Critica Sociale - Anno VI - n. 16 - 16 agosto 1896

CRITICA SOCIALE 247 letarizzazione, parallelo allo sviluppo della coltura razionale, ò quanto non si può determinare neppur per approssimazione, data la varietà e imprevedi– bililà dei coetncienti o degli impedimenti a questo sviluppo. Comunque. si può accertare: che l'industrializ– z~zione dell'agricoltura sarà spinta a gran velocità. dall"agg1·avarsi dell'iniziata crisi industriale; quando, cioè, la grossa borghesia sarà stimolata a cerca.re pei prop1·i capitali impiego pili l'imuueratol'e iu quei vasti piani, tra, 1 01-so i quali fiumi e cascate sperdono oggi forza infeconda, trasformabile facil - mente in energia elettrica. Vedremo allora se la democrazia - che si è as– sunto il còmpito di salvare la piccola p,·opriet:\ - innalzerà delle barriere doganali fra la pianura e il monte, afflnchè il grano consumato in montagna si mantenga ad un prezzo che compensi il costo di produzione sopportato dal piccolo possidente. Più. facile riesce lo stabi!i,·e la proporzione fra la disoccupazione e lo sviluppo dei sistemi mecca• nici di coltivazione, quando si prendano per base solo alcune delle cifre spaventose da me accertate a F'raforeano. Eccone un piccolo saggio: Due aratrici elettriche possono lavorare in un giorno 8 ettari di terreno, impiegando: l operaio alla gene1·atrice, 2 alle ricettl'ici, 2 agli aratl'i, 4 ragazzi ai suppo1·ti delle corde. 9 operai in totale. Con l'aratro comune lo stesso lavoro esigerebbe: 48 operai e 24 paia di buoi, calcolando - con gli antichi romani e coi proprietari d'oggi - a I jugero il te1·re110 arabile in un giorno con 1 aratro. L'intera tenuta arativa di Fraforeano (005 ettari) potrebbe quindi coltivarsi con 4 aratrici elettriche In 3.5 giorni, pagando 030 giol'nate di lavoro. Per compiere, col sistema ordinario, la stessa opera occorrerebbero: 48 paia di buoi (ammesso che gli stessi animali possano lavorare per 35 giorni consecutivi) e il pagamento di 3300 giornate di lavoro. Credo che queste sole cifre, rilevate sul luogo, bastino a persuadere che il contadino e il piccolo p1·oduttore non saranno un ostacolo permanente allo sviluppo del socialismo: c'0 già. per noi il sin– tomatico preannunzio di un alleato ben pit1 formi• da.bile di tutte le nostre disquisizioni sulla diresa simulata o sincera della piccola proprietà, che il partito, per opportunità, dovrebbe imprendere. E l'alleato - che si avanza lento, ma sicuro, sprigionando dalle chiome di rame enel'gia ri\•olu– zìonaria e scintille - risolverà. la questione. GUIDO PODRECC.A, L'esempio di cui ci parla qua sopra il nostro colla– boratore Guido Podreeca - recatosi espressamente sul posto a. studiarne gli effetti - non ò il solo in Italia. lnfal.ti nel Messaggero del 9 corr. il sig. C. Ma.ncini ci parla. del fondo dei « Orecili » nella tenut;i cli Fossanova. prosso Piperno in provincia di Roma, proprio nel cuore delle Paludi Pontine, di proprietà. del principe Don Fe– lice Borghese, il quale fondo dopo essere stato disseccato e bonitlcato, in meno cli un mese di lavoro, da una po– tentissima idrO\'Ora.mossa daffelettricità, alberga ( ggi una. numerosa popolazione di contadini scesi da.Ilamon– tagna a disputarsi i benefici di questo pezzo d'America sottratto alla malaria e ridonato alla agricoltura. Ed ora, con la stess~ forza elettrica, vi si effettuò la treb– biatura. del grano con una spesa inferiore della metà a quella degli a.Itri anni e si pensa ad estendere lo stesso sistema all'aratura e a.gli allri lavori del suolo, nonchò al caseificio, all'oleificio, ai molini, ecc, ccc. (Nota (lella CRITICA) 810 IOte 1.. no n1ar COOPERATORI E SOCIALISTI Il periodico Credito e Cooperazione, organo della« As– sociazione fra le Banche Popolari italiane, o del quale è magna J}ars, come ognun sa, !"attuale ministro del Tesoro, on. Luzzatli, dedica. nel suo ultimo numero (1-15 agosto) un lungo articolo, a firma di Luigi Alber• tini, agli studi della Cl'itica Sociale e allo deliberazioni del nostro Congresso nazionale intorno alla propaganda. nello campagne. In quegli studi - specialmente ncl– rarlicolo del Bonzo più volte rammentato - e in quello deliberazioni, in quanto hanno tratto alle Cooperative fra piccoli proprietari, il sig. Albortini registra « rn\ nuovo trionfo della cooperazione•· Quer.to metodo di organizzazione economica. - scrivd egli - applicato da principio dall'entusiasmo di pochi che parvero utopisti, tra l'indifferenza delle classi ab– bienti che non lo giudicavano temibile, e il dispregio dei riformatori pill audaci che lo fJUaliflca,·ano di nes– suna efficacia, oggi impone il rispetto. I por.bi entu– siasti sono divenuti Calangi; gli indifferenti muovono contro gli utopisti di ieri una guerra disperala; gli schernitori, di fronte all'evidenza dei ratti tradotti in cifre eloquentissime, si sono tramutati in ammiratori prima e in copiatori poi. Fin qui, stando sulle generali, nulla cli male. Ogni partito - anche i « cooperatori • possono qualificarsi un partilo - tendo naturalmente a ravvisare un proprio trionfo in ogni adesione, anche formale, fatta. da altri a qualunque dello ideo elio esso credo o vanta suo monopolio. Gabriele Rosa, nello scritto che ci inviò sulla «: cooperazione agraria> ( 1 ), presagi va che i giornali coo• perativisti, economicamente ortodossi, avrebbero secon– da.lo le aspirazioni espresse nell'articolo del Bonzo e cresimale dalla nostra relazione agraria. Sebbene,qoanto o.lressere noi dei copiatori e dei convertiti, come pre– tonrfo rAlbertini, ci sarebbe invero qualche cosa da obiettare. I socialisti non hanno bisogno di « copiare• da nes– suno l'idea cooperativa nè di « convertirsi > o.d essa, perchè furono ossi i primi che la.generarono. Lo stesso ideale socia.lista cli aociotà futura - respinto dai coo• pcratori ortodossi - non à che l'idealo di una grande Cooperativa o <li una grande federazione di Coopera– tive di consumo e di produzione. Chi studii le origini e lo sviluppo della. dottrina socialista., fìn dai suoi in– cunaboli, dagli Owen, dai Fourier e così vio., vi trova l'idea coopero.liva ad ogni piè sospinto: trova anzi che l'idea cooperativa, sotto questa o quella forma, ò la base stessa. del sistema. Sarebbe dunque pill giusto dire che gli attuali cooperatori hanno essi copiato, in questo campo, dai socialisti. Anzi, gli è appunto in quei primi periodi della dot– trina socialista - in quel periodo che essa ha superato o che noi chiamiamo utopistico e preparatorio - è là che noi troviamo l'idea cooperativa. al suo stato ini– ziale, quale l'hanno ereditata, senza saperla svolgere più oltre, i cooperatori - come idea cioè che potesse o dovesse effettuarsi per forza sua propria, con l'aiuto più o meno disinteressato, o almeno fra la benevolenza, dello Stato o delle classi possidenti. Ciò rispondeva al– l'indirizzo idealistico che improntava, in quei tempi, tutto il socialismo e che esso ha lasciato in retaggio ai partiti democratici, dei quali gli attuali cooperatori sono pure, essenzialmente, una diramazione specializ– zata. Ma la. dottrina, e con essa il partito socialist~, (1) Vedi ultimo numero della Critica,

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