Critica Sociale - Anno V - n. 24 - 16 dicembre 1895

374 CRITICA SOCIALÈ piccola proprietà, si osserva che la. media domina ed utilizza veramente gli istituti di credito popolare, la piccola invece non può usufruirne quasi alTa.tto. La firma del piccolo proprietario di terra è troppo disprez– zata dagli istituti di credito e le firme garanti sono troppo difficili da. ottenere. Politicamente poi, siccome i grandi proprietari sono assenti, la. grande borghesia è rappresenta.la nelle cam– pagne dalla media proprietà., che milita nel partito conservatore, sempre. Ciò non è della piccola proprietà, che si schiera ora colla borghesia,ora.col prolelariato, e decide della. vittoria nelle scaramuccie della grande lotta. Ho osservato in parecchi posti che, nelle elezioni amministrative, quando i contadini scendono in lotto. con armi proprie, la piccolo. proprietà. si schiera. colla. grande e colla media perchè, di fronte al contadino, è srruttatrice; invece nelle elezioni politiche, in cui la lotta è fra. un candidato socialista, o radicale, da una parte, ed uno governativo dall'altra, la piccola proprietà, che è sfruttata alla sua volta dalla grande a.nche pel tramite del governo, sente ciò più o meno inconscia– mente, si ribella al governo e si schiera coi contadini. Si vedono così Comuni, in maggioranza, costantemente conservatori nelle elezioni amministrative, e radicali, o socialisti, nelle politiche. È a. quesla piccola proprietà campagnuola che si ri– volgono le Casse1'1.u·ali; ed io credo che anche di queste debba occuparsi il partito socialisla, per trarre a sè questa infima borghesia, che sta solo un gradino più in su del proletariato nella. scala delle miserie sociali. Il partito che si presenti a quelle menti di campagnuoli, ancor disadatte ad ogni intuizione dell"avvenire, con una istituzione di immediata e diffusa utilità. per la piccola agricoltura e pel piccolo commercio, non può a. meno di vincerne la naturale diffidenza. ed acquistare un grande ascendente sugli animi. E di questo ascendente esso sentirà i buoni effetti, quando donà dimostrare loro che, per quanto torni utile riparare alle strettezze urgenti, non si ha da sperare il rimedio radicale di tanti mali economici che da un grande ordina.mento sociale dell'avvenire. E poi noto che l'a.fflttuale, il mezzadro, l'esercente in campagna, sono in uno stato di assoggettamento morale peggiore di quello dei contadini salariati. Nella crisi attuale !"enorme sete di credito che divora tutta questa gente nelle campagne, in cui circola cosi poco denaro, ò una. delle fonti principali di avvilimento. L'usura è un nodo scorsoio non solo finanziario, ma anche morate. So del ricco capo-partito di una borgata, il quale tiene una diecina di mila lire in tanti piccoli crediti che, senza scapito, gli legano elettoralmente un buon gruppetto di elettori. t fa.ciii'\capire come queste Casse rurali possano ridare e mantenere l'indipendenza morale a tanta gente, a cui ora. il pericolo di vendere il grano in èrba, di non poter rare lavori campestri Indispensabili, di vedersi l'usciere sulla porta di casa, ecc., ra chinare umilmente la testa. Inoltre un grande insegnamenLo sorgerebbe spontaneo e pratico dalle Casse rurali. La piccola proprietà. ò rorse il ceto più rerrattario alla rusione delle forze pel raggiungimento di scopi comuni. E tradizionale la sua maniera di vivere come le lumache in un guscio di individualismo, che tiene ognuno ben separato dal con– tatto degli altri. Dove esistono grandi masse di conta– dini salariali; come nella. bassa Lombardia. e nell'Emilia, è curioso constatare come questi contadini nullatenenti abbiano capito il concetto odierno della fusione delle forze e l'abbiano attuato colle loro numerose Coope– rative, e come invece i piccoli proprietari, che pure tanti vantaggi potrebbero ritrarne con sindacali agri– coli, cantine sociali, piccoli istituti di credilo, assicu- 1·azioni sul bestiame, ecc., non l'abbiano capito a.tratto. Chi ha seguilo lo svolgersi delle Cooperative di conta– dini sa. qua.le rocolare di educazione sociale esse siano state per le masse e sopratutto pei lavoratori. E cos} ch"io vedo un grande insegnamento dalle Casse rurali. Poichè, quando questi piccoli proprietari vedes– sero che il solo fatto della loro fusione può far scaturire dal loro seno, seuza. ,·ersamento di capitali, una sor– gente Yiva.di credito, essi, anezzi a. non confidare che nell'individualismo, si farebbero senz'altro un concetto ben sicuro dello forze notevoli ed impensate che puù sprigionare la solidarietà e la socializzazione delle forze tra gli uomini. . . . Nella vita. agricola, dove manca ancora la potente azione colletti vizzatrico della grande macchina., l'evo– luzione economica. ò assai lenta, tanto che a stento si riesce ad avvertirne la CQrrente. La. media e la piccola. proprietà. non scendono certo con molta celerità. la china che ha sceso la. piccola industria di fronte alla. grande. Il vecchio concetto dei sostenitori della piccola pro– prietà, che, da Mirabeau padre, cioè dalla metà. del secolo scorso, ha. dominato fino agli ultimi tempi, e che vedeva. nella. suddivisione della proprietà la sola base di ogni benessere sociale, è sorto dall'osservazione esatta di ciò che avveniva. rea.lmenlei dal (1:1.tto cioè che la piccola proprietà era la più grande sorgente di pro– duzione ogricola. Il vecchio concetto ò ora dimostrato erroneo: la sud– divisione della. proprìelà. non è la. base del benessere sociale, giacchè la grande proprieta. agraria può dare, ed ò determinata a dare, maggior produzione che la piccola, perchè \'i si possono meglio applicare i pro– dotti della crescente industria agricola. Anche in Eu– ropa, oltrechè in America, fioriscono qua e lit. grandi aziende di migliaia. d'ettari di terreno. Ma. finora lo coso vanno rorse, nella quasi totalitit, diversamente di un secolo e mezzo ra? No, certo. Anche ora la piccola. proprietil, ravvivata dall'attività del pro– prietario-agricoltore, dà una produzione assai mag • giore della grande proprietà. che è posseduta. e gene– ralmente trascurata. dalle Opere Pie e dai grandi si– gnori ossentl. La piccola industria. ò scomparsa, vinta nella concor• renza della. produzione dalla grande. La. piccola. agri– coltura, più produttiva, non è certo vinta per ora. Se molti piccoli si dissolvono, ciò è dovuto al fisco, a ca.use individuali, ecc., non ad una. vera corrente di accen– tramento. Si avvererà anche qui quello che è avvenuto nell'in– dustria, ma solo quando a.I latifondo deserto succederà. la grande azienda agricola. ricca. di ca.pitali e di atti– vità industria.le . Crediamo fermamente che ciò debba aHenire, perchè l'agricoltura in tali condizioni sarà. suscettibile di un forte aumento di produzione. Fino ad ora però dobbiamo constatare col Jacini (Inchiesta ag,·aria) cho in Italia il suolo occupalo dalla grande proprietà, in conrronto a quello occupato dalla. media o sop1·atutto dalla piccola, si riduce ad un'estensione quasi impercettibile.

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