Critica Sociale - Anno VI - n. 16 - 16 agosto 1896

248 _CRJT JCA SOCIALE andò oltre, non ai arrostò in quel limbo dei sognatori, cercò non solo gli idull astratlti, ma le rorze sociali che sole potevano recarli in atto, o in questo movimento di pensiero, che diodo al socialismo il suggello posi– tivo e scientifico e cui rispose, nel mondo dei ratti, il costituirsi dell'lnlernat.ionale e l'organizzazione prole– taria col principio della lotta di classe, sembrò che gli ideali ricostruUivl passassero in seconda linea. In realtà esso non li abba11donava 1 abbandonava soltanto l'utopia delle ricostruzioni sociali predeterminate in ogni loro parte o l'illusione della realinuione del pensiero per le rorie sole del pensiero: non li abbandonava, ma se ne scostava quel tanto ed a quel modo che il ginnas1a. ai !gCOsta dall'ostacolo per prendere la rincorsa e po– terlo meglio auporare Esso progrediva, mentre le altre scuoio ri(orml\trloi rostavnno formo e, non potendo sup,rare l'ostacolo, si Illudevano di (a.rio crollire con superstiziosi scongiuri. E qui sarebbe Il cnso, anrhP, di parlare - se non ci premesso di venire presto nlle conclusioni - della poderosa propaganda ratta da Lassallo per le Coopera– tive operale, che egli voleva.sovvenzionato dallo Stato: una rase del pensiero coopomllvo socialista, che sta fra il punto di vista primitivo utopistico e il punto di vista positivo moderno, anch"essa oggi superata: lo stesso I..assalle dovette finire per convincersi della lnaoi1à. del suo tentativo. Pure, m:ilgrado quella vena• tura di utopismo, che consisteva nel supporre possibile rhe lo Stato capita.lista - in quello stadio immaturo di organizzazione o di coscien.:a proletaria - consen– tisse ad agevolare, in omaggio a una Idealità di paco e di progresso socinle, l"opera de' suoi futuri seppelli– tori; Il lOoperativlsmo IHsalllano, come soluzione, od a,•viamento a una soluzione del problema sociale, si presentava già allora di gran lunga superiore al coo– perati,•lsmo seln1elpistn. delloSchulze•Delilzsch, del quale !"attuale movimento cooperatista borghese è la derh•a– zione dirotta ed autentica. Or dunque, l'idea.. cooperati,•a - base, contenuto o ftne della dottrina socialista - e il partito dei coope• ratorl - che l'Albortinl chiama senz'altro « la coope• raziono> - sono due cose ben dililin1e. Il partilo dei cooperatori ha questo di caratteristico: che esso tenta 111 attuare l'idea cooperativa, la cui esplicazione piena non può avvenire che noi socialismo, esso tenta di attuarla nell'ambiente economico presente e di conci– liarla con t!IIO. ni più, per attirare a sè numerosi proseliti, esso tenta di gabellare cotesto tentativo di attua1ione e di concilia.sio11e, come una soluzione del problema sociale, una soluzione cooservativa, che cioè non dovrebbe 1puentare I (autori dell'attuale ordine di cose, dovrebbe emancipare l lavoratori senza spos– sel!ISare I capitalisti. Ora, ftnchè l"attuailone dell'idea cooperativa si limita al campo del consumo, essa può bensì conciliarsi collo 1laltt quo sociale nelle sue linee e11enziall, ma non risolve nulla e non emancipa nes– suno. Se poi travalica nel campo della produzione, essa o deve battere In breccia. questo 1talu quo nei suoi rondamontl, ed allora diventa socialismo; o lo vuol risparmiare, ed è, per ragioni notissime, come 1olu:io11e. destinata a ralliro. In ambo I campi, può bonsi riescire, nella miglioro Ipotesi, come qualsiasi impresa indu– striale o filantropica, di pariiale e accidentale beneficio per alcuni nuclei di lll,·oratorl •- non può essere la redenzione dei lavoratori come classe. Presentata come tale, essa. racchiude un equivoco ed un inganno - od è contro quest'inganno e contro quest'equivoco, non già contro l'idea cooperativa in se stessa, che insorsero ed insorgono i socialisti, meritandosi cosi la qualiftca di nemici della. cooperazione, ossia di avversari delle ten• denze del cooperatori ortodossi, ai quali imputano di uer male copiata. un'idea. socialista, d"averla in sostanza snaturata, per metterla. al ser,lzio dei nemici del so– cialismo. Ora, In questo senso, I socialisti non si con– vertirono e non si convertono affatto; essi mantengono Interamente il loro punto di veduta soclalisla. Le conclusioni cui arrivarono gli sludì della Oritica Sociale e il Congresso di Firente non mutarono affatto questo punto di vista. EHe non rurono che la snnzione data a certi me:i:i di propaganda, m a di p ropaganda. 1ociali1ta, per la. qualo appunto sono me.ui quelli cho pei cooperatori rappresentano il fine. E d è &&surdo parlare di un « nuovo trionfo della cooperazione» a queslo proposito. I soclallsli non hanno mai rinnegato le Cooperati,·e di consumo, e certe Cooperative di pro• tluzione, come mc;.:i che, in clale cfrco,ta11ze e in de• terminati modi, possono rlesclre utili alla propaganda socialista; le hanno anzi, in molli luoghi e casi, iniziate ed alluale; e basterebbe pensare alle organizzazioni cooperative del Belgio per persuadersi che non vi può essere In tutto ciò un e nuovo» trionfo per nessuno. SI tratta,·a solo di determinare meglio e di sanzionare con una regola. generale quelle circo,tan:e e quei modi, nell'a1>prezzare I quali s'era andati ftn qui, in Italia, un po' emplricamenle e senza bussola. I nostri studi ed il CongTeaso di 1-'irenze vollero rornire questa bussola al partito: ulteriori studi e nuovi Congressi compiranno l'opera.. \'I è dunque In tutto questo una uplica:io,re del nostro lavoro e non un mulame,rto di dire:ione. Sopratutto, Il trionfo non potr& mal essere - nelle nostro ftle per lo meno - della cooperazione nel senso ortodosso e borghese elle dicemmo più SOJ>ra.Noi non rifuggiremo certo dagli aiuti che i cooperatori credes• sero di poter offrirci In un interesse obieltivo da. essi reputato comune; ma ci guarderem o bene ( e i socialisti belgi ce no lnaesnano Il modo) dal lascia.re olle insieme a quegli aiuti si trarorl nelle nostre istituzioni di par• tito l'equivoco che è alla base del programma e del partito del cooperatori. Del quale equivoco 1000 una illustrazione le osser– vazioni che l'Albertinl ra seguire alla constatazione del « trionro » del suo partilo e che ranno assomigliare la sua temperata letizia a una specie di rassegnazione. Ma non è senta amarezze questo trionfo - egli infatti proseguo. - Da un cnnlo i pericoli della lotta coi bottegai e coi produttori ca.pitalisll non sono lievi, ché essi o subdolamon10 ,·ogliono imporre una falsa interpreta– zione del principi oooperau,•i a loro esclusi,·o vantaggio, o scoprono la maschera, come di recente nella Scozia, e dicono apertamente: non diamo lavoro a chi ra parte di una Coopera.Uva. Dall'altro canto i convertiti(?) non ,·ogliono ancora. piegarsi a riconoscere che, se anche, w:,~bf:1~!~ v:i~li~:~~I ~:rfi 0 r~~!~roe :~ 1 p~!:s~ 1 ~·t~ t~~:~ delle più grandi soluzioni {1ic); e la cooperazione in– vece considerano come un me.i.io per roggiungt:t·e auri /ini, po1·1a1Hlo cosi la discordia, che da tale diversilà. di fini doriva, in un campo noi qunle tutti si dovrebbe la• ,•orare concordi. Mentre, J>Orresistere contro lo. guerra dei primi, ra t1·uopo cho i cooperatori spieghino tutto lo loro rorze; per impedire che quelle discordie siano (A.talia.I pro– gresso della cooperazione, è necessario che coloro, i quali hanno sin qui guidato il movimento non twendo in mira altro so non il benessere dello classi lavora– trici1 non perdano di vista questo fine loro, e non si lascino dall,, passioni trascinare a lotte infeconde. Ed è anche J>erquesto che abbiamo segnalato il nuovo programma dei socialisti. SI presen\a qui la stessa que-

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