Critica Sociale - Anno V - n. 24 - 16 dicembre 1895

376 CRITICA SOCIALE stro partito. Pure, anche da noi, tostochè la rea– zione scellerata ci dia qualche posa, tostochA po– tremo - per usare la recente imagine di Guesde - deporre il fucile e ripigliare l'arati-o, quella pietra ci bisognerà affrontarla e smuoverla; quel ponte si dovrà valicarlo. E potrà anche darsi - lo diciamo senza sgo– mento - che laddove noi, forse ancora un po' metafisicamente, aufaniamo in traccia di una sola soluzione comune - dove noi crediamo (diremo, per conservare l'imagine) che varchi un solo ponte e che giovi un solo piccone - noi troviamo che i ponti, i picconi e le soluzioni siano parecchi e di– versi. Potrà darsi - uscendo di metafora - che, per riuscire buoni pratici senza rinunciare a rima• nere buoni teorici. ci convenga ripigliare, a questo proposito, quell'idea di feaemltmw nel partito, alla quale già. ci accostammo nella discussione sulla tattica elettorale. Non dimentichiamo che in Italia diversi secoli, diverse civiltà coesh1tono, dandosi quasi di gomito. E questa prospettiva, ripetiamo, non ci sgomenta, poichè, politicamente come so– cialmente, e a dispetto della forza d'inerzia che tende all'unità, uua buona federazione alacre e snodata. è assai più saldo legame fra elementi ete– rogenei, che non la rigidezza unitaria che somi– glia all'anchilosi. Or dunque gli amici, cui pare di aver buone armi ne' loro trofei, le stacchino dal muro e le aflHino. Purchè siano armi d'acciaio e non di car tone - purchè sia, vogliamo dire, la loro, compe– tenza reale, nutrita di 1·ealtà vera e viva, e non fatta di chiacchere e sogni - ai giostratori, salu– tanti da !unge, è aperto il torneo. Come è aperta. accanto a questa - e in parte la interseca - l'altra giostra per la quale già da tempo chiamammo a raccolta: quella sull'indole reale dei partiti in Italia, desunta, materialistica– mente, dagli interessi che si velano in loro. Sfai– agevole e intricata indagine, ben lo sappiamo: e molti. da varie parti, ci chiedono una traccia, una guida, un filo d'Arianna che li rinfranchi nel de– dalo. Ahimè! dobbiamo rispondere a tutti quel che rispondemmo a taluno: di questo filo noi non pos– sediamo il gomitolo. Non è questa, no, di quelle questioni le quali si risolvono per via di ricettari nè di questionari. Ma importa, pe1•chiarirla, aver occhi che frapas– sino il velo esteriore delle cose e una certa bussola interna per dirizzarne l'acume! Questa bussola non si compra nè si presta, come non si presta il cei·– vello. Ma, invece della bussola e del fìlo 1 possiamo, ai vari richiedenti, dare un consiglio, che una re– cente impressione suggerisce a noi. Leggano, e leggano attentamente, il libriccino di Marx, Le lotte di classe in Francia, del quale fra breve avremo l'edizione in p1-onto. Ivi vedranno come, di fronte alla concreta realtà, la teoria - · che sembrava un sol blocco - si aggrovigli, si complichi e si frastagli. Vedranno come sia rela– tivo il valore della formula, e quanto si debba dif– fidarne. Quel libriccino, per noi, è un talismano. Può darsi che più d'uno senta, leggendolo, che a un'impresa anche lontanamente somigliante non gli valgono gli omeri. Ma chi invece, dopo quella lettu1·a, pur vi si attenti, si dee presumere che non vi si accingerà alla leggera: e che le sue non sa ranno fallaci imagioi e fatue parole. FILIPPO TURATI. Il modopiù spiccio per abbonarsi consiste nel mandare cartolina vaglla da L. 8 all'Ufficio della CRITICA SOCIALE, Portici Galleria, 23, Mi– lano (scrivere chiaro l'Indirizzo del mittente e Indicarese 11 tratta di nuovoabbonatoo di semplicerinnovazione). L'ULTIMO LAVORO DI F. ENGELS Complementi e ngghmte nl terzo libro del Ca1>itale IV. Finora. noi non trovammo un saggio del profitto se non pel capitale commerciale, pcrchò finora non c'era stato che capitale commerciale ed usurario o non si era ancora sviluppato il capita.le industriale. La produ– zione era ancora quasi tutta nelle mani di operai in possesso dei loro propri mezzi di produzione, il cui la• voro quindi non rendeva un sopravvalore a nessun ca– pitale. Se essi dovevano cedere ad altri, gratuita.mente. una parte del prodotto, non era che il tributo ai signol'i rcudali. Il capita.le conunercialo poteva quindi ricavare il suo profitto, almeno in principio, solo dai compra.– tori esteri di prodotti indigeni, o da compra.tori indi– geni di prodotti esteri; solo verso la fine di questo pe– riodo, cioò per l'Italia con la rovina del commercio con l'oriente, la concorrenza estera e IC\spaccio ostacolato potevano costringere gli artigiani, produttori di merci da esportarsi, a. cedere al negoziante esportatore le merci al disotto del loro valore. E cosi noi troviamo qui il renomeno che, nel commercio al minuto dei singoli pro– duttori indigeni tra loro, lo merci sono vendute in media ai loro valori, mentre, per le indicate ragioni, questo di regola non accade nel commercio internazionale; con– trariamente a ciò che avviene nel mondo moderno, nel quale i prezzi di produzione valgono pel commercio in– ternazionale e pel grande commercio, laddove nel pie• colo commercio cittadino la formazione dei prezzi è re• golata da saggi di profitto affatto diversi. Sicchè, per esempio, oggi la carne di un bove sa.le di prezzo pas– sando dal commerciante all'ingrosso di Londra ai sin– goli consumatori della stessa città, più che non raccia, malgrado le spese di trasporto, per passa.re dal com– merciante all'ingrosso di Chicago a. quello di Londra. L'istrumento di questo graduale sconvolgimento nella. rormaziono del prezzo ru il capitate industriale. Già nel medio-evo esso aveva cominciato a formarsi, e pre– cisamente in queste tre sfere: nell'equipaggiamento delle navi, nelle miniere e nella tessitura. La. naviga• zione già sviluppata, quale si trova nelle repubbliche marinare italiane cd anseatiche, non era possibile senza marinai,cioè senza.lavoratori salariati (il cui salario poteva dissimularsi sotto rormcdiassociazione conpartecipazione agli utili), e per lo galere di quel tempo neanche senza rematori, salariati o schiavi. Le corporazioni delle mi· niere che, in origine, erano composte di operai asso. ciati, si erano per lo più trasrormate in società per azioni, dirette allo sfrutlamcnto dell'azienda. per mezzo di salaria.ti . E, nell'industria tessile, il negoziante M'e,·a incominciato a porre dirottamente a suo servizio i pic• coli maestri tessitori, rornendo ad essi il filo e racen– dolo trasformare in tessuto per suo conto contro sa– lai-io fisso, tramutandosi così da semplice compratore in imprenditore. Qui abbiamo davanti a noi i primi rudimenti della. formazione del sopra.nalore capitalistico. Trascuriamo pure i corpi d"arte mini,warii,che erano corporazioni chiuse di monopolio. Degli armatori è chiaro, che i loro profitti doveva.no essere almeno eguali a quelli che avevan corso noi paese, con un sovrappiù per l'assicu– razione, poi logorio dei vascelli, ccc. MacomP-andarono le cose riguardo agli imprenditori della. tessitura, che po!'tarono primi sul mercato merci prodotte diretta-

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