Critica Sociale - Anno V - n. 20 - 16 ottobre 1895

CRITICA SOCIALE 313 critico, che « se, nella sua opera più egregia, il collet– tivista. americano lusingava ironica.mente i proprietari sul destino dei loro poderi, nel cap. XIX dei P1·oblemi sociali quella. amara lusinga è scomparsa; e, nella illu– sione di trattare il suo sistema come cosa salda, egli suppone che i proprietari abbiano ceduto il guscio, da.celiò la. mandorla ne è stata mangiata, e la funzione dell'imposta unica è già consumata,. Delle molte censure sollevate dal principio della single tao.:, la più parte ispirate a preconcetti parti– giani, vogliamo accennare alle ultime - in ordine di tempo, s'intende - quelle del Masè-Dari nella sua ricca introduzione ai Problemi sociali, le qua.li si potrebbero riassumere cosi: 1. 0 la single lax sarebbe ingiusta, perchè farebbe pesare tutto il sistema fiscale sulla terra. e quindi sui lavoratori agricoli; 2. 0 sarebbe diffi– cile stabilire le norme e la misura di questa imposta, non sapendosi se adattare le spese dello Stato al pro– vento dell'imposta. o questa ai bisogni dello Stato. Quanto alla prima ci pare che lo studiosissimo eco– nomista di Torino non abbia. tenuto sufficiente conto di un fenomeno salientissimo in materia. tributaria: la ripercussione. Spieghiamoci, affinché non si creda che, invece di fare della scienza, noi vogliamo fare della astrologia o indovinare il futuro interrogando le rughe della. mano. L'applicazione della single tax, quale è immaginata. dal George - che del resto non fu nè il primo a pro– porla. nè l'ultimo a propugnarla - porterà, senza dubbio, radicali motlificazioni di rapporti non solo fra Stato e contribuenti, ma più ancora fra individuo e individuo; darà, cioè, una nuova orientazione alla legge che pre– siede alla distribuzione delle ricchezze. E notissimo che le riforme tributarie non si arrestano ai direttamente colpiti, ma si ripercuotono su tutto l'organismo sociale. Nessuno sarà tanto ingenuo, per esempio, da. supporre che, se fosse passata l'imposta progressiva del Giolitti, ciò avrebbe prodotto una qualsiasi diminuzione nelle ricchezze del latifondista o del capitalista ed un aumento tli benessere nel proletario. Come le acque d'un gorgo, conturbate, si ricompongono ben tosto al livello di prima., lo stesso sarebbe avvenuto nell'ambiente econo– mico: dopo un breve disagio, i padroni avrebbero sca– ricato sui lavoratori il peso importuno piombato loro sulle spalle. Questa ripercussione certo non mancherebbe nel si– stema georgeano: solo è da notare che la eliminazione della rendita. flnirebbe per eliminare la stessa proprietà fondiaria privata, e con essa un numero grandissimo d'intermediari e di parassiti, apportando una forte semplificazione nell'organismo sociale, e quindi una diminuzione di spese non certo disprezzabile. Quanto alla. difficoltà di equilibrare le entrate colle uscite, ossia il gettito dell'imposta unica colle spese dello Stato, certo l'arguto scrittore, con quella finezza che gli è abituale, ,·olle, pit\ che altro, fare una critica del sistema tributario attuale. Poichè, se nell'ordina– mento georgeano a tassa unica mancherà cotesta norma di equilibrio, la troviamo forse noi anche solo lontana• mente adombrata nel nostro sistema? Salvo che si con– siderasse come una misura l'imporre tutto l'imponibile, l'essiccare ogni fonte di ricchezza, per il bel risultato d'aver il disavanzo cronico e di dover sempre aumen– tare il debito nazionale già. ingente. Almeno il Masè– Dari arriva a dubitare che col sistema georgeano le entrate pcssano un giorno superare le uscite. Ecco un dubbio che il vigente sistema, in Italia almeno, non autorizza davvero. Con tutto ciò non intendiamo farci incondizionata– mente paladini del George e del suo sistema; ma solo affermare che il problema è più degno di studio I.liquanto molti non mostrino di credere. Si potranno scovrire qua e là difetti nel sistema georgeano, ma il principio ronda.mentale ci par vero e quindi vitale. Infatti la Land Nationalisation Society fa lenti ma continui pro• gressi anche fuori d'Inghilterra, e forse non è lontano il giorno in cui le elezioni italiane non si faranno più pro o contro Orispi, ma al grido di nazionalizzazione del suolo! Quel giorno tornerà. utile anche al nostro paese l'aver approfondita la questione. ANTONIOPICCAROLO. LA TATTICA ANARCHISTA Gli anarchici sono utopisti. Il loro punto di ve– duta nulla ha di comune con que1lo del socialismo scientifico moderno. Ma vi è utopia e utopia. I grandi utopisti della prima metà del nostro secolo erano uomini ge– niali; la scienza sociale del loro tempo stava an– cora su basi utopistiche ed essi la spinsero avanti. Gli utopisti dei dì nostri, gli anarchici, sono dei « distillatori di quintessenze», che altro non sanno, nel miglior dei casi, se non tirare qualche magra conseguenza da taluni principi mummificati. Essi nulla hanno che fare colla scienza sociale, la quale, nel suo progresso, li ha lasciati addietro di mezzo secolo. Ai loro « profondi pensatori », ai loro « su• blimi teorici » non è mai riescito di annodare i due capi del 101•0ragionamento. Essi sono gli uto– pisti aeua decadenza, affiitti da una insanabile anemia intellettuale. I grandi utopisti molto fecero per lo sviluppo del movimento operaio. Gli utopisti dei dì nostri non fanno invece che incepparne il pr•ogresso. E ciò che più nuoce al proletariato è ciò che essi chiamano la loro « tattica ». Sappiamo già che Bakunin interpretava gli Statuti dell'Internazionale nel senso che la classe lavoratrice deve rinunziare ad ogni attività. politica e concenb•are le sue forze sul terreno de1la lotta economica immediata per l'elevamento dei salari, la limitazione della giornata di lavoro, ecc. Ba– kunin ben sentiva che simile tattica era poco rivo– luzionaria. Tentò di integrarla con l'azione della sua Alliance e predicò la teoria delle « scara– muccie •· (') Ma quanto più si svol11enel proleta– riato la coscienza di classe, tanto piu si volge esso all'azione politica e abbandona le scaramuccie, cosi frequenti nel P.eriodo della sua infanzia. Cosi è assai più difficrle spingere a una « scaramuccia :t i lavoratori dell'Europa occidentale già elevatisi a un certo livello di sviluppo politico, che non, per esempio, gli ignoranti e creduli contadini i•ussi. Or, dacchè il proletariato non sembrava pigliar gusto alla tattica della scaramuccia, i «; compagni » si videro costretti a sostituirvi l'a.zione individuale. Fu principalmente dopo il tentativo insurrezionale di Benevento del 1877, che i bakunisti comincia– rono a magnificare la propaganda del fatto : ora, se diamo uno sguardo al periodo di tempo seguito ('J Nei loro sogni di scaramuccie ed anche di rivolu:r.ioni gli anarchici vanno in estasi all'Idea di Incendiare I titoli di proprietà e tutte le carte ufficiali. È epeclalmente Krapotkln che annette una enorme importanza a questi « autodafè •· Lo si direbbe un ribelle della burocra:r.ia .

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