Critica Sociale - Anno VI - n. 16 - 16 agosto 1896

CRITICA SOCIALE data H llaratiol"i quando disse, or ora: « So be– nissimo che in Ardea non c'è nulla da guadagna1·0, ma sooo soldato e amo la guo1·1•a. • E costui ò all'apice della pimmide, ma ho udito iÒ i soldati tornati datrAfrica. dire cho la guer·ra non s'era fatta se non per far piacere all'esercito, per occu• parlo! ~i parla della gloria. Ma, in nomo del cielo, po,· chi non è guastato dalle vecchio 1•ifritture classiche, non. esisto egli altra gloria che quella di menare bestialmente le mani e quella di ammazzare la gente all'ingrosso? O non sarebbe miglior gloria veder applicata ai campi ormai quasi sterili una cultura intensira che desse da ,•i\•01-e a migliaia cli coloro che stentano 01-a nello riauure brasiliane sotto lo stamle degli aguzzini 1 ton sarebbe miglio1· gloria, poi popolo più analfalieta d'Europa dopo la Russia e la pagna, passare a una categoria piu ele– vata 1 Non sarebbe miglior gloria vede,· spa!'ire 11alla carta maculata d'Italia le piaghe della pellagra, della malaria, del cretinismo, che ci mietono e guastano pili d'un miliooe d'uomini all'anno 1 Non sarebbe gloria pili grande, che il far3i bastonare dai bai'• bari, rintrodurre adatti sistemi idi-aulici, laghi arti– llciali, che restituissero reconcliUt alle rovinate terre della Sardegna, della Sicilia, delle Puglie, dove sono a centiuaia i debitori allo Stato di I franco o di 90 centesimi I Si dirà che le cure per l'esercito non escludono le altre cure; ma non è vero; perchè ogni quah•olta gli uomini di Stato - i quali, a dir vero, alle condi– zioni degli umili pensano pochino, benchè ne abbiano il ritornello sulle labbra - accennano a pensare alla loro protezione, all'incanalazione delle acque, alle culture intensive, alle trasrormazioni idrauliche delle isole, a una maggiore diffllsione delle scuole, subito si affaccia loro l'obbiezione che mancano i denari. Ma i denari non mancano mai quando si tratta di cosfrurre le più stupide fortezze (bastino . quelle di Pavia, Cremona e Piacenza) che magari si abbatteranno rra poco cou nuove spese; non mancano per le prebende di centinaia di generali e pe_r I~ speso più sbagliate in m:itcl'ia di guerra; commciano a mancare solo quando si traila del vero benesse,·e del popolo. Ed è naturale. perché quando 1 danari si scialaquano in una direzione, non ne rimane, materialmente, per spenderne in un'altra. E aggiungete che nemmeno nella direzione della guerra si _spendono bene. I pezzi g1-ossisono sempre ben pagati e nessuno tocca. è vel"O, i loro stipendi; ed è questa la ragione principale per cui cosi forte si tieue all'incremento del bilancio; ma il materiale da gue1·ra, quello che è pili essenziale, quello manca. Abbiamo visto nolla guerra d'Africa mancare tutto quello che era pili uecessa,•io, dalle scarpe al cap– pello, dai vh•ert alle muuizioui; e si trattava di una piccola guerra, e vi Ol'a per questa u11Ospeciale deposito già pl'edisposto; arrivederci poi se si attuas– se1'0 quelle famose spedizioni, che sono tn vect01·e dei milital'is!i, per la maggior gloria d'Italia! Queste cose ho dette, benché senza speranza di persuadere chi ha troppi interessi per 11011 ran•i il liOrdo; ma perchè non si continui a ripetere che l'incremento della milizia è noi sentimento popo~ lare in Italia; lo sarà stato, ma non lo è pii1 so non fra pochissimi, ignoranti o interessati. C~rt&, Of/08/o 1896. Pror. CF.SAHR l.OllBROSO. l>ubbliclte,·emo 11tlp,·w!imo t1umero un articolo di VII.PREDO P,utETO intitolalo lstrmdOn(' JrnlJblica: e la prima parte (li tmo .,tudio ili AltTlllW LAllltlOI.,\ .fU 11 IOCIRIISUIO (' l'imposta. L'AGRICOLTURA ELETTRICA A chi lascia l'.\gro Romano - sopilo nel1'immo– bilità del letargo - e tr·aversa l'Umbl'ia, la Toscana, l'Emilia, il Veneto - dove la lavorazione dei campi è allo stato e grado dell';utigianato cittadino - per arrivare in una breve zona del bas o F1·iuli - che dalla coltuPa razionale, con l'applicazione dell'elettl'icilà, ha avuto il car•attere vero e p1'0prio della grande industria - si svolge agli occhi della mente la genesi della produzione agricola: dalla barbarie della recondità naturale abbandonata a se stessa o utilizzata con un metodo di pastol'izia patriarcale; flal successivo sfruttamento febbrile ma non ra1.ionale, della terra, con la piccola pr·o~ pPietà e la me1.1.adl'ia; fino alla integrale e.rJJlOi– tatto_n dello enel'~ie_ ~1aturali ~ol_sussi_dio scientiOco. applicato senza l11mh, seuza 111c1amp1, conh'O ogni p1·egiudizio, sì da far gridare, come per imJ)l'Ovviso squarciarsi di tenebra: ecco l'avvenire! Ai lettol'i della C1•fllca Sociale - che già segui– rono, pei meandl'i dell'intl'icata questione agraria, compagni valol'Osi, guidati però quasi esclusiva– mente dalla sp01·ienza ricavata dall"esame dello condizioni ordina,·ie della nostra agricoltura - non sar<.\discaro ch'io tenti riverberare su queste stesse colonne un po' di quella luce - sarebbe proprio il caso di dtre: elettrica - che a Fraroreano mi diede chiara la visione del domani agricolo nel mondo civile. . .. Fraforeano, antico feudo dei Barbarigo di Venezia. ò sito nel diSt1'·eUo di Latisana a circa 40 chilomet,·i da Udine. scendendo verso il ma1·e. La ua popola• zioue non raggiunge i 300 abitanti, dipendenti tutti, compreso il J>rete, dall'attuale proprietario: conte Vittorio De .~sarta, genovese. L"inter-o possedimento misura LOOO ettari, dei quali 505 soggetti alla lavorazione elettrica. Il paesello - in mezzo al quale sor~ono la chiesa e la villa padronale: i due più cosr.1cui edifici - presenta l'as1>otto di un vasto stabilimento indu– striale con magazzini, tettoie, gallerie per le mac• chine, abitazioni operaie, omcine, ecc., il tutto, di notte, illuminrito da lampade elettriche ed animato dalla vivace attività dei motori. Intorno si stende infinito ed uniforme il piano, regolarmente diviso in 1.one pe,· le va1·ie cultu1·0 (a ,·otazione quinquennale) e intersecato dai fili conduttori, armati su pali a simiglianza delle nostre vie elettriche. So,,,·a un COl'SO d'acqua - detto ,·o_qgia Barba– riga - sorge l'edificio della dinamo ceutrwale che dà forza e vita industriale a tutta l'azienda. L'acqua della ,·oggia, che per secoli cadde sulla ruota di legno di un molino preadamitico, o~gi mette in moto una colossale ruota id1·aulica. tipo Poncelet, tutta in rerro, del diametro di m. 7,50. Nell'annesso locale ha posto la dìnamo di iOO Volts e 18 Amp. = 18 cavalli elettrici. Dalla dinamo si stacca la linea fissa - armata su pali stabili - formata di filo elettrolitico, svi– luppantesi tra,•e1-so i campi pe1· due chilometri e mezzo; e da questa un'altra huea, a J}8rpendicolo, di minor impo1·tanza. Il sistema di trazione è ingegnoso e nello stesso tempo semplicissimo. Il motore. che riceve l'energia elettrica e la ricompone iu la,·O1-0 meccanico, è moutato su di un ca1·ro in rerro a quattro ruote, munìto di tettoia, ,·costato, apparecchi misuratori. se1•rafìli, paraJul– mini, ecc.; e - mercé un apposito commutatore - può essere fe,·mato quando si voglia; il che è im-

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