Critica Sociale - Anno V - n. 5 - 1 marzo 1895

78 CRITIOA SOCIALE « diverse masse di capitali, in ogni sfera della pro– • duzione, in rapporto della loro grandezza (delle « masse del capitale) • (~ag. 153). In ogni modo, da per tutto si vede domrnare la leg~e del valore. Questa massa di profitto, che si distribuisce a pro– fusione sui diversi capitali, resta però sempre un esclusivo prodotto della parte non pa~ata del lavoro. Socialmente il capitale tecnico contrnua ad essere un capitale costante (I), cioè un capitale incapace di accrescere la massa totale della ricchezza. Come dunque avviene che i capitalisti si attribuiscano i profitti in ragione della grandezza totale dei loro capitali? Marx non isfugge a nessuna questione. li linceo, penetrantissimo occhio suo, l'olimpic_o suo cerve11o veggono infinitamente più in là della folla pettegola dei suoi criticonzoli. Si suppongano due lavoratori indipendenti in pos• sesso dei loro mezzi di lavoro, e si supponga che essi scambiino i prodotti del loro lavoro, dopo che si sia proceduto alla riduzione della varia intensità tecnica, della durata, ecc., della loro opera, su di una comune misura. Ora, questi prodotti verranno scambiati secondo il tempo di lavoro in essi con– tenuto. Producano invece questi lavoratori indipen– denti, ad un diverso saggio di profitto, ed il plus– valore resti identico, mentre nel primo caso la esatta proporzione in cui si trova,rano la parte CO· stante (gli strumenti) o la parte variabile (i viveri) del loro capitale assicurava loro un ugual saggio di profitto. Anche in questo caso, i loro prodòttl si sc.:'\mbieranno a seconda del lavoro, poichè il maggior profitto, che quello dei due ricava il quale impieghi una maggior parte di capitale tecnico, serve a compensare il maggior consumo ch'egli soffre di capitale tecnico. Questa condizione di cose si verifica non soltanto in seno ad una forma eco– nomica diversa dalla presente, ma anche in seno all'economia capitalistica. La ragione di questo fatto è che, !n quelle condizioni, il prodotto del lavoro si presenta come 1nerce, mentre, quando il lavora– tore funziona agli ordini del capitalista, la merce si presenta come prodotto del capitale. Si deve a questo secondo aspetto, che essa assume, se non può più :,cambiarsi nella misura del suo valore, cioè del lavoro in essa contenuto, ma ad una mi– sura diversa, cioè al saggio del profitto misurato per tutto i< capitale impiegato. Ed ecco dalla serena. esposizione dei fatti uscir fuori schiacciante la risposta a Loria ed a tutti i suoi pappagalli, accusanti Marx di considerare la teoria del valore come e: eterna ». Sentite un po' che bella voce ha il glorioso socialista.: < A parte il fatto che la legge del valore domina « i prezzi ed il movimento dei prez:d 1 ò assoluta– « mente conforme alla realtà considerare i valori e delle merci, non soltanto teoricamente, ma anche « stortcam,ente, come l'antecedente dei prezzi « di produzione. Questo è vero per le condizioni < nelle quali appal'tengono al lavoratore i mezzi « di produzione, ed esse si l'iscontrano nel vecchio « come nel nuovo mondo, presso il contadino in• « dipendente e possessore del suolo e presso l'ar– « tigiano. Ciò stabilisce, anche col nostro precedente t 1) Occorre avvertire, a questo propo11ìto, che noi abbiamo sempre considerato sin qui il ca1iltale costante come consuman– tesi totalmente nella produzione. Marx adott, la distinzione in capllale fisso e ctrcota11t•, applicata al ca1>italetecnico, nel senso che il capitate tecnico 1iuò riprodursi presto (ctrcola11rt-) e può restare quasi lncoMumabile (ti,10 1• A misura che ti capitale tec– nico è fluo o c1rcola11te, esso afTetta, prop;>rzionalmente al .1mo consumo, Il prezzo di ,·endila. Negli esempi da noi addnlli la volta scorsa (Crtuca, 1894, n. t), supponemmo che il capitale cir– colante foue solo una 1>orzionedel capllale tecnico. li saggio del profttto però 111misura su tutto li capitale anUcJpato, f(uo o circola>1te che sia. Bib 1otec C no B18rcc I « modo di vedere, che lo sviluppo del prodotto a ' « merce si origina dallo scambio tra diversi Co- 1 « muni e non tra i membri di uno stesso Comune. ; « Come per questa originaria condizione, ciò è vero 1 « anche per quelle fondate, posteriormente, sulla « schiavitù, sulla servitù e sulla organizzazione cor– e porativista dei mestieri, durante il tempo nel « quale i mezzi di produzione impiegati in ogni « l'amo della produzione non sono trasferibili dal– « l'una all'altl'a sfera se non con g1•ande difficoltà. « ed i diversi rami della produzione si comportano « scambievolmente come terre straniere o come e: organizzazioni comunistiche » (pag. 156). Si può per queste ragioni raffigurare l'evolu– zione del valore a questo modo: nell'interno del Comune comunistico, ove non esistono gli scambì ed il lavoro indh•iduale è considerato come una parte del lavoro sociale di per se stesso senza as– sumere l'aspetto mascherato di valore (cioè valore di scambio), domina il valore d'uso; appena sor– gono gli scamb'ì fra i diversi Comuni, si origina la forma merce del prodotto ed il valore si misura in base· al lavoro; finalmente, nella società capita.• listica, il p1·odotto si trasfol'ma da 1nerce in 11ro– dotto di capitale ed il valore si trasrorma nel v,-ezzo ,tt vendita, che, dominato dalla legge del valore, può divergere dalla misura del lavoro, non si tosto la composizione dei capitali individuali sia diversa da quella media del capitale sociale. La risurrezione della primi1iva forma comunistica della produzione, per la quale noi lavoriamo, fa risorgere l'antica forma del valore, che coincide con l'aboli– zione del concetto di valore. ( 1 ) . .. Avevamo già scritte queste cose quando ci capitò sc.trocchi l'articolo di Loria, nella Nuova Antologia, sull'opera postuma di Marx. Già il Loria tace com– pletamente sull'affrettata accusa di anti-stot•icità. opposta a Marx per la teoria del valore negli scritti polemici precedenti; e, sulle spiegazioni of– ferte dal lerzo volume sul pullto controverso del quale ci occupiamo, passa in poche pagine. Egli pretende di cogliere i\lal'x in contraddizione perché dà ora una soluzione del problema che poggia tutto sul fatto della riconosciuta impossibilità. del valore sulla baso del lavoro, come si pretendeva nel primo volume. Ora, nessuno meno di Loria ha diritto di sol– levare questa accusa, se alla distanza di due pagine egli si contraddice nel modo di apprezzare queste apparenti contraddizioni. el primo volume del Capitate 1Sez. IV, cap. XV} Marx aveva indicato, lra i melodi per l'elevazione del plusvalore, l'introduzione di macchine ed il per– fezionamento dei metodi produttivi. 'l'ale premessa dialettica - in contraddizione con la realtà - era inevitabile per svolgere tutta la teoria del plusva– lore. L'Adler (llandworle,·/ruch de,• Staalswissen– scha(t, 783) non lo capì e rimproverò Marx cli aver ammesso un principio assurdo Ora nel terzo volume Marx studia (cap. lii e Vlll) tutta la serie dei prov– vedimenti adottati dal capitalista per ridurre il ca– pitale tecnico. Vi ha contraddizione? Risponda Lori a: (1) e Nel seno del gruppo della società fondata sulla proprietà comune dei mezzl di produzionè, i produttori non scambiano t loro prodoUi. Parallelameure, U l4ooro lncorJ)Ol'ato ln que,U pro– dotlt non cppare com.e loro t:alort', come una proprietà sovraJ,– po,ta: al C\>11trarlo di ciò che avviene nella società capitalistica, non è plìt indirettamente, ma di primo colpo, che 1 lavori del– l'individuo 111 trovano a fl:lr parte inltgrante del la\'OTOcollet– tivo. La parola « reddito del 111,·oro », anche oggi erronea a causa della sua ambigulttl., perde ogni slgnifica:r.ione . • K. MARX, Gtoue ,n margine at prog,·amma ciel pal'lfto opt>rala ted(1co. - Altro che eternlrd della legge. del va\oro::

RkJQdWJsaXNoZXIy