffu– sione della coscienza socialista 1>0rta110giovamento grandissimo i casi individuali di borghesi che di– se1·tano la causa della loro classe peP mettersi n sel'Vizio del movimento proletario. . .. Rilevati cosi alcuni di questi equivoci, in cui il Canapa si aggil'a nella parte, diremo cosi, critica del suo scritto, veniamoora brovemeute a saggiarne la pat'te positiva. « Se questa gente - egli dice pal'iando cloi pic– coli proprietari - non è ,·enuta a noi ai nosfri primi inviti, è unicamente perchò non abbiamo saputo toccare i loro intel'cssi e li abbiamo invece urtati destando in loro un senso di 1·ipulsione ». Egli spiega più oltre che questo senso di ripulsione noi lo abbiamo destalo affermando la necessità cli togliei' loro lo strumento di lavoro. E soggiunge: « to• gliendog-lielo, gliene date un altro migliore?» Ecco il punlo cli partenza della proposta c,nopa: dare al piccolo p1·oprietario « un istrumento più prog1-edito, conservandogliene la prop1·ietà. :. Come1 Espropriando immediatamente i piccoli proprie– tari; ossia llichim·an<lo <li p1·oprietà sociale tutte te piccole J)1'0JJl'ictit, ossia rende1ulole tnalle– nabllì. Curioso modo, nev\•ero? di conser,·a1-e la p1'0- priela privata, questo di renderla Jll'Oprietà collet– tiva! E ancor pH, curioso che il Cauepa, menfro ò convinto che i piccoli proprietari provano un senso di l'ipulsione quando i socialisti dimostrano loro ch'essi sono ~ià effettivamente proleta1·i o destinati a divenir tali per forza superiore di cose, si attenda invece di adescarli colla proposta di spogliarli su– bilo della loro proprietà! ~la perchò - ti risponderebbero, caro Canopa, o non a torto - volete espropria,· noi e non la grande p,·opt'ietà ! Dove il h11•ol'Oò gi:\ natural men le asso– cialo, dove l'opera ciel propl'ielario ò già noi fallo dimostrata inutile ed ò ridotta ad un puro e cm– plico parassitismo, là voi socialisti dichial'ate il vostro rispetto al clil'itto p1•oprieta1·io nel senso pili assoluto, e volgete le ,·ostre unghie a noi che il nostro diritto alln p1'0priotà ce lo conquistiamo cosi raticos:1mento ogni giorno? Lo so, caro amico. tu tenteresti cli placarli spie– gando a loro la differenza fra il jus ulenlli e il Jt<s abu/endf. E aggiungeresti quo! cho tu scrivi 01·a nel tuo articolo, che questa soctali.:.:a:ione dello loro pt'Oprielil non si esplicherebbe che nella dichiarazione cli tnallenabtlila delle 101'0 parcelle di terreno. Ma bada cho nel jus utemll essi intendono pre– cisamente compreso - e anche qui non han torlo - il diritto di alienazione. Quando le annate voi• gano tristi, o la famiglia sia colpita da S\•entu1·e, ossi han ragiono di fare assegnamento sulla possi– bili{;\ di tradu1·re in denaro il , 1 alore della loro proprietà. Essi venderanno - tu potrai replicare - il 101'0 Jtts utendl. Ma appunto perchò questo jus utcndi non è accompagnato dall'.fus abulencll, non imagini tu a c1ual diminuzione di prezzo tu li avrai esposti f 0-allra parte. ò egli proprio vero che, colla clichia- 1·azione di inalienabilità, tu hai 1•eciso 1 dall'albero della proprietà, il <lll'illo cli atJUsw·ne? So per– mane - tu non lo spieghi - il diritto di divisione lra i membri della famiglia (i caldeggiato,•i clel– l'lwm.esteall sono in ciò assai pii1 loici di te, o presentano, non pal' ,·ero!, qualcosa di assai più coerente e di pili serio); se, dunque, rimane col tuo progetto il diritto successorio attuale, c1•edi tu che avrai provveduto a favorire gl'interessi flella I coltura? No, lo sbocconcellameuto della prop1•ietà, • ovvero del dirilto di uso, si a,•,•orerobbe imman– cabiltnente; il valore dei singoli appezzamenti, per ' quel che 01• 01·a osservai, dovrebbe calare; e la pos• sibilità, già co i piccola al gio,·no d'oggi, di ave1·c qualche capitale pc,• fai' f1'0nte allo necessità del– l'azienda, sparirebbe completamente quando fosse tolta la facolll\ dell'ipoteca. E allora, dove n'andrebbe il tuo disegno di d,u·o in mano al piccolo pl'oprietal'io uno« strumento più pr'Ogredilo •1 Ma forse - qui bisogna tirar a indovinare, perchò l'amico nostro non si e·occupato di sviluppare il suo pensiero in questa parte positiva che do,·e,•a essere la più impol'tante - ror.'ie il Canopa pensa che lo Stato dovrebbe esso vigilare ai termini dellJus ulencli perchè non si passi nel campo dell'abuso T No, così strana conce1.ione la mente del Canepa, limpida o soda, non può averla accolta un momento solo. i può egli imaginaro lo , lato sorrelìlianle o in certo modo direttore di tulle le mil'iacl, di pic– cole collu,·e1 Dopo c1uesto osser,•azioni, io non seguirò il Ca– nepa nell'esame ch'egli fa della possibilità che una legge confo,·me al suo p,-ogello sia approvala dal Parlamento. Da qualo Parlamento? dal Parlamento borghese? ~la so la proposta Cane~a fosse davve1·0 qualcosa di contrario agli into1·oss1del capitalismo, non c·e bisogno di dire quale accoglienr.a potrebbe frovare in un Parlamento in cui gli interessi del capitalismo sono quasi esclusi\•amente rappresen– tati. Pofrebbo pel'ò incontrare qualche fa\'Orc una p,·oposta congene,·e: quella clcll'homesteaa; il cito dimosfrerebbe cho la tondonza, a cui il Canepa accenna, è cont1·a1·ia agli interessi del partito so– cialista. C'ò tutta,•ia da consolarsi pensando che anche la istituzione dell'homesleaa - presentala in pr--ogetti che non mancano di una ce1·ta serietà - fu riconosciuta cosi contraddittoria, cosi insuffi– ciente ai suoi stessi scopi reazionari, da non po– terci essere ragionevole timore cho in Italia venga mai tradotta in realtà. Certo se, poi' una fantastica ipotesi, passasse un JH'Ogotlo come quello sbozzalo dal Canapa, coloro cho avrebbe1·0, pili di tutti, da ralleg1-arseno sarebber--o i credilo1·i ipotecari, i quali si ,•edrebbero co1wertili io obbligazioni dello Stato tutti i loro cr·editi, anche quelli che oggi traballano sulla dubbia garanzia delle secondo ipoteche. Sa1·ebbo il t1•iouro del capitalo usurario. Questo osservazioni possono, carissimo Canapa, essere completamente erronee. Ma una colpa non lieYe del loro e1·1·oro sarebbe tua in ogni modo. Quando si ha da esporre un concetto che ~. o si c,·ede, nuovo, bisogna ave,· la pazie111.a di spiegado e di lumeggial'lo. E se io avrò ottenuto di indurti a quelle che a me sembrano noccssal'io spiegazioni, non crede1·ò di avere buttato il tempo o l'inchiostro. L1•:0NIDA BISSOLATI, La questione armena elerecenti catastrofi I. Uu nrmc110 n l,ondrn - Pnlrlot1ls1110 r soclnlls1110- l.'Armculn - li 1r:1ttnlo di Hf'l'llno - li trndlmc11to delle 1wte11zo- Vlfai"asll.<u, - Huoun rcde lurc.n - I curdi - Un 11110 lii morie - Jloussn HC'y o il suo 111·ocf"S~0 - I 1u·rctde11ti dell'1tlil-.nlto alln Uancn IS00 o lSfl-& - Perocie seuzn nome. La prima volta che mi occupai degli armeni fu a un banchetto, al Crile1·ion 1 cho inaugurava l'As– sociazione della stampa estera a L,ondra. Vira pre-

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