Critica Sociale - Anno V - n. 18 - 16 settembre 1895

282 CRITICA SOCIALE cementa tale lavoro di riflessione.La.immensa.maggio• ranza - dai minatori del Genninat ai e tra.,·etli • del Da-Molin- rol corpo stremato dalla. ralica, colla monte aggiogala ad una. occupa1.ione monotona e mal retri– buita, colle energie intellettuali legate alla croce delle preoccupazioni per il futuro, non ha nè tempo nè forza di dirigere assiduamente e regolarmente l'attenzione a conoscere e dominare i moli della coscienza, manca della. possibilità. d'ogni vita interiore, e languo nella. schia.vitll delle sensazioni, delle impressioni, delle forme. Ogni progresso morale della umanità, veramente largo e efficace {e cioè non tendente alla produzione del- 1' Uebenmmsch come vorrebbe il D'Annunzio, ma atrelo• ,·azione del lipo dell' e uomo medio • come augura Walt \Vhitmann), è di conseguenza reso impossibile. Il. Ma non solo l'odierno assetto capitalistico rende im– possibile ogni progresso morale, ma ra.vorisce invece positivamente il regresso. Del quale ratto noi possiamo tro"are la spiegazione scientifica (o la condanna quindi del sistema che ad esso dà. origine) in uno dei concet1i rondamentali del darwinismo, come ha di recente mo– strato un insigne seguace di quella dottrina, il testè defunto Thomas lluxley. ( 1) Oiacchè, fu bensì detto che il darwinismo non può condurre ad altra teoria morale che a quella della. lotla, dell"ogoismo, dello sfruttnmento; il Oaudet ha bensì scagliato il grido d'allarme colla Lulle pour la vie, mentre il Bourgel fulminava la terribile requisitoria del suo Disciple, e il Orunotière e Melchior de VogtiC, pontiftcando dal pergamo della llevué rlesdeux mo11des, predicavano la bancarotta della scienza. Ma il ratto è che l'incompatibilità. tra. il darwinismo e una dottrina. morale elevata non si ha che in quegli scrittori che si fanno del darwinismo un'arma per combattere il so– cialismo. A tal uopo, costoro sostengono che quella lotta. per resistenza. degli uomini fra loro, che il socia• lismo mira a sopprimere, esisterà scffipro nella società umana, ed è bene che esisto, perchè solo in tal modo si ottiene, colla sopravvivenza del più adatto, un pro– gresso continuo. Lo llaekel scri\'e: e la crudele e spie• tata lotta per l'esistenza che infterisce dovunque nella natura animata, e deve no.luralmente infterire, questa. eterna e inesorabile concorrenza di tutto ciò che vive, è un fatto innegabile ... Che si tleplori questa fatalità. tragica, sta bene; ma. non si può nè negarla, nè cam– biarla. Tutti sono chiamati, mo.pochi sono eletti. » So tali fossero le conseguenze del darwinismo, era. per lo meno naturale che una campagna venisse mossa contro quella dottrina in nomo della mora.le. Ma ciò è inreco assolutamente r11lso.Se lo. lotta. per la vita aiutò la. progressi,•a evoluzione umana nel periodo pliocenico dell'epoca cenolitica al tempo del primitivo antropoide, apJ•licata ora come norma direttiva di contlotta. è semplicemente (come h& benissimo dimo– stralo lo Zerboglio) ('), una lotta contro la. ,,ita si del– l'individuo che della società. E tale è inratti anche l'opinione di un darwinista. Insigne come Thomas Jlu:<Jey. Il quale osserva. acuta– mento (op. cil.) che lo. lotta per la vita. conduce bensl alla soprav\'ivenza. del più adatto, ma che « il più adatto , non è e il miglioro > che in certi ambienti favorevoli; per esempio, se il nostro ambiente clima– tologico subisse un progressivo rnffred.damento, l'ind.i- <') lllilUY 1 Ei;olu;io,u td ttlt:a, (1) vua modn-na, ann., 1894, n. 41. viduo e piò adatto > sarebbe un lichene o una. dia– tomea; ma non per questo si potrebbe dire essere questo l'individuo e migliore>. Ora, dal punto di vista. e1ico, il più adatto, colui che vince o resiste meglio nella lotta per la vita. dell'odierno ambiente sociale, ò anche il migliore? Tutti sanno che no; tulti sanno che nell'ambiente attuale il successo richiede anzi la sop– pressione di molte di quelle qualità che dalla voce o dai libri degli educa.tori si imparò ad ammirare come virtù, e il rinvigorimento di molto di quelle che si apprese a sprezzare come difetti. Scipio Sighele nel suo recente opuscolo C<mtro il Pa1·lamenta1·ismo ra rilenre nettamente a. quale rifioritura. di qualità. im– morali sia. dovuto il successo politico, e scri\'8: « nel– l'epoca borghese che attraversiamo il danaro risplende di troppo vivida luce per non ipnotizzare anche coloro che si credono - e sono fino ad un certo punto - uomini onesti. L'ambiente li circonda. come in una spira, ed è veramente un boa constrictor che a poco a poco soffoca. la delicatezza, l'onore, persino il ri– morso.> ( 1 ) Ogni ambiente che favorisce col successo politico od economico l'immoralità. e l"indelica.tezzaè e\'identemente, per ciò solo, condannabile. Nè è da. obbiettarsi che anche in tale ambiente un uomo può, con uno sforzo costante della. sua. volontà., cammina.re verso una per– rezione morale sempre maggiore. Giacchè, ammessa anche l'esistenza. di simili casi isolati, non è men vero che l'ambiente non li r1tvorisce, e, data appunto la. ,·erità. della legge della sopravvivenza. del più adatto, è certo che vi sarà una. tendenza. alla. loro scompari– zione totale; mentre invece l'evoluzione cosciente del– l'umanità. verso uno stadio mora.le superiore richiede la. formazione d'un ambiente, in cui gli impulsi moraii \'engano rin\'igorili, o depressi gli immorali, col pro– durre i primi il successo, i secondi la. sconfitta. nella. lolla. per l'esistenza; un ambiento, insomma, in cui gli indivitlui e più a.datti» siano anche e i migliori>. Ma nella presente societa. capitalista la. inferiorità morule è necessaria non solo per Il successo, ma anche per l'esistenza. stessa; il che ha un effetto ben piò largamente deleterio i giacchè, se si può ancora. pre– tendere, e se ancora accade, che alcuni, pur di mante– nere intatta la. toro superiorità. morale, rinuncino a.I successo, non si può certo pretendere, o non accade, che un uomo si conceda. il lusso di tale superiorità. a. costo dei più stringenti bisogni della. sua vita. Ora la. dipendenza economica di un uomo da. un altro uomo, che è il rulcro sul quale si appoggia la società ca.pita• lista., porta con sè che chi dipendo non possa, in mol– tissimi casi, esercitare la. maggior parte di quelle \'irtò. superiori che coronano veramente la dignità. umana; cosi la.franchezza. di esprimere altamente e liberamente attuare il proprio pensiero, e di giudicare senza. finzioni o senza. timori uomini e cose, in una parola, la vera e assoluta. lealtà, è tolta a quasi tutti coloro che per vh•ero banno bisogno di la\'orare alle dipendenze di altri, tlei quali devono rispettare e sostenere le idee, anche errate, le azioni, anche ripro\'evoli, sotto pena. di \'edersi privati dei mezzi di sussistenza.. Tra questi e dipendenti> vi sono quei la\'Oratori improduttivi che vi\'Ono \'endendo il proprio la.voro ai possessori della. ricchezza, come ranno i componenti di quasi tutte le proressioni lìberali. ( 1 ) I quali, do\'endo contare, per (I) S10111u .. 1, co,1t1"0 u Parlam111tai-Umo. - Trnet, 1895,pag. '°· l') crr. Loau., Anau1, dtlla pl'oprkttl capltall.rta i ,-01. I, pa– gina 77!.

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