Critica Sociale - Anno V - n. 24 - 16 dicembre 1895

CRITICA SOCIALE 377 mente per conto del capitalista in concorrenza con merci analoghe prodotte per conto dell'artigiano1 Il capitale commerciale aveva già. il suo sag~io di profitto, rispondente, almeno per ogni singola località, a un saggio medio approssimativo. Che cosa poteva ora spingere il negoziante a farsi anche imprenditore! Niente altro, evidentemente, se non la.prospettiva di realizzaro un maggior profitto vendendo al medesimo prezzo degli a.Itri. Questa prospettiva egli l'aveva. Assoldando l'arti• giano egli spezzava. la tradizione per la quale il solo produttore solava vendere il proprio prodotto completo. Il capitalista commerciale comprava la forza di lavoro, la quale possedeva ancora pcl momento l'istrumento di produzione, ma. già non più la. materia prima. Assi– curando cosl al tessitore un lavoro regolare, egli potè in cambio ridurne il salario in modo che una parte del tempo di lavoro tornito rimanesse non pagata. L'im– prenditore potè così appropriarsi un sopravvalore, in aggiunta al suo passato guadagno commerciale. Certo, egli doveva. anche anticipare un ca.pitale suppletivo, por compra.re il filo, ecc. e lasciarlo in mano al tessi– toro ftnchè fosse completa la « pezza > che prima egli non paga.va se non al momento di comprarla. Ma, anzi– tutto, già prima. egli anticipava. del capitale suppletivo per sovvenzionare il tessitore, cui di regola soltanto il servaggio per debiti poteva ridurre ad accettare le nuove condizioni della produzione. E d'altronde, ecco lo schema del conto ch'egli faceva: Supponiamo che il nostro negoziante esflrcitasse il suo commercio di esportazione con un capitale di 30.000 ducati, zecchini, sterline o non importa.qual altra moneta, dei quali 10.000servissero all'acquisto di merci indigene, e 20.000 al commercio di oltremare. Supponiamo pure che l'intero capitale circolasse in due anni, onde il capitate di circolazione annua sarà. eguale a 15.000. Il nostro negoziante vuole ol'a far tessere per proprio conto, vuol divenire imprenditore. Quanto capitale deve egli aggi un· gere1 11 tempo di produzione della « pezza> sia in media di due mesi, tempo certamente assai largo. Po• niamo inoltre, che egli debba pagar tutto a contanti. Egli dovo quindi aggiungere quanto capitale occorre, per fornire ai suoi tessitori il filo per due mesi. Poichè egli impiega 15.000 all'anno, in due mesi egli compra stoffa per 2500. Se noi ammettiamo che, di questi, 2000 rappresentino il valore del filo o 500 il salario per la tessitura, il nostro negoziante ha bisogno di un soprappiù di capitale di 2000 Supponiamo ora che il sopravvalorc, che egli si appropria dal tessitore col nuovo metodo, non ammonti se non al 5 °lo del valore della stoffa, ciò che costituisce un saggio di sopravvalore molto modesto, cioè del 25 °lo: (') (2000c + 500 v + 125s; s 1 =:: 500 = 25%;P 1 = 2500 - .:> 0 /o 125 125 _ ) Ora ecco che il nostro uomo fa. sul suo capitale di circolazione annua. di 15.000 un estraprofltto di 750, e quindi dopo 2 anni e 1 /, egli avrà. già. ricuperato il suo capitale aggiunto. Ma per accelerare il suo smercio e con esso la cir– colazione del suo capitale e per ottenere cosi con lo stesso capitale in più breve tempo il medesimo profìtto, ossia nel medesimo tempo un profitto maggiore, egli regaleri\ al compratore una piccola parto del suo so– pravvalore, venderà. più a buon prezzo dei suoi con- (') Qui Ili indica con e il capitale costante; con o li variablle; con , Il 1opranalore; con p il percento o saggio del 1irofttto. (Nota ~lla CRITICA). correnti. Anche costoro si trasformeranno gradatamente in imprenditori, e allora il profìtto straordinario si ri– durrà per tutti al profìito ordinario, o magari ad uno più basso, per l'aumento fatto da tutti del loro capita.le. L'eguaglianza del saggio del profìtlo è ristabilita, seb– bene ad un altro livello, per la ragione che una parte del sopravvalore fatto nell'interno è ceduta ai compra– tol'i esteri. Un passo ulteriore verso la sottomissione detrindustria al capitale, si deve alla introduzione della manifattura. Anch"essa ronde possibile al manif.:~ttore (il quale nei secoli XVII e XVIII, e in Ge1•mania quasi dovunque sino al 1850 e qua o là ancora oggi, è per lo più lo stesso negoziante esportatore), di produrre a miglior prezzo del suo concorrente all'antica, cioè dell'artigiano. Lo stesso processo si ripete; il sopravvalore appropriato dal capitalista manifatturiero permette a lui, o al ne– goziante esportatore, che divide con lui, di vendere a miglior prezzo dei suoi concorrenti, sino a che si ge– neralizzi il nuovo modo di produzione, con che si rifa il livellamento. Il saggio precedente di profitto com– merciale, anche se livellato solo localmente, è il letto di Procuste, sul quale ò troncato senza misericordia. il sopravvalore industriale eccedente. Se la. manifattura si ò già. elevata col buon mercato dei prodotti, ancor più si eleva la grande industria, che con le suo continue rivoluzioni nel processo produttivo riduce sempre più le spese di produzione delle merci cd elimina inesorabilmente tutti i modi di produzione precedenti. Essa. conquista cosi definitivamente al ca– pitale il mercato interno, uccide la piccola produzione e l"economia naturale della famiglia del contadino che basta.va a sò stessa, elimina lo scambio diretto fra i piccoli produttori, pone tutta la nazione a servizio del capitale. Essa uguaglia anche i saggi di profitto dei di· versi rami di affari commerciali ed industriali ad un saggio generale, o assicura finalmente all'industria il dominio che le compete in questo livellamento, elimi· nando la maggior parte degli ostacoH che si oppone– vano al trasferimento di capitale da un ramo ad un altro. Così si effettua in generale per tutto lo scambio la trasformazione dei valori in prezzi di produzione. Questa trasformazione avviene quindi secondo leggi obiettive, senza coscienza o intenzione degl'inte1·essati. Che la concorrenza parifichi i profitti eccedenti il saggio generale, ritogliendo cosi all'industriale, che prima se lo appropriava, il sopravvalore superante la media, questo non presenta teoreticamente difficoltà alcuna. Ma nella pratica. ne presenta tanto più, in quanto che le sfere di produzione che danno un sopravvalore eccedente, che hanno cioò un elevato capitale variabile e un basso capitale costante, o in altre parole, che hanno una bassa composizione di capitale, sono per loro natura appunto quelle, che vengono sottomesse pili tardi e più incom– pletamente al meccanismo capitalistico; segnatamente l'agricoltura. Per ciò che concerne invece il r'ialzo dei prezzi di produzione al disopra dei valori delle merci, rialzo necessario per portare il sopravvalore inferiore, contenuto nei prodotti delle sfere di elevata composi• zione di capitale, al livello del saggio del profitto medio, questo sembra involgere una grande difficoltà. teoretica, ma, come vedemmo, si fa nella pratica presto e facil– mente, perchè le merci di questa classe, quando sono prodotte la prima volta. capitalisticamente e passano nel comme:i.·ciocapitalistico, entrano in concorrenza con merci della medesima specie, fabbricate con metodi pre– capitalistici e quindi più care.

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