Critica Sociale - Anno VI - n. 9 - 1 maggio 1896

CRITICA SOCIALE 133 sepolta, ed ecco che a Brescia non solo si J'ipre– sentò sP,Ontanoamoute, ma appar\'8 causa guada• gnata g1:\ poi· una buona t~et:\. Si fu t~na!1imi. p~I decentramento amministrativo e fìui\nz.1a1·10.S1 le– cero rise1'\'0 da multi quanto all'unit...1\ polilica e cioò nou solo del pl'ogr,unma (cho da nessnuo ò posta in que~t1011e)ma delr1ndirizzo .dell"aziono nella cerchia del programma comune._ E c1uesto un punto che poi· oggi ci ~ntentiam_~ cli_ acccn11a1·0. promettendoci d1 to1·nar,•1 sopra p111 d1stes:1mente. 'l'ulto troviamo da lorla1·0 in cii>che il Congresso delibel'Ò, con molto nOlatamento, cfrca l"a;io,ie econom.tca che s'impouo al pal'tito. Il sistema <h,lle adesioni pe1•go11ali ha, f1•a i mol_tipl'egi, quo~to_in~ conveuieute: l'assenza dal pa1·11to dello a.ssuciaz1O111 operaie (co1·po1·ativH)c011:o tali, toijlio lo stimolo immodia10 o di,·otto ad 111to1·essa1·s1 delle conteso o doi movimonti di ca1·attel'e economico, che si svolgono l'uu1·i della. sua co1:c!1ia, sot,ti·att~ )l.l\'i11- flue11za sua o spesso 111 oppos11.1◊11e co suoi postu– lati. La cor1·e11ta operaia abbandonata a so stes;ia dilaga e si indugia noi pa<lulo co1·po1~atirh; ta. O r·a il nostro pa1·tito, se vuole 1.we1• p,·e.:m sulla m.ìs 'la lavoratl'ice, massimo in quelle paru del pae se O\'O il 11ume1·0degli oletto1·i ò mi11imo di fronte alla popolazione, uou p uò, n on de,··e~sei·e soltanto un partito elett~1-ale; e.ss~ deve sposa1:e la ca~sa del proletariato rn tutt o c iò che è monmento d1 classe, a11che meno consape,•ole, appunto per guidar!o, il– luminal'lo, e infondervi la coscienza politica ancora deficieute. Il pa1·1ito deve spronare, aiutare e promuovere cotesto movime11to specialmente. nella sua fon~1a pill impo1·tante, quella della resi teuza; de,·e in– tervenire iu caso di scioperi scorpiati,. o solt~lll~O minacciati, e portarvi l'opera, l'awto. 1l con.s1gho propl'io. I socialisli artiel'i devono aggregar$l alle leghe di 1•esisto111.a della 101·0 al'te, p1·om~10verl~ dove non esistono, e, facendo pa1·le dl Socie!;\ cli mutuo socco1·::10, di CHmtH'B del lavoro, di Coopera• tivo operaie, non devono sdoppiarsi - come spesso avviene - appondondo in anti_ca~ne1·a, come. un mautello il p1·opl'io ca1·atto1·0 soc1ahsta. La fraziono parlame1~l:\l'e del pa1·1ito devo agil·e analogamente e sollecita1·0 in ogni miglior modo la legislazione sociale a tutela ciel hwol'O. L'ot-dine del giol'no, app,·ovato all'unanimità nello spirito gene1·alo o alla quasi uuani~nit~ anche nei pa!'· ticolal'i, fu la parafrasi dei concetti qui sopra esposti; concetti già in ~rau parto consacrati sin d<~I 18!)3 uel Cong1·ossod1 Hoggio Emilia, e ai q.u~li gh :in•o· nimenti politici. fra cui fummo travolti, 11npe<l1t·ono attuazione soddisfllccnte. Si tratta di tutto u11 com– ple:sso di atth 1 ità. di una traccia di azione multi– forme, pitì facile a rormularsi sommal'ia.ment.e che a mettersi in opera colle fol'ze onde d1spomamo; ma alla qualo ò da tenere semp,--a intensamente ri1•olta la mcnle e la mir,1 del p>rlito. È da notare - in linea di cronaca - che la questiono delle Cooperati, 1 e, in quanto ha di spe– cifico, non ru, e pensalamcnto, neppure abbordata. A questo proposito nulla si volle prevenire e nulla pregiudimu·e. . . . Ed eccoci alla quosliono pii', spinosa, a quella che, pel l'icordo cli lotto roconti, più doveva appas– siona,·o gli 01·atori - la tattica eleU01·ate. Que– stione co~i spinosa cho a pili d'un delegato fece balcna1·0 il pen~ie1·0 di sopprimcl'la, proponendo, sotto appa1•enza di sospensione, un passaggio al ror· dine del gio1·uo che la seppellisse. Il Congre sso 1101! ebbe il coi-aggio cli tanto 11ich1lismo: es.so av\•erll indubbiamente che in quel sepolcro trop pe cose avrebbero continuato a rermentarc e ad iof1•aci– cli1·0.alle quali 01·a utile dare aria; e non .vollo - rii ciò ~li ,·a data lode - por non seccarsi a ,·o– dedc. segui1·e la politica dello slt·uzzo che nascon~e il capo "otto rah. \'ollo. ,·ede1·e. e fu bene; che sia 1·iu~citoa reilt•1·0tutto ciò che p1·eme\'a, ò quel ~ho non ci p:1l'e: rimarr:.\ coll'onoro di un1 buona rn– tenziono fllllila. J foulcH'Ì dol ~opp<"llimonlo in ,·ia prcgil!dizi~lo - lr:.unuta1i•d, lo~foamcutc. in sede d1 merito, !Il al• trtttanti fantor1 dello Malu quo elettorale teorico - :ultlucenrno cho no~suu fatto nuovo fosse infervc– nutu a 1-cndo1·011ecessa1·ia una r·cvi.siono del p1·0- gramma tattico adot~ato 11e~Congresso _di Pa1·ma. In rcalt;\. a tiwol'o <11 tutto 11 ,·o.sto. era rntencuuto 11ie11tc1nono che 1·o~pc1·imcnto delle elezioni gene- 1·ali politiche cri n1nmi1 1istrat ive. La cliscussion_e, i11izhlbl dopo quo! Cong, ·os.so , e1·a st~ta dal.l'es_po1•1- mcnto b1·wwa1no11to lronc ala e non s1ora 1·1curnnata pili mai. J+: i11lfu1lo 1 :i0tlo l'urto della. reazione. cri~ spina, s·o1•a ~.volta 1_ielpaese tu~ta un.a se.rio dt fatti, rtolla p1u alta importanza 1·1volat1:1ce ci.rea lo condizioni d'lrnlia o la lotr:1. dello classi speciale al uost1·0 pao;ie. Dalla violenza sov,·ertitrice ciel Go– rorno l'Italia politica era staia sottomessa ad un ,·e1·0 e.sperimento ili la hor·atol'io. B.l l..'l\·a, chi non temesse i colpi d"nria. a (facciar.si un JX) 1 alla finestra, per imp:u·a1·0 quauto i nvano s~ sa1·cb~ cercal~?Jn diu1·na e notturna compulsaz1011ed1 carte p1u o meno sudate. ffaltron<lt'. giu9fa il no:;tro ~n·iso: non si. lratta,·a t.auto cli fn/l,•m,tv·e quanto d1 e.\p,,ca,·e ciò che a Parma era :stato t1'0p1>0 sommariamente afièrmato. 1:e:iplicazione cle!la fol'rnul.a ne, sar~bbe nece.ssa– riamonto stata 11 cor1•dttl\ 1 O. 'loo1·1camenlc, ossa bn.. <H'a. uon su un errore, sibbene su un equi,·oco; sull'equivoco dol conrondoro la parte formale c~lla pa1·te sui;L1111.iale rlelra1.iono el~ttorale. del .Jla1-t1t<?· P!'aticamento, nell'intento nom111aledt evitare 11 confu,;iouismo, ci aveva tt-avolti in una confusione clisast1·osa.La rigidit.\ della. t:1.ttica,o~tentata .a pa• 1·010e1·a vioh\t;l tla poi· tutto. Il Cong1·0ssocii Co– s1J11,: dnpo un inchino di cc1·imoniale, :wea cancel· lato Wmplotarnoulo, pc1· tutta la Romagna, l'imperio del dogma p1·oclamato. L'esempio ~eco scuol~l ben oll,·o il connno romagnolo. Lo cand1cla tu1·0 d1yro· tesla :u1rne11hu·o110, 11atu1·almcntc, la confus10.no . Si giunse a quc.,to: cho: confro.ntato co l_ mi.surrno di Parma, 11e,.su11O dei 11ostt·1 successi a,-rebbo potuto 1·itene1·si lcgittim?: i. d~p~lati avreb~e1·0 do,•ulo di111ette1•:,i, e quei socmhst, cho p1-ee-,1ste-: \ano al partilo, che lo a,·e,·ano rondato, eh~ gh darano tutta la sun ror, .. a, an·ebbc1'0 dO\·uto usc11·110 come r·inncE,tali. li partito. colla dentici-a di Parma messa in moto, :wroltbo dh·orato se stesso: e Pa1·ma stessa. pili d'oini alt1'.l citlil. 1 avrebbe p~tuto essere il piatto arp1-opdato per consumarvi l'orrendo festino. Insomma ra1·ginc di Parma, volendo con– tenere la corrente nei limiti dell'angusto filone tlei tempi di mag1·a, dh·enta\la una derisione du- 1•a11to le pieno ol0tto1':\li; allora il torrente -~ilagav~ e, supe1·ato l'argine, nè t1·ova~do altrn ti-incee, s1 spando,•a. allcg1·ame11to per la circostante campagr~a. Una tale situazione di fallo - che sarebbe facile a documc11ta1·si, o basta la memoria - n~n. ha bisogno che cli esso1·0 ~onstatata por cons1ghal'8 un 1·iosame flolla questiono che ne e1·omp~. ~.a 1·agio110 socialo Gonr11·csso cli rw·ma aveva d1ch1a- 1·al0 ba11ca1·ottaalla prima sua pt·ova,. un:i O:rnca– rotta colos1:1alc, della quale poteva d1scuter.s1 sol• tau lo so fos,;o rlolo~a o colposa, che ad ogni. m~do - stando ai bilanci - non poteva dare cl~c 11 i.,{! il 20 °;, in me1·co loi;;ittimamentc ~cqu.1stata, at p1'0pri ~roditori. E,·a dunque il c3:so d1d1s111,•ol~~1:o al più presto il parlito dallo 1·clah1•cresponsab1l1ta,

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