Critica Sociale - Anno V - n. 24 - 16 dicembre 1895

CRITICA SOCIALE 375 Non si può quindi considerare la infima borghesia campagnola come un agonico a cui convenga dare il calcio dell'asino per sbarazzarsi la via. È invece una gran massa. ancora a lungo vitale e, come ho detto, arbitra rra !a grossa borghesia ed il proletariato. . .. Abbiamo accennato allo srrutlamenlo ch"essa.subisce da. parte della. grande borghesia, il quale non è com• pensato che irrisoriamente dal piccolo srruttamento che essa alla sua volta ra. subire al proletario. Gli affittuali ed i mezzadri, ad esempio, prendendo a coltivare un podere, vi dedicano un loro piccolo capitale ed il loro lavo,·o; essi ritraggono l'interesse del loro piccolo capitale, ma. dal lavoro non ottengono in genere all'in– circa la retribuzione di un contadino, perchè anche qui dalla. produzione elio essi provoca.no convien detrarre la quota (d'a.mtto) cho va a.I padrone come interesse del podere. Cosl del contadino hanno le stesse sorti di fronte alle tasse dirette, e via via. È un antitesi stri· dente di interessi quella che separa per la. maggior parte dei rapporti la piccola dalla grande proprietà. Il dire a quest'infima borghesia ch'essa deve aderire al partilo socialista Invocando la sua imminente dissolu• zione, ollrechè non esatto, non farebbe che allarmarla ed attaccarla di più allo scoglio cui aderisce. La pretesa che essa diminuisca senz.'altro la sua aiione sfruttatrice sul lavoro del salariato la troverà più restla che non la media proprietà, percbè in più disperate condiiioni. Convien llire la grande verità., che essa è srrutta– trice e srruttata e cbe la propaganda socialista non può impedirle nò d"essere sfruttatrice nà d"essere sfruttata. Il partito socialista. la. chiami a sò per affrettare col• l'unione dolio forie l'avvento di uno stato, in cui ogni cittadino col semplice lavoro abbia sorti migliori di quelle che non diano oggigiorno lavoro e piccola pro• prietà. uniti. Non manco.n certo gli esempi di ciò anche ora. Non solo l'operaio inglese, svizzero o francese, ma i nostri stessi operai di città, così scarsamente retri– buiti, mangiano o vivono meglio dei piccoli proprietari campagnuoli. Nelle campagne finora non si Lia,si può dire, l'idea dol benessere che può dare un lavoro ben retribuito i non si conosce che quello che può dare la. proprietà. per sò stessa. E questo concetto, dì un possi• bile benessere individuo.le basato solo sul lavoro, cho conviene diffondere. È un lavoro dilllcile, ma che ha in sè le condiiioni per esser degno di un partito positivista. Del resto la. piccola proprietà. non è, ftn d'ora, cosi Inesorabile nemica del socialismo come si vorrebbe, perchè, se di sua iniiiat1va non si è mai mossa, ha bene spesso appoggiato il partito socialista che scen• deva in campo. In Italia, quando il partito socia.lisla vince nello campagne, lvi è la. piccola proprietà che ha deciso la. vittoria. I contadini da. soli, coll'estensione attuale dell'elettorato, non vincerebbero mai. La contraddiiione rra il principio proclamalo della dissoluzione della piccola. borghesia o la propaganda. coll'o.iuto delle Casse rurali ad ogni modo c'è. I p,·i,,. cipi scientifici però sono per loro natura. assai rigidi; la pratica, la quale si svolge in un campo limitato ed in ristretto spazio di tempo (talor:t. nel momento che passa), ha bisogno di maggio1·duttilità. e talvolta non può rifuggire neppure dall'empirismo; il quale non è un metodo logico, ma dopo tutto, prima della scienza ed ora da lato ad ossa, ha dato e dò. anch'esso i suoi grandi vantaggi. GEROLAMO GATTI. DISCUSSIONE APERTA Qua sopra, come i nostri lettori hanno visto, coi due articoli di Lucio e del dott. Gatti, si e aperta, anzi si è riaperta, una discussione, che è del più gra, 1 e momento pel nostro partito. E non solo pel nostro partito io Italia, ma specialmente pel no– stro partito in Italia, dove l'agl'icoltura è l'indu– stria principale (in molte regioni quasi unica) e dove la piccola proprietà non solo è immensamente diffusa, ma sembra avere - a dispetto della teoria, che la vuol morta, e del fisco e degli usu1•a i che aiutano la teol'ia - a dispetto diremmo qua.si della logica - sembra avere nel suo piccolo corpo sette anime di ricambio ed una di giunta. E i due nostri collabo1·atori, senza saputa l'uno dell'altro, quindi senza 1·ispettiva intonazione pole– mica, segnano, con le loro opinioni, i due poli estremi dell'arco su cui la discussione può correre. Perciò appunto, perché il contrasto spicchi più reciso, li abbiamo collocati l'uno accanto all'altro nello stesso fascicolo. L"uno, il dott. Gatti, non solo vuole sostenuta e difesa la piccola proprietà ag1•i· cola, ma la vuole, transitoriamente, difesa con metodi ed istituti che hanno anima e forma capi– talistica. Lucio, per contrario, crede che non solo non si debba da noi venire a questi estremi (la cosa per lui non sarebbe neppure discutibile), ma che, anche solo a metterci pet· questa via, sarebbe un errore madornale; sarebbe impegnarci in un cui di sacco e, oltre rinnegare noi stessi, risicare, come partito, di fiaccarci l'osso del collo. E l'uno e l'altro non r-c1.giouanoper astrazioni arbitrarie ed elastiche, ma il Gatti si fonda su osservazioni di ratto (specialmente quelle elettorali) assolutamente incontestabili; Lucto sulla logica concreta del mo– vimento socialista e sui dettami più ampii della storia. Ora, fra questi due poli opposti, fra queste estreme punte dell'arco, non v'ò egli un qualche punto intermedio sul quale o presso il quale sia lecito fermarci 1 conciliando le esigenze di una teoria forse un tantino troppo rigida e quelle, meno au– stere, ma non meno imperiose, delle condizioni concrete ed estremamente varie e variabili di tempo e di paese I E se questo punto vi ò - e non potrebbe, ci pare, non esservi - come, con quale criterio determinarlo? Questo ò ciò che noi volevamo cercare già da questo numero: ma l'importanza del tema e le solite ragioni di spazio (l'indice e gli annunci di fine d'anno fanno oggi una tracotante invasione in queste colonne) ci consigliano a chiedere per questo un letto meno procustèo nel successivo fascicolo. Nel quale parlerà anche per noi il nostro, ormai, più che collaboratore. aue,· ego nella redazione, Leonida Bissolati. Anzi, per la stessa ragione, spez– zando l'articolo di Lucio dove ci offrì una giuntura, rinviamo a quella più opportuna sede anche quanto Lucio ha già scritto, non pii1 sul p,~esenle, ma sull'avventt·e del movimento campagnuolo; e su ciò che sia da rare, pur nel presente, in vista del· l'avvenire. Senonché, né col seguito di Lucio, né con l'arti– colo di Bissolati, noi non pPetenderemo - e sarebbe sciocco pretendere - che sia chiusa e 1•isolta una questione tanto ponderosa: una questione che ri– sveglia e rispecchia, o quasi concentra io sé come punto comune d'intersezione, e di virtuali rende effettivo o palesi, tutte le divergenze e di vedute e di metodi e di temperamenti e di tl'adizione che sonnecchiano nell'àmbito del partito e dell'idea socialista. Qui veramente (Breslavia lo dimostra) è la pietra d'inciampo, è il pons astnOJ"Um del no--

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